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RIGHINI (FDI): LAZIO FONDAMENTALE SNODO PER SCELTE STRATEGICHE DELLA NAZIONE

RIGHINI (FDI): LAZIO FONDAMENTALE SNODO PER SCELTE STRATEGICHE DELLA NAZIONE

Di Francesco Subiaco

Per i conservatori di Fratelli d’Italia le elezioni regionali non sono solo la prova per confermare e corroborare il loro consenso in una regione storicamente complessa come il Lazio, ma sono soprattutto l’occasione per dimostrare che Fratelli d’Italia, come la Lega ha testimoniato nel Nord Italia, non è solo una forza politica capace di esprimere una vocazione maggioritaria a livello nazionale, ma soprattutto che essa è una forza politica capace di incarnare uomini delle istituzioni, grandi amministratori capaci di rappresentare tutti i cittadini della propria Regione e proporre una classe di futuri governatori e amministratori locali per riqualificare i propri territori. Una vocazione istituzionale che è il nocciolo duro dell’ultimo intervento del consigliere regionale Giancarlo Righini ad un incontro con i candidati a Grottaferrata in piena campagna elettorale, confermando la volontà di proporre Fratelli d’Italia non solo come il partito della destra italiana, ma soprattutto come il partito degli italiani. Per meglio comprendere la proposta elettorale di Giancarlo Righini lo abbiamo intervistato per la nostra testata.
Entrato nel 2013 in Consiglio Regionale del Lazio, risultando il più votato di FdI nel collegio di Roma e Provincia, Giancarlo Righini fu anche il primo consigliere regionale del partito di Giorgia Meloni su tutto il territorio nazionale, un rappresentante ideale della nuova volontà di FDI di essere sia un partito istituzionale e laico sia una forza popolare ed identitaria.


