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“Controcorrente” di Matteo Renzi: un libro, cento aneddoti per imbarazzare Stato e magistratura

Ripreso da “Il Primato Nazionale



E’ stato pubblicato di recente Controcorrente (Piemme, 272p, 17€), nuovo libro di Matteo Renzi. Una raccolta di visioni personali, a tratti vera e propria biografia, ed un contenitore di accuse ed aneddoti che rischiano di imbarazzare nuovamente Stato e magistratura.

Molti capitoli sono incentrati sulla caduta del governo Conte-Bis, con la narrazione delle situazioni createsi con l’allora premier e il di lui portavoce Rocco Casalino. In particolare è utile menzionare l’incontro tenutosi tra l’attuale leader di Italia Viva e “Giuseppi” a Palazzo Chigi. In quell’occasione la crisi di governo è già strisciante ed il premier impone a Renzi di depositare il proprio cellulare in una scatola custodita da un membro dei servizi segreti. Gesto che dimostra la paura di poter essere intercettati, atteggiamento strano per un premier che è ancora al proprio posto e sta ricevendo un senatore per un colloquio politico.

Le rivelazioni nel libro di Renzi: dai servizi alla magistratura

Altro aneddoto inerente i servizi, che pone seri dubbi e dovrebbe destare scalpore (non essendo stato ad oggi smentito) riguarda Domenico Arcuri. E’ lo stesso Renzi a denunciare le informazioni ricevute da questi direttamente da Palazzo Chigi sull’indagine a carico di Mario Benotti, al fine di fargli evitare le conversazioni telefoniche con l’indagato. Una notizia (quella dell’indagine) che solo tramite l’intelligence poteva arrivare ad Arcuri. Se tali accuse fossero confermate in sede giudiziaria saremmo dinanzi ad un reato e ad una forte lesione dei segreti di Stato.

Tuttavia, ad essere menzionata nel libro di Renzi sono anche la magistratura ed il sistema giudiziario. In particolar modo le vicende relative a David Ermini, già candidato alla provincia a Firenze e poi ben due volte in parlamento. L’ex vicepresidente del Csm viene posto alla gogna da Renzi, che denuncia e racconta le cene intrattenute da egli con Palamara e massimi esponenti del mondo giudiziario. Al fine, si comprende facilmente, di accaparrarsi il favore delle correnti ed ottenere il posto ambìto. Modalità di “promozione” già conosciute che rendono urgente quel profondo scardinamento del sistema marcio facente parte della magistratura. Appare pertanto sospetta l’indagine a carico per finanziamento illecito, annunciata proprio il giorno d’uscita di Controcorrente. Minaccia o avviso intimidatorio? Presto per dirlo. Nonostante ciò è importante denunciare la gravità delle accuse lanciate ed ancora non smentite, che pongono dubbi sull’imparzialità e la discrezione delle istituzioni e dei propri poteri.

Tommaso Alessandro De Filippo

Quei tre centristi che vorrebbero rifarsi al riformismo (senza successo)


Tommaso Alessandro De Filippo
26/09/2021 – Il Primato Nazionale


Roma, 26 set – Abbiamo assistito nel corso degli anni alla creazione di una nuova alleanza situata al centro del panorama politico nazionale, composta dalla triade Italia Viva, +Europa ed Azione. Formazioni compatibili per programmi e visioni della società, principalmente incentrate sulla vicinanza alle idee dell’Unione Europea ed all’ambientalismo ideologizzato. Tuttavia, è usuale ascoltare le dichiarazioni di esponenti delle tre forze che presentano il proprio programma come vicino alle posizioni del “riformismo”.

I partiti centristi che si rifanno al riformismo

Definizione ampia e storica, il riformismo affonda le proprie radici nella Prima Repubblica e si presenta alternativa allo status quo che dal dopoguerra ha contraddistinto il nostro scenario istituzionale. Appare utile analizzare le principali proposte del trittico centrista in questione, al fine di comprendere se tale definizione possa essere con esse realmente compatibile.

