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Confessioni di un governatore. Intervista ad Attilio Fontana

Confessioni di un governatore. Intervista ad Attilio Fontana

Di Francesco Subiaco

Attilio Fontana, 70 anni, avvocato, una carriera nell’amministrazione e nel rapporto con il territorio. Sindaco, presidente dell’assemblea dei sindaci, presidente della regione, candidato a questa tornata elettorale per rinnovare il suo secondo mandato come governatore della Regione Lombardia. Eccellente amministratore, volto moderato e responsabile della Lega, che ha attraversato dagli inizi della Lega Lombarda passando per la svolta salviniana e l’attualità, di cui oggi è uno dei più noti ed apprezzati esponenti. Da sempre legato alla cultura liberaldemocratica, si ricandida a questa tornata elettorale con un programma e un pareterre di candidati capace di far convergere conservatori e liberali, leghisti e centristi, popolari e mazziniani (tra i candidati della sua lista Civica spiccano infatti anche i repubblicani Valerio Massimo Antonelli e Silvia Gioventù del Pri lombardo) in una proposta politica capace di conciliare responsabilità e connessione sentimentale nazionalpopolare, senso delle istituzioni e legame col territorio, l’autonomia con la coscienza nazionale. Fontana è nell’immaginario collettivo “il governatore” per antonomasia, il rappresentante di un centrodestra che non solo vuole incarnare le istanze popolari, ma soprattutto trasformarle nell’anima delle istituzioni, che sa guardare oltre le ideologie in nome di una visione dell’amministrazione pragmatica e concreta.

Presidente Fontana, Lei ha guidato la regione Lombardia durante un periodo durissimo come quella della zona rossa e della pandemia. Che ricordo ha di quei giorni e come ha vissuto quella stagione così complessa?
Non scorderò mai le notti a studiare un nemico invisibile che nessuno ci aveva preparato ad affrontare. Abbiamo fatto tutto quello che era possibile fare per salvare il maggior numero di persone. Il dolore per chi ha perso la vita e per le loro famiglie sarà sempre una ferita aperta nel mio cuore. Senza dubbio la difficoltà più grande è stata far comprendere a Roma che la situazione in Lombardia era più grave di quello che loro percepivano. Nel primo periodo ci siamo sentiti abbandonati. Il Governo ha dichiarato lo stato di emergenza il 31 gennaio 2020, ma non si è preoccupato, pur avendone la competenza esclusiva, di fare provviste di dispositivi e macchinari che poi sarebbero stati essenziali per il personale sanitario. C’è stata una grande sottovalutazione del problema, il resto è storia. Come dicono anche all’Estero se il covid avesse colpito un’altra regione, soprattutto del sud, gli effetti avrebbero potuto essere ben più drammatici. Il nostro eccellente sistema sanitario ha arginato e gestito al meglio una situazione pazzesca.


Come giudica la sua esperienza di governatore e quali sono stati i momenti più importanti e significativi del suo mandato?
È stato un privilegio per me guidare la regione definita locomotiva d’Italia e motore d’Europa. Tra i momenti più significativi di questo mandato c’è sicuramente la gioia per l’aggiudicazione delle Olimpiadi 2026 e poi la ripartenza dopo la pandemia. Il grande piano vaccinale, portato avanti da Bertolaso che ci ha consentito di mettere al sicuro il 91% dei lombardi sopra i 5 anni e il 94% degli over 12, una percentuale che ci ha visto primeggiare non solo in Italia, ma in Europa. Poi il ‘Piano Lombardia’ concepito e lanciato per sostenere la nostra economia e dare un messaggio di speranza. Oltre 8000 interventi ammessi e finanziati per 3mld e 640 milioni, 5700 cantieri aperti e 2700 completati da parte di comuni, province e altri soggetti pubblici. Un investimento di 4,2 miliardi di euro di risorse regionali che ne ha generato da parte degli enti locali ulteriori 2,3. Si stima che il Piano abbia prodotto un incremento del Pil regionale dello 0,8 per cento, con un incremento della occupazione di circa 36mila unità in Lombardia e di altri 12mila fuori regione. Siamo molto orgogliosi di questa scelta che, di fatto, ha anticipato di oltre un anno il Pnrr, e soprattutto perché l’abbiamo realizzata lavorando in sinergia con i Comuni.