Quali saranno le principali priorità dell’azione di una eventuale giunta di centrodestra alla guida della Regione Lazio?
La sanità sarà certamente la prima di tante emergenze che saremo chiamati ad affrontare. E intollerabile vedere le file ai pronto soccorso, i pazienti parcheggiati in barella nelle corsie, molto spesso sulla stessa barella dellambulanza che li ha trasportati, generando il fenomeno del fermo ambulanza che determina ulteiori ritardi e disagi nel servizio. Agiremo subito sulle liste di attesa, oggi infinite sia per la diagnostica che per alcuni interventi chirurgici, centralizzando il sistema delle prenotazioni, integrando i posti letto, sia pubblici che convenzionati, avvalendoci delle moderne tecnologie, così come sono in uso in altre regioni. Nel medio e lungo termine ci poniamo gli obiettivi di costruire la sanità territoriale, sviluppare le cure domiciliari, avviare una stagione di programmazione sia per il potenziamento e lefficentamento delle strutture, sia per la valorizzazione del personale, vero grande patrimonio del sistema. Il Pd sarà ricordato per la chiusura degli ospedali ed il taglio dei posti letto. Con Francesco Rocca intendiamo varare una stagione fatta di reparti e ospedali che si aprono. In particolare dedicheremo attenzione allintegrazione socio-sanitaria, alla presa in carico dei fragili, disabili e anziani specialmente, verso cui va diffusa una nuova cultura dell’accessibilità. Quindi le cure oncologiche, con un nuovo piano oncologico regionale, le malattie rare, il disagio mentale e psicologico in rapida crescita, soprattutto tra i giovani, dopo la fase più acuta della pandemia, e restando sempre sul mondo giovanile, un tema che mi sta particolarmente a cuore è la realizzazione di un centro di eccellenza per I disturbi alimentari”.
Durante la campagna elettorale ha puntato il focus sulla necessità di tutelare la piccola e media impresa e di contrastare l’immobilismo della burocrazia regionale. In che modo si possono raggiungere questi due obiettivi?
Il mondo produttivo chiede prima di tutto fiducia e semplificazione burocratica. Efficace a tal proposito è il motto con cui Giorgia Meloni ha definito lapproccio dei conservatori alle politiche di sviluppo: non disturbare chi vuole fare. E la filosofia che applicheremo anche nel Lazio. Attrarre investimenti, agendo in varie direzioni: potenziare ed efficentare la dotazione infrastrutturale regionale in primo luogo. La Roma-Latina, la Orte-Civitavecchia e la Cisterna-Valmontone per citare le opere viarie, a cui vanno aggiunti ingenti investimenti sul versante ferroviario, sia per le tratte pendolari che per quelle ad alta capacità, insieme al completamento dellanello di Roma. Ma per determinare condizioni favorevoli per la crescita è necessario lavorare sui distretti industriali, collegando più e meglio le politiche di formazione, su cui ci sono molti fondi europei da investire, alle reali esigenze del mondo produttivo. Non da sottovalutare infine il turismo e l’agricoltura, come settori economici dalle grandi potenzialità espansive, così come un occhio particolare riserveremo alla cosiddetta economia blu. La cabina di regia del mare, contenuta nel programma di Francesco Rocca guarda proprio alla valorizzazione del mare come risorsa, ambientale, turistica ma soprattutto produttiva.
Dal 2013 lei riveste il ruolo di consigliere regionale, quali sono stati i traguardi più importanti che Fratelli d’Italia ha raggiunto in questi anni e quali gli obiettivi principali che vi riproponete per questa tornata elettorale?
L’affermazione di Fratelli dItalia sta nella coerenza e nella serietà di Giorgia Meloni. Dopo 10 anni abbiamo costruito una forza capace di innovare la politica, oltre i vecchi schematismi. Se pur restando ben radicati nel solco della tradizione della destra politica italiana, FdI oggi si rivolge a tutti gli elettori, come il partito a difesa degli italiani, che ha iscritto nel suo DNA il patriottismo e linteresse nazionale. Dopo avere ottenuto la fiducia per governare l’Italia, intendiamo conseguire il consenso anche per guidare gli enti locali, a partire dalla Regione Lazio, strategico snodo per le scelte di tutta la Nazione.
In un suo intervento ad un incontro con gli elettori ha sottolineato la necessità di salvaguardare l’importanza di Roma capitale ma allo stesso tempo guardare ad un nuovo sviluppo per i territori. Da dove ripartire per valorizzare la provincia?
Il Pd ed il Movimento Cinque Stelle su Roma hanno registrato uno dei più grandi fallimenti della loro azione politica, interpretando il governo del territorio come se Roma dovesse utilizzare le sue province come una discarica: a volte di rifiuti, a volte di persone, spesso di responsabilità. Così facendo non hanno risolto alcun problema capitolino, aggravandone molti in provincia. Serve una visione diversa. A Roma vanno affidati poteri di rango costituzionale come si addice ad una grande capitale mondiale, mentre alle province va ridato un assetto istituzionale dignitoso, dopo la rovinosa riforma Delrio, restituendo ai cittadini il potere di scegliersi i propri rappresentanti di governo.
Perché la candidatura del presidente Rocca potrebbe risollevare il Lazio dopo l’immobilismo di questi anni?
L’Avv. Francesco Rocca è la persona giusta per risollevare il Lazio. Le sue riconosciute grandi capacità manageriali, soprattutto nel campo della sanità, lesperienza diplomatica e di rapporti ad altissimo livello internazionale, il profilo dalle spiccate sensibilità sociali, parlano di una personalità competente e capace di agire, sia nellimmediato che nel fronteggiare grandi crisi sociali, sanitarie ed umanitarie.
Quali sono stati i grandi errori del centrosinistra e quali potrebbero essere le soluzioni per superare queste criticità?
Credo che il fallimento del Pd e del Movimento Cinque Stelle, in particolare in questa regione, sia stata lassuefazione al potere. Ossia pensare che gestire fosse la stessa cosa di governare. Lo hanno pensato a tal punto da sostituire il primo concetto con il secondo, a volte utilizzando anche dei metodi molto poco ortodossi. Così facendo hanno fatto abdicare la politica, finita in secondo piano rispetto ai più o meno legittimi interessi di parte. Fratelli dItalia ha dimostrato sin dalla sua nascita di avere gli anticorpi nei confronti di un certo conformismo, preferendo la politica alle varie scorciatoie che a volte le circostanzepresentano per arrivare al potere.
Quali sono i riferimenti culturali di Giancarlo Righini?
Senza dubbio quelli della destra conservatrice e del patriottismo, interpretati storicamente da figure come D’Annunzio, Prezzolini e gli eroi del Risorgimento. Avvicinandoci all’attualità, credo che vi siano stati protagonisti che hanno incarnato i valori di libertà e di identità europea, come Papa Wojtyla e Jan Palach, che andrebbero iscritti in un pantheon comune. Alzando lo sguardo a livello globale, Gandhi e Nelson Mandela, si stagliano come giganti del pensiero che diventa azione. Passando alleconomia credo che i fatti dimostrino limportanza delle teorie interventiste di Keynes.

