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COMUNICATO U.P.A.

Visti gli esiti disastrosi delle prove scritte dell’ultimo concorso in magistratura, che ha visto solo il 5 % di promossi, anche alla luce delle gravi affermazioni pervenute a danno della categoria dei giovani giuristi, U.P.A. ritiene quanto mai necessario esprimere alcune considerazioni.

Anzitutto, appare ingeneroso fare generalizzazioni in forza delle quali i laureati italiani abbiano una “grave povertà argomentativa e linguista” e siano “incapaci di scrivere in italiano”.

Tale affermazione risulta infondata, in quanto incolpa un sistema universitario che, seppur imperfetto, comunque fornisce agli aspiranti magistrati una preparazione teorica di base che consente loro – dopo una solida preparazione post-lauream – di avere buone possibilità di superare questo difficilissimo concorso.


A parere di U.P.A., tale sistema universitario andrebbe invece implementato attraverso l’introduzione di percorsi specializzanti dedicati a chi voglia intraprendere la carriera di uditore giudiziario; tale percorso dovrà necessariamente prevedere veri e propri laboratori di scrittura e dovrà vedere approfondimenti mirati sulle materie oggetto delle prove scritte (e che sono essenziali per la formazione dell’aspirante magistrato). Allo stesso modo, occorre ridare una centralità al sistema universitario, valorizzando il ruolo delle Scuole di Specializzazioni per le Professioni Legali le quali andranno riformate sì che queste possano costituire un percorso formativo all’esito del quale l’aspirante candidato possa acquisire la preparazione teorico-pratica necessaria per superare l’ostica procedura concorsuale.

Inoltre, vale la pena ricordare a chi critica che, negli ultimi anni, i temi delle prove sono profondamente cambiati, diventando estremamente più complicati e iper-specialistici.

Se sino a 15 anni fa le tracce vertevano, essenzialmente, sui principi e sugli istituti generali del diritto civile, del diritto penale e del diritto amministrativo (conosciuti, si badi bene, anche da chi aveva una semplice solida e teorica preparazione universitaria) oggi è richiesto all’aspirante magistrato di essere un vero e proprio Funes el memorioso, ovvero sia un conoscitore di tutto lo scibile giurisprudenziale degli ultimi anni; ci  a discapito, evidentemente, della “capacità argomentativa” e “linguistica” del candidato che difficilmente potrà essere applicata laddove si discute della notissima giurisprudenza relativa alla servitù di mantenere una costruzione a distanza illegale da altra costruzione o dal confine e della configurabilità della medesima servitù in caso di immobile costruito abusivamente”.

Si auspica, dunque, che tale fatto possa riaprire un serio dibattito rispetto alle proposte di riforma, più volte invocate dalla scrivente associazione e, peraltro, da tempo depositate ai competenti Ministeri, del corso di laurea in giurisprudenza e dello stesso concorso in magistratura.

Roma, 23 maggio 2022

Avv. Claudia Majolo Presidente di U.P.A.

PROPOSTA RIFORMA UNIVERSITÀ – UPA

Come già dichiarato con i comunicati del 30.11.2021 e 13.12.2021, l’Unione Praticanti Avvocati ha nei mesi scorsi svolto incontri istituzionali presso il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (M.I.U.R.) e presso il Ministero dell’Università e della Ricerca (M.U.R).

Tali incontri sono stati l’occasione di presentare la proposta di riforma, elaborata dall’associazione che presiedo, del corso di laurea in giurisprudenza; proposta che verrà formalmente discussa e portata avanti ad un tavolo istituzionale, il cui inizio è previsto proprio nel mese di febbraio e a cui ovviamente parteciperemo, presso i suindicati ministeri.

Lieti di comunicarvi questa notizia, tengo a informarvi che la proposta di U.P.A. si basa, essenzialmente alcuni punti fondamentali, innovativi e che si pongono come obiettivo la significativa riduzione del tempo intercorrente tra il conseguimento della laurea e l’ottenimento di un posto di lavoro (ad oggi, anche superiore a due o tre anni).

Tali punti sono – sinteticamente – la “praticità” del corso di laurea e la conseguente “specializzazione” che si ottiene ad esito dello stesso.

Con riguardo alla praticità, la proposta di riforma contempla l’introduzione, in affiancamento alla “didattica tradizionale”, di veri e propri “laboratori di scrittura”. In tali laboratori, lo studente sarà chiamato a redigere in prima persona pareri e atti giudiziari, così da apprendere le migliori tecniche di scrittura. Inoltre, si è proposto di creare delle “cliniche legali”, permettendo agli studenti di confrontarsi e affrontare – sotto la guida e la responsabilità del docente – dei casi concreti. La frequentazione dei laboratori di scrittura e delle cliniche legali, ovviamente, sarà obbligatoria e ad essere sarà attribuita un’autonoma valutazione che concorrerà nella formazione del voto finale di laurea.

