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La partita degli imprevedibili: chi viene eletto al Colle spesso appare all’ultimo miglio

Ripreso da “Il Primato Nazionale”



La partita politica dell’elezione del capo dello Stato sta ormai occupando quasi totalmente lo spazio mediatico nazionale, insieme all’onnipresente emergenza pandemica. Retroscena, anticipazioni ed ipotesi non potranno che incrementarsi fino alla votazione decisiva, dati gli equilibri istituzionali e partitici in bilico, con in palio un peso politico da conquistare ben superiore alla scelta della mera figura che sarà eletta al Colle.

La partita degli imprevedibili per il Colle

Tuttavia, quel che in questa occasione appare tenuto meno in considerazione rispetto alle elezioni del presidente della Repubblica passate sembrerebbe essere il ruolo che l’imprevedibilità gioca nella partita. Infatti, storicamente l’inquilino del Quirinale che viene poi eletto difficilmente è considerato come accreditabile dalla maggioranza dell’opinione pubblica. Ultima dimostrazione cronologica di quanto affermato avvenne proprio con la salita al Colle di Sergio Mattarella: fino a pochi giorni prima del voto decisivo in pochi avevano previsto per lui la possibilità di spuntarla. Un’abitudine figlia della Prima Repubblica mantenutasi attuale nel nostro ambito istituzionale. Ragion per cui i tanto acclamati ed auspicati come futuri capi dello Stato finiscono quasi sempre per essere scaraventati in un vortice di incompatibilità con il “colpo di scena” richiesto.

Nomi bruciati, unica eccezione: Mario Draghi

Bluff, esposizioni pubbliche dettate dall’interesse dei “finti alleati” volti proprio a rendere non perseguibile la candidatura di una determinata figura sono quel che rischia di avvenire anche in questa occasione. Unica eccezione potrebbe rappresentarla Mario Draghi, volto di eccessivo peso istituzionale per essere bruciato da parlamentari che vedono nella tutela della sua credibilità la possibilità di allungare la propria permanenza alle Camere.

Il centrodestra ha il dovere di pesare nella scelta del capo dello Stato

Pertanto, appare doveroso osservare la tattica che il centrodestra sembrerebbe aver messo in campo. Puntare su Silvio Berlusconi, per preservare l’unità dell’alleanza, consapevole della quasi impossibilità di ottenerne l’elezione. Anche in ragione di ciò, dal quarto scrutinio potrebbe rivelarsi più chiaro il piano dei tre leader della coalizione, che hanno il dovere di esercitare un peso nella scelta del capo dello Stato, data la possibilità di giovarsi di numeri che sino ad oggi erano stati assenti in ogni elezione presidenziale. Difficile immaginare il nome dell’asso nella manica su cui il centrodestra potrebbe scommettere giunto alla resa dei conti.

Tremonti la figura più valida

Volendo provocare auspicheremmo la candidatura di Giulio Tremonti, probabilmente la figura maggiormente valida per ricoprire la più alta carica dello Stato. Personaggio di equilibrio e peso geopolitico individuale, con esperienza istituzionale e competenza innegabile. Anche se da ritenere quasi impossibile date le divergenze avute in passato con esponenti della coalizione e le apprensioni di Ue ed establishment europeista che proverebbero in ogni modo ad impedirne l’approdo al Quirinale.

Tommaso Alessandro De Filippo

Dopo l’elezione del capo dello Stato, quali stravolgimenti parlamentari?



La legislatura vigente ha sin dal principio abituato a stravolgimenti politici, cambi di casacca e creazione di maggioranze governative inedite. Nella storia repubblicana mai si era assistito ad una così ravvicinata serie di colpi di scena, ridefinizione delle correnti partitiche ed equilibri interni agli esecutivi.