Confessioni di un governatore. Intervista ad Attilio Fontana

Confessioni di un governatore. Intervista ad Attilio Fontana

Di Francesco Subiaco

Attilio Fontana, 70 anni, avvocato, una carriera nell’amministrazione e nel rapporto con il territorio. Sindaco, presidente dell’assemblea dei sindaci, presidente della regione, candidato a questa tornata elettorale per rinnovare il suo secondo mandato come governatore della Regione Lombardia. Eccellente amministratore, volto moderato e responsabile della Lega, che ha attraversato dagli inizi della Lega Lombarda passando per la svolta salviniana e l’attualità, di cui oggi è uno dei più noti ed apprezzati esponenti. Da sempre legato alla cultura liberaldemocratica, si ricandida a questa tornata elettorale con un programma e un pareterre di candidati capace di far convergere conservatori e liberali, leghisti e centristi, popolari e mazziniani (tra i candidati della sua lista Civica spiccano infatti anche i repubblicani Valerio Massimo Antonelli e Silvia Gioventù del Pri lombardo) in una proposta politica capace di conciliare responsabilità e connessione sentimentale nazionalpopolare, senso delle istituzioni e legame col territorio, l’autonomia con la coscienza nazionale. Fontana è nell’immaginario collettivo “il governatore” per antonomasia, il rappresentante di un centrodestra che non solo vuole incarnare le istanze popolari, ma soprattutto trasformarle nell’anima delle istituzioni, che sa guardare oltre le ideologie in nome di una visione dell’amministrazione pragmatica e concreta.

Presidente Fontana, Lei ha guidato la regione Lombardia durante un periodo durissimo come quella della zona rossa e della pandemia. Che ricordo ha di quei giorni e come ha vissuto quella stagione così complessa?
Non scorderò mai le notti a studiare un nemico invisibile che nessuno ci aveva preparato ad affrontare. Abbiamo fatto tutto quello che era possibile fare per salvare il maggior numero di persone. Il dolore per chi ha perso la vita e per le loro famiglie sarà sempre una ferita aperta nel mio cuore. Senza dubbio la difficoltà più grande è stata far comprendere a Roma che la situazione in Lombardia era più grave di quello che loro percepivano. Nel primo periodo ci siamo sentiti abbandonati. Il Governo ha dichiarato lo stato di emergenza il 31 gennaio 2020, ma non si è preoccupato, pur avendone la competenza esclusiva, di fare provviste di dispositivi e macchinari che poi sarebbero stati essenziali per il personale sanitario. C’è stata una grande sottovalutazione del problema, il resto è storia. Come dicono anche all’Estero se il covid avesse colpito un’altra regione, soprattutto del sud, gli effetti avrebbero potuto essere ben più drammatici. Il nostro eccellente sistema sanitario ha arginato e gestito al meglio una situazione pazzesca.