Con riguardo alla specializzazione, invece, la proposta di U.P.A. prevede la rimodulazione del corso di laurea in due momenti: un percorso triennale comune e un biennio di specializzazione, strutturato a seconda del percorso che lo studente decide di intraprendere.

In particolare, il triennio comune contempla l’insegnamento di tutte le principali materie giuridiche, concentrate in corsi annuali (filosofia del diritto, istituzioni di diritto romano, diritto civile, diritto penale, diritto amministrativo, diritto pubblico, diritto processuale civile, diritto processuale penale, etc.); invece, con riguardo al percorso specializzante, le materie variano a seconda del profilo scelto dallo studente che ha contemplato: il profilo forense, il profilo giudiziario, il profilo funzionario degli enti pubblici, il profili giurista d’impresa, etc.

Ebbene, queste idee, riportate nella proposta che qui si è sinteticamente enucleata nelle sue linee fondamentali, hanno trovato il consenso dei Ministeri, indi per cui si spera che le stesse possano essere il fulcro di una sempre più necessaria e doverosa riforma del corso di laurea in giurisprudenza.

Roma, lì 1° febbraio 2022

 

 

Dott.ssa Claudia Majolo

Presidente di U.P.A.

 

 

 

 

RICHIESTA DI INCONTRO URGENTE PRESSO IL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA – SESSIONE 2021 DELL’ESAME

 

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Roma, 17 novembre 2021

 

Ministero della Giustizia

C.A. Ministro Prof.ssa Marta Cartabia

Via Arenula, 70

00186, Roma (RM) Per conoscenza

 

Consigliere giuridico Ministro della Giustizia

Prof. Gianluigi Gatta

 

Sottosegretario al Ministro della Giustizia

Prof. Francesco Paolo Sisto

 

Consiglio Nazionale Forense

C.A. Presidente F.F. Avv. Maria Masi

Via Del Governo Vecchio, 3

00186, Roma (RM)

 

Organismo Congressuale Forense

C.A. Coordinatore Avv. Giovanni Malinconico

Via Valadier, 42

00193, Roma (RM)

 

Consigli degli Ordini degli Avvocati

c/o le rispettive sedi

 

OGGETTO: RICHIESTA DI INCONTRO URGENTE PRESSO IL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA – SESSIONE 2021 DELL’ESAME

DI ABILITAZIONE ALL’ESERCIZIO DELLA PROFESSIONE FORENSE – REQUISITO DELLA COMPIUTA PRATICA FORENSE ENTRO IL 10 NOVEMBRE 

 

Formulo la presente in qualità di Presidente dell’Unione Praticanti Avvocati, associazione che si occupa

della tutela dei giovani giuristi, per far rilevare una grave ingiustizia circa il bando relativo alla sessione 2021 dell’esame di abilitazione all’esercizio della professione forense.

 

 

 Dall’analisi del bando, infatti, si evince che è stato mantenuto, anche per quest’anno, il requisito di cui all’art. 19, comma 4, del R.D. 1578/1933, il quale dispone che «agli esami possono partecipare i praticanti che abbiano compiuto la prescritta pratica entro il giorno 10 del mese di novembre».

 Tale disposizione – trasposta, prima nell’art. 6 del D.L. 139/2021, poi nel D.M. 11 novembre 2021(decreto che ha disciplinato il bando di concorso pubblicato in G.U. n. 91 del 16.11.2021) – risulta irragionevole e foriera di discriminazioni.

 Non si comprende, infatti, perché escludere dalla possibilità di partecipare alla sessione 2021 i praticanti avvocati che abbiano completato la pratica forense prima della scadenza del termine di presentazione delle domande di partecipazione (ad oggi fissato al 7 gennaio 2022). 

 Invero, a parere della scrivente associazione, la disposizione in esame, così come mutuata nel bando in commento, risulta addirittura passibile di incostituzionalità per violazione dei principi di trasparenza e imparzialità dell’amministrazione (art. 97 Cost.) e di uguaglianza e ragionevolezza (art. 3 Cost.).

 Vero è, infatti, che – nel nostro ordinamento – esiste un principio generale, codificato all’art. 2, comma 7, del D.P.R. 487/1994 (Regolamento recante norme sull’accesso agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni e le modalità di svolgimento dei concorsi, dei concorsi unici e delle altre forme di assunzione nei pubblici impieghi), secondo cui i requisiti prescritti per l’accesso a una selezione di natura pubblica devono essere posseduti alla data di scadenza del termine stabilito nel bando [di concorso].