L’elezione del Capo dello Stato e i possibili sviluppi

Pertanto, da parte di ogni analista ed osservatore non appare più esserci sorpresa dinanzi alle possibilità di assistere ad ulteriori cambiamenti interni all’agorà politica nazionale. Anche in ragione di ciò, è probabile che una nuova occasione per osservare alleanze fino ad oggi impensabili sia l’elezione del Capo dello Stato, che avrà inizio il prossimo 24 gennaio. Da parte di numerosi leader di partito è già trapelata l’intenzione di sviluppare accordi con le controparti per eleggere al Colle una figura politica ed istituzionale ritenuta di riferimento. Come accaduto durante la formazione del governo attuale, anche con la possibile elezione di Mario Draghi al Quirinale potrebbero nascere vicinanze tra partiti storicamente distanti.

Renzi nuovamente al centro della scena

L’ago della bilancia per l’elezione del Capo dello Stato appare essere nuovamente Matteo Renzi, forte di un nucleo di parlamentari utile ad entrambi gli schieramenti per provare a raggiungere la maggioranza necessaria il giorno del voto. Infatti, il senatore fiorentino ha dato prova di voler svolgere il ruolo di giostraio nel corso dell’elezione del Capo dello Stato, nel tentativo di accasarsi successivamente all’interno di una delle coalizioni principali. Occasione che non soltanto Renzi vorrà cogliere, dato che numerosi esponenti del gruppo misto saranno intenzionati a barattare il proprio voto in cambio di garanzia di un futuro politico. Infatti, con il taglio dei parlamentari saranno in diverse centinaia a non essere rieletti in nessuna delle due Camere. Ulteriore motivazione che prospetta novità una volta superata la partita del Quirinale, soprattutto se si sceglierà di proseguire sino alla scadenza naturale della legislatura.

Tommaso Alessandro De Filippo

Sull’elezione del capo dello Stato pesa il parere dell’Unione europea

Ripreso da “Il Primato Nazionale”



Siamo in prossimità dell’elezione del nuovo capo dello Stato, dato che tra poche settimane le Camere saranno chiamate a eleggere il nuovo inquilino del Quirinale. Partita politica che ha di fatto marginalizzato qualsiasi altro dibattito partitico e istituzionale, richiamando su di essa la quasi totalità dell’attenzione mediatica. Pur non ritenendoci soddisfatti dell’indifferenza che si osserva verso le altre innumerevoli problematiche popolari, comprendiamo che l’evento abbia esponenziale importanza per forze politiche e figure papabili per la scalata al Colle. Tuttavia, quel che appare meno valutato da osservatori e analisti è il peso ricoperto dall’Unione europea all’interno dell’appuntamento istituzionale.

Nuovo capo dello Stato, occhio ai “suggerimenti” dell’Unione europea

Infatti, le considerazioni e gli auspici della Ue potrebbero rivelarsi decisivi per delineare la figura del nuovo capo dello Stato. Abbiamo assistito nel corso dell’ultimo decennio a dei “favoritismi” provenienti dal Quirinale nei riguardi di Bruxelles, superiori alle mielose dichiarazioni ascoltate durante le interviste. Ad esempio, è risaputo dell’importante ruolo ricoperto da Giorgio Napolitano nella crisi dell’ultimo governo guidato da Silvio Berlusconi, un sopruso a firma Ue avallato dal presidente della Repubblica. Senza dubbio anche Sergio Mattarella ha dimostrato particolare sensibilità verso le pretese di alcune cancellerie europee, in particolar modo in occasione del rifiuto della nomina di Paolo Savona al dicastero dell’Economia.

Eventi passati che non vanno però cancellati dalla nostra memoria, piuttosto da ricordare quando osserviamo l’attuale dibattito politico. Il parere della Ue sulle figure incaricate per importanti ruoli istituzionali italiani, rappresenta insomma un vero e proprio giudizio. Pertanto, ignorarne le considerazioni appare essere sempre più complesso, dati i vincoli su Mes e Recovery Plan in cui con eccessiva leggerezza l’Italia continua ad inserirsi. Ulteriore motivazione per cui attendersi stravolgimenti e colpi di scena nelle prossime settimane, quando da Bruxelles giungeranno richieste di garanzie e “suggerimenti” sul nome da partorire nelle nostre aule parlamentari.