-Che considerazioni trae riguardo la prosecuzione del progetto di autonomia differenziata? E come risponde alle critiche mosse al suo partito riguardo questo tema?
Alle critiche rispondono i fatti e questi dicono che l’attuazione dell’autonomia differenziata per la Regione Lombardia è un problema politico nazionale e su questo, mi pare, ci sia coesione nella maggioranza e penso che potrà arrivare nel 2023. Anche il presidente del Consiglio Giorgia Meloni si è resa conto che questa riforma guarda al futuro e all’efficienza degli Enti locali e dei servizi ai cittadini. Il ministro per le Autonomie Roberto Calderoli sta facendo un pressing su tutti i governatori del sud e sta cercando di spiegare come questa riforma sia utile anche per loro. Anche se con qualche sfaccettatura diversa da parte di tutti c’è disponibilità.

Quali saranno i principali temi su cui verterà la sua candidatura e quali le battaglie saranno prioritarie in caso venisse rieletto?
La vision strategica per la Lombardia del futuro ha l’obiettivo di mantenere il suo posizionamento come leader nazionale e di migliorare la propria attrattività internazionale, avendo come punto di riferimento le persone e il miglioramento della loro qualità della vita e agendo su alcuni driver principali: le infrastrutture materiali e digitali, per connettere il territorio in tutte le sue aree e permettere di cogliere le opportunità legate alle trasformazioni tecnologiche anche in un’ottica di transizione ecologica; il sistema dei servizi al cittadino, mantenendo un ecosistema che permetta lo sviluppo delle potenzialità individuali, partendo dal benessere delle persone e sostenendo cittadini e famiglie; gli investimenti sul capitale umano come driver per migliorare competitività e produttività, integrando tra loro le filiere scuola, formazione, lavoro e impresa per garantire lo sviluppo delle competenze del futuro; le strategie di sviluppo territoriale per una Smart Land sempre più connessa e resiliente, potenziando la coesione e l’inclusione sociale e valorizzando il patrimonio paesaggistico e culturale della Regione e, al contempo, garantendo lo sviluppo sostenibile e la protezione delle biodiversità.

-Che opinione ha della possibilità di un ritorno del nucleare in Italia?
Credo che il nucleare di ultima generazione sia sicuramente da prendere in considerazione, a patto che sia data ogni tipo di garanzia ai cittadini. Sono ottimista, visto lo sviluppo che sta avendo nel mondo. Viene considerato sostenibile anche da un punto di vista ambientale e infatti l’Europa lo prevede come una delle forme di approvvigionamento energetico.

Quali sono stati i momenti più importanti del suo percorso politico e quali la hanno formata di più?
Sicuramente l’avvicinamento alla Lega. Nella prima fase come osservatore, affascinato dal discorso delle Autonomie. Poi senza dubbio tutti gli incarichi assunti come amministratore, ognuno mi ha dato qualcosa: da sindaco di una piccola cittadina come Induno Olona, a presidente del Consiglio Regionale, a nuovamente sindaco, ma stavolta di una città più grande, a presidente di tutta l’assemblea dei sindaci lombardi e infine l’incarico ancora più impegnativo come presidente di Regione Lombardia.

-Quali sono i riferimenti culturali di Attilio Fontana?
Il mio riferimento culturale è stato negli anni della formazione quello del Partito liberale. Mio padre era un simpatizzante e io l’ho seguito. Avevo stima soprattutto per Malagodi.

Antonelli:”Con Fontana per difendere i valori europei e liberaldemocratici della Lombardia”

Antonelli:”Con Fontana per difendere i valori europei e liberaldemocratici della Lombardia”

Il 12 e il 13 Febbraio si svolgeranno le elezioni regionali in Lombardia per l’elezione del presidente di Regione e del Consiglio Regionale, una competizione elettorale che vede sfidarsi tra loro Attilio Fontana, già ex presidente della Regione, Letizia Moratti e Pierfrancesco Majorino. A sostegno della candidatura di Fontana i repubblicani lombardi hanno candidato Valerio Massimo Antonelli, segretario regionale della FGR e membro della segreteria nazionale del Pri. Antonelli, a 19 anni, è il candidato più giovane di tutta la competizione elettorale e con la sua candidatura vuole portare avanti una voce laica, repubblicana, europea e mazziniana all’interno della lista a sostegno dell’ex governatore.

