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INSEGNA CREONTE: LUCIANO VIOLANTE RACCONTA LA COSCIENZA DEGLI UOMINI

– Francesco Subiaco

Luciano Violante è uno dei personaggi più interessanti della storia politica contemporanea, che si è mosso nella scena politica, come il protagonista segreto degli ultimi vent’anni. Lucido, indipendente, acuto e coltissimo, ha fatto della sua esperienza da giurista e membro delle istituzioni, un patrimonio unico di conoscenza e profondità, che lo rendono uno dei più affidabili e interessanti analisti delle sfide del presente. Una capacità che emerge in ogni pagina di “Insegna Creonte. Tre errori nell’esercizio del potere” (IL MULINO). Un testo in cui l’ex presidente della camera, si immerge nei meandri e negli abissi delle coscienze degli uomini che hanno fatto la storia della cosa pubblica. Dal Terrorismo a Tangentopoli, da Maastricht alla guerra fredda, passando per la scomparsa della classe politica, Violante con il suo testo crea una vera e propria fenomenologia dell’errore politico. Un terreno che, come ammette lo stesso autore nel testo, lo ha sempre interessato, poiché riguarda “la caduta della persona e la sua possibile riabilitazione”. Utilizzando la figura letteraria di Creonte, personaggio straordinario dell’Antigone, egli mostra come il potere, vittima del proprio delirio di onnipotenza, tenda ad astrarsi dalla realtà finendo per autodistruggersi. Perseguire fini giusti in modo sbagliato, credersi vincitori senza conquistarsi questo ruolo nella realtà, rinchiudersi nelle prigioni della propria infallibilità trasformano gli errori in crimini, i crimini in castighi, che prima poi si dovranno subire. Sopravvalutare se stessi, inseguire le emozioni al posto che dirigerle, esasperare il conflitto senza averne la padronanza sono tre dei grandi errori che compiono i politici vittima di una mai accettata cupio dissolvi, da cui le uniche vie di fuga sono la lucidità, l’ascolto, il contatto col cosiddetto common touch. Insegna Creonte, non è solo un saggio sull’errore, ma la via della redenzione, della soluzione contro gli sbagli dell’uomo politico che andrebbero conosciuti prima di trasformare la propria esperienza politica in un caso da manuale.

E’ giusto che la Corte Costituzionale decida sulla fattibilità di ogni referendum?

Ripreso da “Il Primato Nazionale”




Al termine della verifica dei 15 giudici aventi diritto la Corte Costituzionale italiana si è espressa sulle 8 proposte di referendum incentrate su eutanasia legale, cannabis legale e giustizia, accettando 5 quesiti sulla riforma della magistratura e rifiutando i restanti. Non intendiamo sollevare un dibattito nel merito delle singole tematiche affrontate nelle proposte, su cui opinioni e punti di vista sono molteplici e spesso discordanti anche tra individui con sensibilità ed aree politiche di riferimento simili e compatibili. Tuttavia, intendiamo ragionare sull’effettivo iter che una proposta di referendum deve affrontare prima di essere sottoposta al giudizio popolare, percorso travagliato e facilmente utilizzabile dal sistema giuridico per provare ad impedirne il cammino.

Referendum, i numeri delle firme raccolte esprimono una volontà popolare ben delineata

In primis, è necessario evidenziare un dato fattuale: i numeri delle firme raccolte (digitali o in presenza) testimoniano un indirizzo ed una volontà popolare ben delineata. Una motivazione che dovrebbe far riflettere quando dibattiamo di rappresentanza popolare e rispetto delle istanze che giungono ai palazzi del potere dai cittadini. Tuttavia, con il vaglio della Consulta da superare, ogni referendum rischia di subire uno stop basato sulle decisioni di 15 esponenti che appartengono all’ambito della magistratura, contesto che da decenni a questa parte dimostra in molti casi la propria politicizzazione ed interpretazione ad hoc delle norme giuridiche.

Cosa dice la Costituzione in materia

Inoltre, proprio sul diritto ed il merito della Corte Costituzionale urge ricordare ciò che la Costituzione stessa sancisce quando si esprime in materia di referendum. All’interno dell’art. 75 è esplicitato che: “Sono escluse dal referendum abrogativo le leggi tributarie, di bilancio, di amnistia e di indulto, di autorizzazione a ratificare trattati internazionali. Non è possibile abrogare disposizioni di rango costituzionale, gerarchicamente sovraordinate alla legge ordinaria”. Quattro tematiche precise (su cui comunque si potrebbe dibattere a lungo) che escludono di fatto la totalità degli argomenti proposti in questa occasione.

Bisognerebbe privilegiare giudizio e volontà popolare

Anche in ragione di ciò, sarebbe utile ipotizzare di privilegiare giudizio e volontà popolare, modificando poi la Carta costituzionale in base alla volontà dei cittadini italiani. In tal caso potrebbero evitarsi interpretazioni ad hoc da parte dei magistrati e giochi di palazzo volti a favorire piuttosto che depotenziare delle possibili riforme. Inoltre, si dimostrerebbe il reale interesse di voler avvicinare i cittadini alla politica, nella speranza possa già accadere adesso con i 5 quesiti che saranno sottoposti al voto dei cittadini in primavera.