ON. ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE: “SERVE SHOCK FISCALE ED UN PATRIOTA AL QUIRINALE”

Abbiamo intervista Andrea Delmastro Delle Vedove, Deputato di Fratelli d’Italia e volto storico del partito, da sempre fedele alla leader Giorgia Meloni. Il futuro del centrodestra, le misure economiche per rilanciare l’Italia e la partita politica del Quirinale sono stati i principali temi affrontati durante il confronto.

Si è da poco conclusa la vostra festa annuale.
Ritiene che Atreju sia diventata occasione di dibattito e confronto per tutte le forze politiche nazionali?

Atreju rappresenta dal suo principio nascita occasione di confronto fra tutti i partiti e le visioni politiche. Possedere una forte identità può essere il mezzo per aprirsi senza timore al dialogo anche con visioni opposte, come avvenuto nuovamente in questa edizione. Sarebbe bello se il numerico delle idee partorite da Atreju (anche quelle a Fratelli d’Italia più distanti) fosse eguagliato all’interno del dibattito sulla legge di bilancio, che si sta rivelando un mero marchettificio deleterio per il paese.

Quali sono le vostre prospettive per la partita politica dell’elezione del Capo dello Stato?

Sono state già indicate da Giorgia Meloni, che ha esposto la necessità di eleggere al Colle un Patriota, che si limiti a rispettare la Costituzione e difenda la nazione dalle ingerenze di Bruxelles sulla nostra sovranità, come accaduto nel 2011 con lo spread, di cui oggi non parla più nessuno. In questo momento per il centrodestra c’è in campo Silvio Berlusconi, che sarebbe la garanzia di poter governare senza ricevere sgambetti da figure istituzionali con sensibilità vicine ad altre fazioni politiche.

Come valuta il prolungamento dello stato d’emergenza da parte dell’esecutivo?

In primis lo ritengo incostituzionale, dato che la legge prevede non più di due anni per questi strumento emergenziale. Con la scadenza al 31 marzo 2022 si saranno superati di due mesi i limiti temporali sanciti legalmente. Inoltre, mi domando come si possa continuare a definire emergenza una situazione che dura da più di due anni. In questo arco temporale sarebbe stato doveroso organizzare al meglio l’uscita dalla problematica sanitaria e la ripresa economica, invece siamo ancora in balia dell’incapacita di ministri come Speranza.

Quali sono le proposte di Fratelli d’Italia per ottenere una piena ripartenza economica nazionale?

Mai più lockdown, chiusure e restrizioni per i tanti cittadini italiani che sono lavoratori in enorme difficoltà. Allo stesso tempo servirebbe un vero shock fiscale, ben diverso dalla magra cifra di 8 miliardi prevista in manovra, che produrrà un misero risparmio medio di 250€ per gli italiani. Inoltre, è drammatico assistere al rifinanziamento del reddito di cittadinanza, un metadone di Stato che produce ulteriore debito pubblico sulle spalle delle future generazioni, in pieno stile Democrazia Cristiana. Altra iniziativa importante sarebbe quella di permettere maggiore crescita per le aziende ed i settori strategici italiani, soprattutto quello della manifattura.

Sareste favorevoli ad un maggiore avvicinamento dei gruppi politici di destra al Parlamento Europeo?

Al Parlamento Europeo Fratelli d’Italia è rappresentante di un gruppo importante e storico come quello dei Conservatori e Riformisti Europei. È con quella identità che vogliamo crescere ed ampliarci, senza barattare con nessuno i nostri valori.

Sarà possibile costruire, da quì alle elezioni, una proposta conservatrice compatta ed in grado di governare?