Perché ha scelto di candidarsi per le elezioni regionali in Lombardia e quali sono le principali iniziative che propone con la sua candidatura?

Ho scelto di candidarmi, come ho scritto nel mio messaggio elettorale, perché credo nella forza della politica, che è la forza del fare. Gran parte delle cose che oggi diamo per scontate si devono non alla provvidenza, ma a uomini che si sono rimboccati le maniche e hanno afferrato le grandi opportunità per la coda. Avendo 19 anni, credo di poter rappresentare bene il mondo studentesco. La sola città metropolitana di Milano dispone di sette università e più di 2000 scuole di ogni ordine e grado. È un mondo, di residenti come di fuorisede, che esige una solida rappresentanza nelle istituzioni, perché saremo noi in primis a pagare le conseguenze delle scelte di oggi.

Quali saranno le iniziative che proporrete per rispondere alle esigenze del mondo giovanile?

È necessario un coordinamento sempre maggiore tra istituzioni regionali e scuola. Non di invasione dei reciproci campi, ma di reciproca collaborazione. Per questo sarebbe ottima cosa continuare a organizzare incontri come quelli promossi dal Consiglio Regionale della Lombardia l’inverno scorso, dal titolo “I giovani incontrano le istituzioni”, in giro per i licei, ma penso anche per le università.
Credo che iniziative del genere, facendo educazione civica, sarebbero un primo rimedio contro il forte sentimento di antipolitica che tra i giovani purtroppo spopola. Un coordinamento più capillare con l’apparato scolastico e le consulte studentesche provinciali, andrebbe poi a beneficio soprattutto della Regione e degli enti che sono chiamati a decidere sul futuro dei giovani.

Quanto sono attuali i valori repubblicani e mazziniani in questo scenario?

Tantissimo. Non solo in questo scenario. Da Mazzini e Cattaneo i Repubblicani vogliono solo un’Italia moderna. Che sia più giusta, ma anche più ricca e più libera. Sono orgoglioso di candidarmi nella circoscrizione di Milano perché qui è dove Giovanni Spadolini venne eletto consigliere comunale, con quasi 40 mila preferenze.
Il quale non a caso, all’apice della sua carriera politica, amava definirsi “Senatore a vita di Milano”. Perché Milano è una città europea, civile, competitiva, moderna, dove il lavoro, e solo il lavoro, come pensava Mazzini, ha realizzato il futuro che oggi viviamo.

-Perché come Repubblicani avete scelto di proseguire il sostegno alla candidatura di Fontana?

Ha spiegato bene le ragioni l’amico Franco De Angelis. La candidatura Moratti è priva di un reale intento di governo, e il terzo polo che la appoggia altrettanto. Inoltre, dalle elezioni comunali di Roma sono molti gli episodi che hanno fatto pensare al Partito Repubblicano non solo lombardo che possano esistere alleati ben più validi.
Quanto a Majorino, per sua stessa ammissione i valori liberali non lo riguardano.
Fontana, invece, si è rivelato, al netto di una campagna mediatica segnata da una opposizione molto marcata, un amministratore equilibrato, moderato, che in certe zone della Lombardia, vedi Varese, ha fatto cose che non si era mai riuscito a fare da quando le regioni esistono.

-Quali saranno le priorità dei candidati repubblicani in questa competizione elettorale?

Porre l’attenzione sullo sviluppo economico di Milano, e della Lombardia, perché essenziale per la vita della regione; aumentare ancora di più l’attrattività verso i mercati, come ha fatto benissimo Fontana in questi 5 anni; guardare alla scuola (soprattutto a quella pubblica, perché la formazione dell’uomo libero non può essere lasciata alle paritarie) non come un bene secondario ma come la fonte di tutto il resto.