 Sarebbe stato quanto meno opportuno, soprattutto tenuto conto del considerevole lasso di tempo tra il 10 novembre 2021 e il 21 febbraio 2022 (data ufficiale di inizio della sessione 2021) che Codesto Ministero – in applicazione di questo principio avallato anche dalla giurisprudenza amministrativa (cfr. Cons. Stato, sez. III, 11 marzo 2016, n. 965) – cogliesse l’occasione – una volta tutte – per derogare a questa grave iniquità, priva di qualsivoglia ragion d’essere (si rammenta, infatti, che il R.D. 1578 è stato emanato negli anni ’30 del secolo scorso, in relazione a una tipologia di esame radicalmente differente rispetto all’attuale “orale rafforzato”). Iniquità, che fortunatamente, può ancora essere corretta e risulta anche dal punto di vista legislativo, data la mancata conversione del D.L.  139/2021.

Per queste ragioni, come associazione, siamo formalmente a proporre che, in sede di conversione del

su richiamato decreto-legge, venga prevista una deroga all’art. 19, comma 4, R.D. 1578/1933, sì da consentire la partecipazione di tutti i praticanti avvocati che completino la pratica forense entro il termine di presentazione delle domande di partecipazione (07.01.2022). Data l’importanza e la delicatezza della questione, facendo seguito alle precedenti missive, instiamo per la fissazione di un incontro urgente (preferibilmente, nella settimana dal 29.11.2021 al 03.12.2021) per discutere di questa questione, nonché delle altre proposte – elaborate da U.P.A. e già trasmesse ai Vostri Uffici – di riforma del c.d. “orale rafforzato” di cui al D.L. 31/2021.

 All’uopo, come recapiti di ricontatto, lascio il mio numero telefonico personale (334 8230815) e il mio indirizzo e-mail (m.massariclaudia@gmail.com).

                Auspicando un celere riscontro, l’occasione è gradita per porgere cordiali saluti.

Dott.ssa Claudia Majolo Presidente di U.P.A.

 

Comunicato su proposta esame di revisione straordinario

(27.08.2021)

L’Unione Praticanti Avvocati ha appreso la proposta degli Avv.ti D’Amico e Carrubba concernente l’introduzione di un esame di “riabilitazione” straordinario all’esercizio della professione forense con l’obiettivo di misurare la perdurante capacità dell’avvocato di continuare ad esercitare la professione, a distanza di anni dal conseguimento dell’abilitazione. Tale proposta, con l’obiettivo di ridurre il numero degli iscritti, può essere salutata con favore. È evidente, infatti, che il notevole numero di iscritti, a fronte di una quantità di lavoro che continua a diminuire, anche a fronte dell’emergenza pandemica, ha portato a un inevitabile calo del reddito medio degli avvocati e, di conseguenza, a un’enorme e maggiore difficoltà nell’adempimento degli obblighi fiscali e retribuitivi connessi all’esercizio della professione. Tuttavia, la suindicata finalità non può essere raggiunta pregiudicando i giovani preparati: l’obiettivo principale di questa “revisione” dovrebbe essere proprio quello di garantire il merito dei giovani; per questa ragione, ogni eventuale proposta per un esame di “riabilitazione” dovrà prevedere che lo stesso si svolga nella più totale imparzialità e in assenza di qualsivoglia forma di intervento da parte dei Consigli dell’Ordine. In altri termini, la gestione di tale forma d’esame la quale, ad avviso di U.P.A., dovrebbe essere snella e articolata su una prova unica (in forma scritta, mediante la redazione di un atto, e anonima) nella materia di specializzazione dell’avvocato e dovrebbe essere necessariamente affidata al Consiglio Nazionale Forense, con l’ausilio e l’intervento del Ministero della Giustizia. In questo modo, si riuscirebbe a porre parzialmente rimedio e dare giustizia al fenomeno occorso negli anni passati delle c.d. “migrazioni” presso le sedi delle Corti d’Appello ove l’esame di abilitazione era notoriamente più facile (in assenza, inoltre, dell’attuale meccanismo del sistema delle “correzioni incrociate”). Infine, a parere di U.P.A., tale riabilitazione non dovrebbe essere straordinaria una tantum ma periodica, certamente non con cadenza annuale, ma almeno quinquennale e decorrente dalla data di iscrizione all’albo del singolo candidato. Pur consapevoli che una proposta di questi tipo merita un’amplissima riflessioni al fine di vagliare ogni aspetto, l’idea di fondo di ridurre il numero di iscritti per fare spazio ai giovani avvocati preparati non può che vederci concordi.

Roma, 27 agosto 2021

Dott.ssa Claudia Majolo

Presidente dell’Unione Praticanti Avvocati