Giorgia Meloni sta continuando a lavorare per ingrandire e radicare sempre più il centrodestra. Le va riconosciuto il merito di averci provato ed esserci riuscita anche quando gli alleati erano parecchio distanti. Crediamo nella possibilità di costruire un fronte conservatore compatto ed unito, basato sulla coerenza e su proposte concrete per rilanciare valori, progetti ed idee comuni.

ALBERTO CIAPPARONI: STORIA DI UN GIORNALISTA CONTROCORRENTE

Alberto Ciapparoni è tra i giornalisti con la più vasta esperienza e conoscenza dell’ambito politico, maturata nel corso della sua ventennale carriera professionale, incentrata principalmente sulle dinamiche parlamentari. Negli scorsi anni ha pubblicato “A spasso per Montecitorio” in cui racconta aneddoti, esperienze e retroscena interni ai nostri “palazzi del potere”. Ad oggi, è responsabile politico per l’emittente radiofonica RTL. Abbiamo ammirato il coraggio dimostrato nella conferenza stampa del 22 dicembre, in cui ha pungolato il premier Mario Draghi sulle proprie sviste e contraddizioni comunicative, relative nel merito alle dichiarazioni dei mesi scorsi sul Green Pass, tradite dai fatti e dalle recenti decisioni dell’esecutivo. Pertanto, aver dialogato con lui, ascoltandone analisi e prospettive è stata per noi opportunità preziosa e formativa.

La sua domanda rivolta a Mario Draghi, nel corso della conferenza stampa di fine anno, ha suscitato clamore mediatico. Ritiene che il premier abbia commesso degli errori comunicativi nel trattare la tematica del Green Pass ed, in generale, dal suo arrivo a Palazzo Chigi?

Si! Sul piano comunicativo penso siano stati commessi degli errori, perchè ritengo che l’autorevolezza di un capo di governo dipenda anche dalla capacità di riconoscere sviste ed errori, correggendosi in seguito. Pertanto, ammetto che mi sarei aspettato risposta differente dal premier, che è stato elegante nel porsi ma ha commesso un errore comunicativo.

In passato ha pubblicato il libro “A spasso per Montecitorio” dove sono raccolti aneddoti e retroscena della vita politica, frutto della sua esperienza ventennale di giornalista parlamentare. Qual è il ricordo più intenso e piacevole che ha di tale ambiente?

Potrei raccontare tanti episodi riguardanti deputati, colleghi giornalisti, esponenti di partito o addirittura commessi e funzionari parlamentari. Fare una classifica degli episodi è di fatto impossibile, sono insiemi di ricordi e vissuti che formano poi il proprio background professionale.

In che modo è nata la passione che l’ha poi condotta verso l’ambito giornalistico?

Nacque con Montanelli, leggendo i suoi articoli e libri, ricevuti in regalo dai miei genitori. La mia ambizione era di avvicinarmi alla sua caratura sul piano della competenza, anche se ciò è impossibile. Tuttavia, sono riuscito a diventare un giornalista e dunque ritengo che il mio sogno si sia realizzato.

Da navigato giornalista parlamentare, in che modo prospetta l’elezione del Capo dello Stato?

È difficile prevedere l’esito di una partita politicamente così complessa, le brutte figure potrebbero essere dietro l’angolo. Sin dal suo arrivo a Palazzo Chigi ho sempre sostenuto che il vero obiettivo di Mario Draghi fosse quello di farsi eleggere al Quirinale. Resto convinto della papabilità di tale scenario. I toni ed i modi utilizzati nella conferenza stampa di fine anno dimostrano nuovamente come questa sia la sua intenzione.

Che tipo di persona è Alberto Ciapparoni al di fuori dell’ambito lavorativo? Che interessi e passioni cura?

Sono una persona normalissima che ama il calcio e lo sport in generale. Pratico attività sportiva, che rappresenta uno sfogo rispetto agli impegni lavorativi ed alle tante difficoltà quotidiane della vita.