In primis, sono da osservare le considerazioni in merito all’Ue, che raccontano una vicinanza alle linee rigorose dell’austerità e del vincolo esterno che Bruxelles esercita. Inoltre, anche le proposte in materia di ambientalismo non presentano quasi nessuna differenza dalle ambizioni mainstream, distanti dalle logiche imprenditoriali e dalla difesa del lavoro. Pertanto, queste appaiono le prime tematiche principali in cui una forza politica riformista dovrebbe richiedere maggiori modifiche ed incentrare delle lotte.

Argomento su cui appaiono condivisibili le ragioni espresse dalla coalizione è quello della giustizia. In tale ambito ognuno dei tre partiti non stenta a definirsi garantista ed a proporre una riforma degna di questo nome. Iniziative meritevoli ed apprezzabili, che però subiscono perdita di valore se presentate da chi ha votato in Parlamento per consentire il processo a Matteo Salvini. Scelta che resterà negli annali come macchia della Repubblica Italiana e che segnerà un precedente piuttosto negativo per la nostra democrazia.

Ecco perché Italia viva, Azione e +Europa non sono veramente riformisti

Anche in ragione di ciò, la valutazione complessiva sull’effettivo riformismo di Italia Viva, Azione e +Europa non è ad oggi positiva. Pesa la mancanza di reali proposte di cambiamento e stravolgimento istituzionale, che possano apportare dei benefici nel tessuto popolare. Assenze che, se non colmate nel prossimo futuro, renderanno la coalizione sempre più debole e priva di forza politica. Anche in virtù del taglio dei parlamentari che ha reso esiguo lo spazio per ogni forza di centro, con il momento di scegliere in quale dei due schieramenti maggioritari confluire che appare sempre più vicino.

Tommaso Alessandro De Filippo

Esiste davvero il “Grande centro” di cui tanto si parla?


Tommaso Alessandro De Filippo
11/12/2021 – Il Primato Nazionale


Roma, 11 dic – Novità politica principale delle ultime settimane è rappresentata dalla possibile nascita di un nuovo partito centrista, già ribattezzato “Grande centro”. Un’unione di piccole forze e singoli esponenti che andrebbero a formare un contenitore politico che, stando agli annunci, si candiderebbe alle prossime elezioni. Principali figure facenti parte dell’assembramento sarebbero Matteo Renzi e Giovanni Toti, che fino ad oggi hanno ricoperto incarichi in schieramenti opposti.

A differenza di altri osservatori non crediamo nelle ragioni di nascita del contesto annunciate pubblicamente. Semmai, sembra più una mossa del centrodestra volta ad inglobare le micro forze non facenti parte dell’area liberal-progressista, ad oggi presenti in questo fantomatico “Grande centro”.

Grande centro: una mossa del centrodestra verso il bipolarismo?

A motivare l’osservazione è l’esigua (quasi inesistente) porzione elettorale di cui questa nuova alleanza potrebbe fregiarsi. Lo stesso Matteo Renzi, nel corso dell’ultima Leopolda, ha ironicamente dichiarato che il nuovo schieramento produrrebbe di fatto più sigle che elettori. Inoltre, con il taglio di deputati e senatori in vigore dalla prossima legislatura lo spazio parlamentare andrà a ridursi ulteriormente, tagliando le speranze di numerosi esponenti di lista.Una serie di complicazioni che si aggiunge alle maggioranze di centrodestra che permettono ad esponenti del progetto come Giovanni Toti e Luigi Brugnaro di governare rispettivamente la Regione Liguria e la città di Venezia.

Anche in ragione di ciò, appare complesso immaginare che entrambi si distacchino dallo schieramento che li tiene in vita per costruire alleanze incerte. Non a caso Carlo Calenda, di cui abbiamo trattato le difficoltà ad aderire ad uno schieramento conservatore, ha preso le distanze dal contesto. Possiamo giudicare il nuovo progetto politico come un modernizzato ritorno della “balena bianca” con cui la Democrazia Cristiana abituò gli italiani. Una mossa con cui il centrodestra prova ad aggregare chiunque sia distante, per ragioni ideologiche o pratiche, da PD e M5S. Scelta che delineerebbe ancora di più uno scenario di tipo bipolarista.

Tommaso Alessandro De Filippo