Abbiamo intervistato Claudia Majolo, presidente nazionale dell’Unione Praticanti Avvocati. La sua storia e le sue prospettive sono per noi importanti, al fine di comprendere le evoluzioni future di un settore che è strettamente necessario per la rinascita della nostra nazione.
MAJOLO: “ANCHE DA NOI GIOVANI GIURISTI PASSA IL FUTURO DI QUESTO PAESE”
Quando e come nasce U.P.A.?
L’Unione Praticanti Avvocati nasce su mia iniziativa, spinta dall’amore per la professione forense e per la politica che mi ha trasmetto il mio defunto nonno – l’Avv. Franco Majolo – a cui ero estremamente legato e che per me è stata una continua fonte di ispirazione. Mi sono resa conto, infatti, che dovevo fare qualcosa per riformare l’esame di abilitazione all’esercizio della professione forense e per migliorare, per quanto possibile, la condizione del giovane laureato in giurisprudenza. Oggi, infatti, dal momento del conseguimento della laurea fino all’ottenimento dell’abilitazione forense passano in media almeno tre anni; tre anni in cui il giovane laureato non ha diritto ad alcuna reale forma di retribuzione. A ciò si aggiunga la nota situazione dell’inferno dell’esame di abilitazione ove fino al 70 % dei candidati viene bocciato agli scritti, i cui esiti vengono pubblicati dopo 8 mesi dallo svolgimento delle prove, senza una reale motivazione. In questo quadro, ho ritenuto doveroso intervenire e l’ho fatto fondando quest’associazione nell’anno 2019. La nostra priorità è stata, appunto, quella di chiedere una riforma dell’esame di abilitazione all’esercizio della professione forense che, a nostro avviso, data anche l’emergenza pandemica, poteva essere svolto solo e soltanto “in forma orale”. Siamo contenti che le nostre richieste, portate avanti interloquendo con tutti gli attori coinvolti (Ministero, CNF, i COA maggiormente rappresentativi, etc.), siano state ascoltato dal Ministro Cartabia che – come segnalato – ha preso atto dell’impossibilità di svolgere le prove scritte in sicurezza, disponendo di conseguenza lo svolgimento dell’esame di abilitazione in forma orale.
Che effetto hanno avuto l’emergenza pandemica, economica e sociale sulla categoria da lei rappresentata?
L’emergenza ha avuto effetti devastanti sulla categoria dei praticanti avvocati e, in generale, dei giovani giuristi. Si è acuito ulteriormente il divario tra chi ha la fortuna di avere condizioni socio-economiche che gli consentano di avviarsi agevolmente all’esercizio della professione e chi, invece, deve costruirsi il proprio futuro contando solamente sulle sue forze. Indice di ciò è il continuo abbandono dall’esercizio della professione da parte di giovani avvocati che, per mancanza di lavoro e, dunque, di reddito, non riescono a sostenere le ingenti spese. La speranza è che il PNRR elaborato dal Governo Draghi possa, in una qualche misura, ridare dignità ai giovani neolaureati in giurisprudenza. In tal senso, U.P.A. ha voluto rendersi ancora una volta protagonista, partecipando a incontri istituzionali per la riforma del corso di laurea in giurisprudenza (i veri problemi all’avviamento al lavoro nascono da lì, ovvero da una facoltà ad oggi troppo teorica e senza un taglio pratico), per la riforma dell’accesso in magistratura, per la riforma del sistema di cassa forense, etc. In altri termini, l’associazione che presiedo vuole essere parte attiva, a 360°, dell’auspicabile cambiamento che dovremmo vivere nei prossimi anni.
All’interno dell’agorà politica e mediatica si discute molto di giustizia. Che giudizio ha dell’attuale tentativo di “Riforma Cartabia” e della battaglia per i referendum di Lega e Partito Radicale?
L’argomento è talmente complesso che discuterne in poche battute rischia di comportare una valutazione riduttiva. Ad ogni modo, ritengo che la Riforma Cartabia in ordine alla prescrizione processuale sia improntata al garantire – finalmente – il principio della ragionevole durata del processo, tanto con riguardo agli interessi dello Stato, quanto soprattutto con riguardo all’imputato. Questo è un obiettivo meritorio: avere processi più veloci, ci rende più competitivi e in linea con la media europea. Ovviamente, però, scrivere una riforma è sempre ben diversa dall’attuarla. Per fare ciò occorrerà assumere personale (giudici, cancellieri, funzionari, etc.) e investire quanto più possibile in infrastrutture tecnologiche in modo da telematizzare quanto più possibile sia il processo penale che civile. Senza questo rinnovamento dell’organico giudiziario, la riforma è destinata a fallire. Con riguardo, invece, ai referendum di Lega e Partito Radicale mi limito a dire che pongono temi per lo più giusti, ma con un metodo sbagliato. Tematiche di questa portata devono essere portati all’attenzione del Parlamento e non possono essere ridotti a dei “semplici” quesiti referendari.
Quali sono le principali decisioni politiche che potrebbero giovare al suo settore lavorativo?
Le stesse per cui abbiamo svolto incontro istituzionali negli scorsi mesi:
- La riforma del corso di laurea in giurisprudenza
- La riforma dell’accesso alla professione forense e alla magistratura
- L’assunzione di più personale nel settore giustizia
L’obiettivo dovrebbe essere quello di fornire al giovane laureato in giurisprudenza gli strumenti per essere competitivo nel mondo del lavoro, eliminando la discrasia che si è venuta a creare in questi anni.
Quali sono i progetti per il futuro?
Il progetto per il futuro è continuare sulla strada che abbiamo percorso sin dalla fondazione: dialogare con tutti al fine di ottenere risultati! Noi giovani giuristi abbiamo la responsabilità del nostro futuro e del futuro del nostro paese. Non possiamo permetterci di sprecare le risorse del PNRR. In questo senso U.P.A. continuerà a battersi per la tutela dei diritti e degli interessi dei giovani giuristi, affinché le importanti riforme sopra citate possano venire finalmente attuate.