Come prospetta il futuro della coalizione di centrodestra? Riuscirà a mantenere e rafforzare la propria unità politica?

Credo che la coalizione sia giunta ad un momento cruciale, dove ad interpretare un ruolo fondamentale sarà nuovamente Forza Italia. Nonostante Berlusconi venga considerato “immortale” bisogna attendersi che prima o poi la sua parabola politica volga al termine. Pertanto, il futuro del cdx dipenderà dall’evoluzione degli azzurri e dalla capacità di Salvini e Meloni di instaurare un buon rapporto con l’Europa. In tal caso sarà possibile costruire un proficuo progetto futuro, in alternativa si rischia di veder sfumare anche la possibile prospettiva unitaria.

In chiusura, quali sono i suoi progetti per il futuro?

Continuare a svolgere il mio lavoro per lungo tempo, che nonostante le difficoltà resta per me passione e fonte di divertimento.

ON. SILVIA COVOLO: “PER LA PARTITA DEL QUIRINALE AUSPICO AMPIA CONVERGENZA TRA I PARTITI”

Abbiamo intervistato l’On. Silvia Covolo, membro parlamentare della Lega, impegnata in Commissione Finanze.
L’ascolto delle sue analisi e prospettive è stato prezioso e formativo, al fine di comprendere maggiormente le dinamiche istituzionali italiane.
Legge di bilancio, futuro del centrodestra e partita politica del Quirinale sono stati gli argomenti principali affrontati durante il dialogo.

Che conseguenze comporteranno le misure presenti nella Legge di Bilancio?

La manovra economica è espansiva, destina molte risorse al taglio delle tasse (8 miliardi), favorisce gli investimenti e contiene misure a sostegno della domanda, anche attraverso gli aiuti a famiglie e imprese contro i rincari del costo dell’energia. La legge di bilancio va letta in coordinamento con il piano di attuazione del PNRR e con il decreto fiscale, convertiti di recente dal Parlamento, che contengono anch’essi importanti interventi per la ripartenza di un paese provato dall’emergenza covid.

Quali sono le proposte della Lega per ottenere una piena ripartenza economica e sociale?

È anche grazie al lavoro del Gruppo Lega che gli 8 miliardi di taglio delle tasse sono stati destinati all’abolizione dell’irap e alla revisione delle aliquote iperf, ridotte da 5 a 4. Stiamo lavorando anche alla delega fiscale, che approderà alla Camera a metà gennaio. Insistiamo in particolare perché non vengano rivisti i valori catastali per aumentare l’imposizione fiscale sugli immobili. È anche grazie alla Lega che il superbonus 110% e il sismabonus sono stati prorogati senza limiti isee. Abbiamo insistito per la dilazione di 6 mesi del termine di pagamento delle cartelle esattoriali notificate nel primo trimestre 2022. Infine, tra le misure destinate al sociale, ricordo le risorse stanziate per l’autismo e i 5 miliardi di euro di indennizzi per i lavoratori fragili, rimasti in malattia perché non è stato concesso loro di lavorare in modalità smart working.

In che modo prospetta la partita politica del Quirinale?

Auspico semplicemente che ci sia la più ampia convergenza su un nome, già dalle prime votazioni. Eventuali spaccature in questa fase denoterebbero la mancanza di una maggioranza idonea a sostenere un Governo. Premesso che non si è mai parlato di nomi al nostro interno, apprezzo molto l’iniziativa di Matteo Salvini, che sta cercando di interloquire con tutti gli altri segretari di partito per individuare un candidato comune, possibilmente con l’appoggio di Fratelli d’Italia, ora all’opposizione. Se si dovesse proporre Mario Draghi, penso che i voti dovrebbero convergere su di lui dalla prima seduta, anche se io personalmente non ho colto la volontà di candidarsi per il Quirinale, nel suo discorso di fine anno del 22 dicembre scorso. Penso abbia voluto semplicemente dire che senza unità di intenti tra i partiti che sostengono il Governo non si va da nessuna parte.