Come giudica la sua esperienza di governatore e quali sono stati i momenti più importanti e significativi del suo mandato?
È stato un privilegio per me guidare la regione definita locomotiva d’Italia e motore d’Europa. Tra i momenti più significativi di questo mandato c’è sicuramente la gioia per l’aggiudicazione delle Olimpiadi 2026 e poi la ripartenza dopo la pandemia. Il grande piano vaccinale, portato avanti da Bertolaso che ci ha consentito di mettere al sicuro il 91% dei lombardi sopra i 5 anni e il 94% degli over 12, una percentuale che ci ha visto primeggiare non solo in Italia, ma in Europa. Poi il ‘Piano Lombardia’ concepito e lanciato per sostenere la nostra economia e dare un messaggio di speranza. Oltre 8000 interventi ammessi e finanziati per 3mld e 640 milioni, 5700 cantieri aperti e 2700 completati da parte di comuni, province e altri soggetti pubblici. Un investimento di 4,2 miliardi di euro di risorse regionali che ne ha generato da parte degli enti locali ulteriori 2,3. Si stima che il Piano abbia prodotto un incremento del Pil regionale dello 0,8 per cento, con un incremento della occupazione di circa 36mila unità in Lombardia e di altri 12mila fuori regione. Siamo molto orgogliosi di questa scelta che, di fatto, ha anticipato di oltre un anno il Pnrr, e soprattutto perché l’abbiamo realizzata lavorando in sinergia con i Comuni.


-Che considerazioni trae riguardo la prosecuzione del progetto di autonomia differenziata? E come risponde alle critiche mosse al suo partito riguardo questo tema?
Alle critiche rispondono i fatti e questi dicono che l’attuazione dell’autonomia differenziata per la Regione Lombardia è un problema politico nazionale e su questo, mi pare, ci sia coesione nella maggioranza e penso che potrà arrivare nel 2023. Anche il presidente del Consiglio Giorgia Meloni si è resa conto che questa riforma guarda al futuro e all’efficienza degli Enti locali e dei servizi ai cittadini. Il ministro per le Autonomie Roberto Calderoli sta facendo un pressing su tutti i governatori del sud e sta cercando di spiegare come questa riforma sia utile anche per loro. Anche se con qualche sfaccettatura diversa da parte di tutti c’è disponibilità.

Quali saranno i principali temi su cui verterà la sua candidatura e quali le battaglie saranno prioritarie in caso venisse rieletto?
La vision strategica per la Lombardia del futuro ha l’obiettivo di mantenere il suo posizionamento come leader nazionale e di migliorare la propria attrattività internazionale, avendo come punto di riferimento le persone e il miglioramento della loro qualità della vita e agendo su alcuni driver principali: le infrastrutture materiali e digitali, per connettere il territorio in tutte le sue aree e permettere di cogliere le opportunità legate alle trasformazioni tecnologiche anche in un’ottica di transizione ecologica; il sistema dei servizi al cittadino, mantenendo un ecosistema che permetta lo sviluppo delle potenzialità individuali, partendo dal benessere delle persone e sostenendo cittadini e famiglie; gli investimenti sul capitale umano come driver per migliorare competitività e produttività, integrando tra loro le filiere scuola, formazione, lavoro e impresa per garantire lo sviluppo delle competenze del futuro; le strategie di sviluppo territoriale per una Smart Land sempre più connessa e resiliente, potenziando la coesione e l’inclusione sociale e valorizzando il patrimonio paesaggistico e culturale della Regione e, al contempo, garantendo lo sviluppo sostenibile e la protezione delle biodiversità.

-Che opinione ha della possibilità di un ritorno del nucleare in Italia?
Credo che il nucleare di ultima generazione sia sicuramente da prendere in considerazione, a patto che sia data ogni tipo di garanzia ai cittadini. Sono ottimista, visto lo sviluppo che sta avendo nel mondo. Viene considerato sostenibile anche da un punto di vista ambientale e infatti l’Europa lo prevede come una delle forme di approvvigionamento energetico.

Quali sono stati i momenti più importanti del suo percorso politico e quali la hanno formata di più?
Sicuramente l’avvicinamento alla Lega. Nella prima fase come osservatore, affascinato dal discorso delle Autonomie. Poi senza dubbio tutti gli incarichi assunti come amministratore, ognuno mi ha dato qualcosa: da sindaco di una piccola cittadina come Induno Olona, a presidente del Consiglio Regionale, a nuovamente sindaco, ma stavolta di una città più grande, a presidente di tutta l’assemblea dei sindaci lombardi e infine l’incarico ancora più impegnativo come presidente di Regione Lombardia.

-Quali sono i riferimenti culturali di Attilio Fontana?
Il mio riferimento culturale è stato negli anni della formazione quello del Partito liberale. Mio padre era un simpatizzante e io l’ho seguito. Avevo stima soprattutto per Malagodi.