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E’ giusto che la Corte Costituzionale decida sulla fattibilità di ogni referendum?

Ripreso da “Il Primato Nazionale”




Al termine della verifica dei 15 giudici aventi diritto la Corte Costituzionale italiana si è espressa sulle 8 proposte di referendum incentrate su eutanasia legale, cannabis legale e giustizia, accettando 5 quesiti sulla riforma della magistratura e rifiutando i restanti. Non intendiamo sollevare un dibattito nel merito delle singole tematiche affrontate nelle proposte, su cui opinioni e punti di vista sono molteplici e spesso discordanti anche tra individui con sensibilità ed aree politiche di riferimento simili e compatibili. Tuttavia, intendiamo ragionare sull’effettivo iter che una proposta di referendum deve affrontare prima di essere sottoposta al giudizio popolare, percorso travagliato e facilmente utilizzabile dal sistema giuridico per provare ad impedirne il cammino.

Referendum, i numeri delle firme raccolte esprimono una volontà popolare ben delineata

In primis, è necessario evidenziare un dato fattuale: i numeri delle firme raccolte (digitali o in presenza) testimoniano un indirizzo ed una volontà popolare ben delineata. Una motivazione che dovrebbe far riflettere quando dibattiamo di rappresentanza popolare e rispetto delle istanze che giungono ai palazzi del potere dai cittadini. Tuttavia, con il vaglio della Consulta da superare, ogni referendum rischia di subire uno stop basato sulle decisioni di 15 esponenti che appartengono all’ambito della magistratura, contesto che da decenni a questa parte dimostra in molti casi la propria politicizzazione ed interpretazione ad hoc delle norme giuridiche.

Cosa dice la Costituzione in materia

Inoltre, proprio sul diritto ed il merito della Corte Costituzionale urge ricordare ciò che la Costituzione stessa sancisce quando si esprime in materia di referendum. All’interno dell’art. 75 è esplicitato che: “Sono escluse dal referendum abrogativo le leggi tributarie, di bilancio, di amnistia e di indulto, di autorizzazione a ratificare trattati internazionali. Non è possibile abrogare disposizioni di rango costituzionale, gerarchicamente sovraordinate alla legge ordinaria”. Quattro tematiche precise (su cui comunque si potrebbe dibattere a lungo) che escludono di fatto la totalità degli argomenti proposti in questa occasione.

Bisognerebbe privilegiare giudizio e volontà popolare

Anche in ragione di ciò, sarebbe utile ipotizzare di privilegiare giudizio e volontà popolare, modificando poi la Carta costituzionale in base alla volontà dei cittadini italiani. In tal caso potrebbero evitarsi interpretazioni ad hoc da parte dei magistrati e giochi di palazzo volti a favorire piuttosto che depotenziare delle possibili riforme. Inoltre, si dimostrerebbe il reale interesse di voler avvicinare i cittadini alla politica, nella speranza possa già accadere adesso con i 5 quesiti che saranno sottoposti al voto dei cittadini in primavera.

La riforma della giustizia di Cartabia? E’ scritta dall’Ue

Ripreso da “Il Primato Nazionale – 16/05/2021



Si discute da tempo della necessità di una profonda riforma della giustizia. Questo in virtù dei continui scandali che colpiscono la nostra magistratura, ma non solo. Al netto delle preferenze politiche personali, appare chiaro come la fiducia dei cittadini nella giustizia sia ormai al minimo storico. Pertanto, analizzando l’annuncio sul piano almeno prettamente teorico, dovremmo ritenerci soddisfatti delle novità annunciate di recente dal guardasigilli Marta Cartabia.

La riforma della giustizia targata Cartabia è scritta dall’Ue

Eppure, siamo costretti a constatare che le eventuali misure, se attuate, rischierebbero di rivelarsi ulteriormente dannose. Stando alle linee programmatiche presentate dalla Cartabia si evince infatti il consueto (quanto deleterio) indirizzo proveniente da Bruxelles. Una chiara volontà dei burocrati Ue di indirizzare le decisioni governative, con conseguente cessione di ulteriore sovranità politica. Ne è chiara dimostrazione il ricatto esercitato – e fatto proprio dalla titolare della Giustizia – con il Recovery Fund: solo eseguendo le riforme (tra cui quella della giustizia) nelle modalità imposte dall’Unione sarà possibile ricevere quei prestiti. I nostri soldi in cambio, ad esempio, di una velocizzazione delle procedure di esecuzione e di recupero dei crediti: cosa ciò possa significare per un’economia portata allo stremo prima dalle imposizioni comunitarie e poi dai lockdown lo possiamo solo immaginare.

Tuttavia, è doveroso perseguire strade maggiormente autonome ed utili per raggiungere la rivoluzione giudiziaria di cui l’Italia ha bisogno. A partire dalla velocizzazione dei processi, passando dal primato della politica per arrivare alla garanzia d’imparzialità dei giudici: sono solo alcune delle priorità da offrire agli italiani nel prossimo futuro. Anche in ragione di ciò è certamente da apprezzare l’iniziativa, portata avanti dalla Lega e dai Radicali, riguardante l’ipotesi di tenbere un referendum in materia. Sottoporre un referendum sulla riforma della giustizia ai cittadini potrebbe rivelarsi scelta giusta per raggiungere la forza politica necessaria per scardinare il marcio che occupa “il sistema”.

Tommaso Alessandro De Filippo