Come valuta la possibilità di includere nuove restrizioni sociali, soprattutto per i cittadini non vaccinati?

Se proprio non fosse possibile introdurre un vero e proprio obbligo vaccinale, a mio avviso occorrerebbe introdurre misure più restrittive per i non vaccinati. È pur vero che – allo stato – esiste libertà vaccinale, ma è altrettanto vero che il vaccino previene forme gravi di malattia, tanto che le terapie intensive sono occupate da soggetti non immunizzati o da soggetti vaccinati fragili, che convivono con i non vaccinati. La sanità deve potersi occupare anche di altre patologie, non solo di covid…La variante omicron è molto contagiosa, soltanto 3 dosi di vaccino prevengono il rischio. La somministrazione è gratis e la campagna vaccinale ha visto migliorare la propria organizzazione nel corso degli ultimi mesi: si può richiedere la prima dose anche senza prenotazione, nella mia Ulss (la Ulss 7 Pedemontana) anche i bambini da 5 a 11 anni possono ricevere il siero semplicemente venendo accompagnati negli hub vaccinali. Penso che sia l’unica soluzione per non fermare l’economia e per evitare quarantene di lavoratori e di studenti.

Sarebbe favorevole ad una maggiore unità dei partiti del centrodestra, magari nell’ottica futura della creazione di un partito unico?

Vedo difficile formare un partito unico del centro destra, ma rimango dell’avviso che il dialogo costante tra Salvini, Berlusconi e la Meloni non possa che essere positivo e proficuo, anche se dovessimo tornare finalmente al Governo.

Quali sono i suoi progetti per il futuro?

Dato che manca poco più di un anno alla fine naturale della legislatura, sto cercando di chiudere tutte le partite che avevo in piedi: sono molto soddisfatta perché, con il Consiglio di Giurisdizione della Camera, di cui faccio parte, abbiamo dato una risposta agli oltre 1000 ex deputati che avevano presentato ricorso contro il taglio dei vitalizi, con una soluzione equilibriata e rispettosa delle varie istanze da considerare. Sto cercando di dare risposta ai vari solleciti che provengono dal mio territorio con interrogazioni, ordini del giorno, emendamenti. Non so cos’altro mi riserverà il futuro, intanto sono concentrata sul presente e sulla fine di questo mandato.

SEN. FIAMMETTA MODENA: “CENTRODESTRA VINCENTE SOLO SE UNITO. SUL QUIRINALE POSSIAMO INCIDERE”

Abbiamo intervistato la Sen. Fiammetta Modena, storico membro di Forza Italia, da decenni impegnata nella formazione delle classi giovanili. Pertanto, l’ascolto delle sue analisi e prospettive politiche rappresenta per noi fonte di valore. La partita del Quirinale, il futuro del centrodestra e la necessità di tagliare le tasse sono state le principali tematiche affrontate durante il nostro dialogo con lei.

Ritiene che il prolungamento dello stato d’emergenza fino al 31 marzo sia uno strumento utile per contrastare la problematica sanitaria?

Sì perché allo Stato di emergenza si sono collegate una serie di strutture e procedure, a cominciare da quelle del Commissario Figliuolo. Con le varianti imprevedibili e la necessità dei richiami delle vaccinazioni il prolungamento dello stato di emergenza è inevitabile.

In che modo prospetta la partita politica dell’elezione del Capo dello Stato?

Un banco di prova per le forze politiche, ad iniziare dal Centro destra che ha grandi possibilità di incidere, come mai avvenuto in passato, se rimane unito.

Di che misure economiche e sociali avrebbe bisogno l’Italia, al fine di ottenere una piena ripartenza?

Le misure sono in atto: la manovra economica è espansiva, rivede le aliquote, elimina l’Irap. Grazie al Pnrr abbiamo una serie di Fondi che vanno dal sostegno sociale alla innovazione. Non servono “nuove” misure. Bisogna far funzionare tutto ciò che è già in campo.

