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Sull’elezione del capo dello Stato pesa il parere dell’Unione europea

Ripreso da “Il Primato Nazionale”



Siamo in prossimità dell’elezione del nuovo capo dello Stato, dato che tra poche settimane le Camere saranno chiamate a eleggere il nuovo inquilino del Quirinale. Partita politica che ha di fatto marginalizzato qualsiasi altro dibattito partitico e istituzionale, richiamando su di essa la quasi totalità dell’attenzione mediatica. Pur non ritenendoci soddisfatti dell’indifferenza che si osserva verso le altre innumerevoli problematiche popolari, comprendiamo che l’evento abbia esponenziale importanza per forze politiche e figure papabili per la scalata al Colle. Tuttavia, quel che appare meno valutato da osservatori e analisti è il peso ricoperto dall’Unione europea all’interno dell’appuntamento istituzionale.

Nuovo capo dello Stato, occhio ai “suggerimenti” dell’Unione europea

Infatti, le considerazioni e gli auspici della Ue potrebbero rivelarsi decisivi per delineare la figura del nuovo capo dello Stato. Abbiamo assistito nel corso dell’ultimo decennio a dei “favoritismi” provenienti dal Quirinale nei riguardi di Bruxelles, superiori alle mielose dichiarazioni ascoltate durante le interviste. Ad esempio, è risaputo dell’importante ruolo ricoperto da Giorgio Napolitano nella crisi dell’ultimo governo guidato da Silvio Berlusconi, un sopruso a firma Ue avallato dal presidente della Repubblica. Senza dubbio anche Sergio Mattarella ha dimostrato particolare sensibilità verso le pretese di alcune cancellerie europee, in particolar modo in occasione del rifiuto della nomina di Paolo Savona al dicastero dell’Economia.

Eventi passati che non vanno però cancellati dalla nostra memoria, piuttosto da ricordare quando osserviamo l’attuale dibattito politico. Il parere della Ue sulle figure incaricate per importanti ruoli istituzionali italiani, rappresenta insomma un vero e proprio giudizio. Pertanto, ignorarne le considerazioni appare essere sempre più complesso, dati i vincoli su Mes e Recovery Plan in cui con eccessiva leggerezza l’Italia continua ad inserirsi. Ulteriore motivazione per cui attendersi stravolgimenti e colpi di scena nelle prossime settimane, quando da Bruxelles giungeranno richieste di garanzie e “suggerimenti” sul nome da partorire nelle nostre aule parlamentari.

Lo scontro tra Polonia e Unione Europea è l’inizio della fine per Bruxelles?


Tommaso Alessandro De Filippo
31/10/2021 – Il Primato Nazionale


Roma, 31 ott – Assistiamo all’ennesimo scontro politico ed istituzionale in atto tra la Polonia e l’Unione Europea, che questa volta appare più grave rispetto alle occasioni precedenti. Sino ad ora le crisi si erano presto risolte con accordi ed annunci rasserenanti da ambo le parti, senza sfociare in sanzioni economiche e politiche degne di nota. Ad oggi, il clima riscontrato pare essere quello precedente alla resa dei conti, con l’Ue arrivata a minacciare l’esclusione di Varsavia dalla ripartizione dei fondi del Recovery Fund. Eventualità che, stando alla replica delle istituzioni polacche, comporterebbe l’avvento della “terza guerra mondiale”.

Probabilmente tale scenario resterà nelle fantasie degli osservatori, ma c’è da aspettarsi che lo scontro comporti delle conseguenze di complessa gestione. La sovranità monetaria della Polonia non consente all’Unione Europea di esercitare le pressioni ed i ricatti utilizzati solitamente con le altre nazioni del consesso. Motivazione per cui Varsavia può usufruire di maggiore forza politica per contrastare gli abusi istituzionali di Bruxelles.

Polonia vs. Unione Europea: è il principio di morte della seconda?

Oggetto della discussione attuale è, come noto, la nuova riforma della giustizia polacca che stabilirebbe una maggior “dipendenza” del potere giudiziario al governo. Situazione che sta destando notevole scalpore ma che assomiglia agli assetti di nazioni come Francia e Germania. L’accusa unilaterale di Bruxelles pecca della consueta mancanza di credibilità: una problematica che a lungo termine si finisce per pagare.

Anche in ragione di ciò, è necessario immaginare lo scenario che nascerebbe nei prossimi mesi dalla rottura dei rapporti tra Polonia ed Unione Europea e Polonia. Eventualità che potrebbe rappresentare il principio di morte della seconda. Anche altre nazioni come Ungheria e Svezia non appaiono infatti intenzionate a sottostare ai ricatti su giustizia, fisco e Stato di diritto. Le divergenze potrebbero pertanto provocare una frattura insanabile, che aprirebbe la strada allo sfaldamento dell’attuale organizzazione continentale. Se non addirittura ad una nuova crisi crisi della moneta unica. Ipotesi non ancora reali ma certamente verosimili, che nell’epoca post-pandemica si rivelerebbero letali per quel che si dimostra nuovamente un gigante dai piedi d’argilla.

Tommaso Alessandro De Filippo

Sovranisti al Parlamento europeo: un gruppo unico per fermare socialisti ed eco-liberal?


Tommaso Alessandro De Filippo
06/11/2021 – Il Primato Nazionale


Roma, 6 nov – Nel corso degli anni abbiamo assistito allo sviluppo di dibattiti ed osservazioni relative al posizionamento dei partiti italiani considerati “sovranisti” all’interno del Parlamento europeo. Il centro della discussione si è rivelato la Lega, che dopo il successo delle elezioni europee del 2019 scelse di formare il gruppo Identità e Democrazia insieme a Marine Le Pen ed ai tedeschi di Alternative für Deutschland. Attorno a tale schieramento, sin dal principio, si è schierato una sorta di “cordone sanitario” pronto a tacciare di estremismo il blocco.

Per Fratelli d’Italia il destino è apparso leggermente differente. Se le critiche per l’adesione al gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei, di cui Giorgia Meloni è presidente, sono state numerose, è da annotare che le considerazioni in merito alla scelta sono state differenti rispetto a Id. L’Ecr vide la propria nascita per mano dei conservatori britannici e polacchi. Inoltre, esso è ancora oggi contenitore dei principali partiti conservatori del mondo, anche se provenienti da nazioni non facenti parte del continente europeo. Ad esempio, all’interno figurano il Likud, oltre al Grand old party statunitense. Un insieme di anime politiche che ha permesso di considerare l’intero partito come una sorta di testimonianza storica.

Uno schieramento unico per i “sovranisti” al Parlamento europeo?

Nel corso degli anni è apparso evidente come la distanza tra i pur molteplici schieramenti “sovranisti” rappresentati al Parlamento europeo abbia prodotto delle difficoltà. A partire da una forza inferiore a quello di Socialisti e Verdi, che ha abortito sul nascere qualsiasi iniziativa volta ad osteggiare l’ideologia liberal. Problematica assodata che potrebbe trovare soluzione nel progetto politico presentato da Matteo Salvini negli scorsi mesi e di recente ribadito.

Il leader leghista ha proposto la fusione di Id, Ecr e delle anime maggiormente conservatrici del Ppe al fine di creare un partito unico dei sovranisti al Parlamento europeo. Tale idea ha ottenuto l’immediata approvazione dei leader ungheresi e polacchi, con cui il capo del carroccio ha già tenuto vertici riguardanti l’iniziativa.

Al fine di perseguire l’obiettivo, resta prioritario per Salvini risolvere le divergenze interne allla Lega, dove la distanza dalle idee “filo Ppe” di Giorgetti appare incolmabile. Far convergere l’animo centrista di una parte di Forza Italia in un progetto politico di tal fatta, inoltre, non sarà facile. Tuttavia, la creazione di un recipiente politico che sappia produrre sintesi ed unire istanze conservatrici e sociali avrebbe aspetti positivi ed auspicabili. Ad esempio, creerebbe un fronte dotato di numerico considerevole che difenderebbe le libertà personali, l’occupazione e la sicurezza dalle derive di liberal e socialisti. Necessità che con la probabile elezione del prossimo cancelliere tedesco di matrice Spd appare fondamentale.

Un gruppo unico della destra in Europa sarebbe una importante e promettente scommessa che avrebbe, dall’altro lato, rischi sui quali ragionare. Anzitutto perché non garantirebbe necessariamente una visione comune sulle priorità relative al nostro interesse nazionale (lotta all’assetto istituzionale della Ue, alla moneta unica ed all’austerità su tutte). Insomma, l’aspetto fondamentale del progetto dovrà essere la capacità di trovare una sintesi costruttiva e ben definita sulle battaglie da condurre per stravolgere questa dannosa Unione.

Tommaso Alessandro De Filippo