Sarebbe favorevole ad una maggiore unità delle tre forze di centrodestra, nell’ottica della creazione futura di un partito unico?

Teoricamente questo è il nostro obiettivo. La stagione passata è stata complessa, sia per il Governo Giallo Verde che per la formazione del Governo Draghi. Il dato di fatto è che il Centro destra vince solo se unito, le elezioni regionali più recenti lo insegnano. Ciò non toglie che sia una coalizione ove il ruolo dell’area moderata, rappresentata da Forza Italia, deve essere centrale e determinate a partire dai contenuti.

In che modo sarebbe per lei possibile avvicinare le nuove generazioni alla politica?

Chi dice che sono distanti? Hanno modelli di partecipazione diversi, non comprensibili per motivi generazionali. Sono attenti, elaborano e costruiscono un futuro. Quindi si occupano di politica.

Quali sono i suoi progetti per il futuro?

Nessuno. Vivo questa esperienza parlamentare intensamente, giorno per giorno.

Il nuovo inquilino del Quirinale: l’eterno ritorno della prima Repubblica

Ripreso da “Il Primato Nazionale” – 5/09/2021



Siamo ormai prossimi all’elezione del nuovo inquilino del Quirinale. Evento che sta ovviamente ampliando i dibattiti e le discussioni tra i partiti in ambito parlamentare. Le divergenze appaiono in continuo aumento e la matematica impone la necessità di trovare un compromesso politico.

Leggi anche: Elezione del presidente della Repubblica: un Colle per i due Matteo

Nessuna coalizione possiede i numeri necessari per eleggere autonomamente al Colle il profilo da essa designato. Una problematica che, connessa alla necessità del centrosinistra di rinviare ulteriormente le elezioni politiche, potrebbe estromettere la figura di Mario Draghi dalla lista dei papabili. E’ infatti risaputo che, con l’elezione di Mr. Bce al Colle, sarebbe difficile trovare una nuova figura adatta a governare una maggioranza così variegata e si tornerebbe alle urne.

Al Quirinale un (altro) Presidente della prima Repubblica?

Da settimane iniziano tuttavia a trapelare i nomi che potrebbero rivelarsi espressione delle coalizioni o comunque frutto di un punto d’incontro tra forze politiche differenti. La costante che pare accomunarli tutti è pero soltanto una: la provenienza politica di essi dall’ambito della Prima Repubblica. Quasi impossibile immaginare che un politico formatosi dopo il 1992 possa salire al Quirinale. Anche in ragione di ciò, appare utile analizzare le motivazioni riguardanti quella che sembra presentarsi come una “necessità”.

In primis, studiando l’epoca primo-repubblicana emerge chiara una qualità ed una competenza politica ed amministrativa ad oggi spesso assente. Ciò aveva comportato la garanzia di avere delle figure esperte e competenti nei ruoli chiavi del governo e del Parlamento, nella maggior parte dei casi. Con il post-Tangentopoli (che era e resta un colpo di stato compiuto ai danni della politica) si sarebbe dovuto provvedere al mantenimento delle “scuole di partito”. Contesti meritocratici ed assidui dove la futura classe dirigente, piaccia o meno, era formata e preparata in maniera consona prima di assumere qualsiasi incarico.

Il cambio comunicativo e le innovazioni dovute e necessarie nel confronto tra politico e cittadino non sono andate sempre di pari passo con la formazione adeguata. Inoltre, della Prima Repubblica pare esser rimasto solo il lato peggiore, quello del mantenimento dello status quo. Dell’interesse a non esporsi, a non rischiare nessun passo falso senza la garanzia di ottenere un trionfo politico. Modalità note che si ripresenteranno, ne siamo certi, anche nella partita politica del Quirinale. Con l’aggiunta dell’impossibilità di affidarsi ad un Craxi o ad un Andreotti quando il mare è in tempesta.

Tommaso Alessandro De Filippo