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Intervista a FABRIZIO DORE

Commissario Regionale Forza Italia Giovani Emilia Romagna

FABRIZIO DORE: “L’AMORE PER LA POLITICA MI È STATO TRASMESSO DA PAPÀ. LA POLITICA DEVE PUNTARE SUI VALORI E SULLA CONCEZIONE DI COMUNITA’

Fabrizio Dore è un punto di riferimento, sul piano nazionale, per chi si riconosca in degli ideali liberali e di centro destra. Infatti, con il suo impegno, la sua passione e la sua costanza porta avanti le proposte politiche di Forza Italia, all’interno dell’Emilia Romagna, la sua regione. Pertanto, aver dialogato con lui è stato profondamente formativo, oltre che fonte di ulteriore conoscenza di una persona ed un amico vero, senza cui il blog di “Generazione Liberale” non avrebbe mai preso vita e forma.

In che modo è nata la tua passione per la politica?

La passione per la politica penso di averla ereditata dal mio papà. Lui non è un militante ma a tavola c’era sempre il tg acceso per seguirla, sentivo i suoi pensieri, i suoi commenti. A casa ci sono sempre stati libri di storia politica, in modo particolare quelli di e su Cossiga (papà è sardo); quindi sicuramente la passione è nata da lui.

Ritieni che tale mondo, al giorno d’oggi, abbia la giusta e dovuta attenzione alle classi giovanili?

La società di oggi è concentrata sui giovani, non è vero il contrario. Basti pensare a quante possibilità ci sono per noi in campo culturale così come in quello sportivo, fino all’ambiente imprenditoriale o universitario. Molte in più di quante non ve ne fossero in passato. Tuttavia, il problema è che ad esser concentrata sui giovani non è la politica (che gestisce la società). Ancor meglio potremmo dire che la politica è cambiata a tal punto da trasformare i giovani in mero strumento per mantenere il proprio potere, invece di reputarli quale strumento di crescita personale, di idee e di valori. I partiti devono tornare ad essere una scuola di formazione politica e umana, guardando ad un modello dove i valori della comunità siano quelli fondanti

Che ruoli ricopri all’interno dei contesti di cui fai parte? Che tipo di impegno quotidiano comportano?

Sono Vice Coordinatore Provinciale a Ravenna per Forza Italia e sono Commissario regionale dell’Emilia Romagna per il settore giovanile (incarico ricevuto dal Coordinatore Nazionale Marco Bestetti). Questo secondo ruolo però è verso la fine del mandato, anche perché a 36 anni compiuti, giovane lo sono un po’ meno. Sono due ruoli diversi e mi impegnano il tempo in modo opposto Entrambi però richiedono una passione e una dedizione notevole, spesso stancante soprattutto dal punto di vista mentale, ma il lavoro ripaga sempre e le soddisfazioni sono davvero tante. Inoltre in regione ho un gruppo di ragazzi fantastici, preparati, intelligenti, con ardore politico e amanti della libertà. Devo tanto a loro se l’Emilia Romagna è ripartita e cresciuta tanto. Inoltre non posso dimenticarmi delle collaborazioni avute, dai Giovani Repubblicani, guidati dal grande Marco Spina, l’amico Tommaso De Filippo, fino a Gioventù Liberale coordinata divinamente da Giulia Pantaleo

Che persona è Fabrizio Dore nella vita comune? Di cosa si occupa e quali sono le sue passioni?

La risposta non è semplice, perché doversi descrivere significa prima di tutto fare i conti con i lati negativi di sé stessi. Mettiamola così, sono una persona amabile sotto tutti i punti di vista, ma solo dopo che hai imparato ad apprezzare anche i lati negativi, che poi negativi… dipende sempre chi si ha di fronte, per alcuni sono così, per altri sono positivi. Come lavoro svolgo l’attività di magazziniere presso una ditta che produce olio di semi. Le mie passioni sono i libri, la tecnologia, il Milan e… il whisky.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Vorrei riuscire a trasformare la mia passione per la tecnologia, in modo particolare per tutto quel che riguarda la grafica e i social, nel mio lavoro, ma devo ancora studiare tanto. Il mio impegno in campo politico spero possa essere ancora lungo, dato che la politica è qualcosa di davvero bello se hai la fortuna che ho avuto io, incontrando nella mia città persone oneste, con le quali nasce in primis una vera amicizia. Permettimi quindi un ringraziamento che viene davvero dal cuore, ogni risultato che ho raggiunto fin qui, piccolo o grande, lo devo a due persone che sono due amici, Bruno Fantinelli e Alberto Ancarani, a loro devo tutto. Infine è doveroso ringraziare lo staff del Coordinamento regionale di partito, dal Capogruppo in Senato la Sen. Anna Maria Bernini, il Coordinatore regionale Enrcio Aimi e il mio amico nonchè Vice Coordinatore regionale Aldo Marchese.
Evviva Forza Italia! Evviva la Libertà !

Intervista a TEI GIUNTA

TEI GIUNTA: “SU SESSO ED EROTISMO ANCORA TROPPO SCALPORE E TROPPI STERIOTIPI”

Tei Giunta è una libera professionista, esperta in marketing e comunicazione, curatrice di un rubrica su Radio Deejay ed un blog totalmente incentrato su tematiche erotiche. Infatti, la sua celebrità ed il suo seguito sono dovute anche alle sue capacità innovative in materia, dato che l’Italia appare come nazione ancora estremamente bigotta ed arretrata su argomenti che in nazioni estere godono di maggiore informazione pubblica, senza destare scalpore e perplessità. All’interno della nostra conversazione con Tei abbiamo ascoltato il suo trascorso e le sue esperienze che hanno contribuito a renderla la prima “Sexinfluencer italiana”.

Come è nata in te l’idea di creare un blog dedicato esclusivamente ad argomenti erotici?

Già all’età di 13 anni se c’era una cosa che non mi andava proprio giù è il modo totalmente differente con cui “maschi” e “femmine” vengono educati e cresciuti rispetto alla sessualità. Mi sono sempre stati molto stretti gli stereotipi di genere, ancora più stretti dei jeans skinny che andavano tanto di moda qualche anno fa! L’ampia diffusione di stereotipi legati alla sessualità ha creato dei veri e propri “sexual script” copioni sessuali, ovvero degli schemi cognitivi su come uomini e donne dovrebbero comportarsi in relazione all’erotismo. Se nel mondo maschile tali stereotipi sono caratterizzati da una continua celebrazione della propria “potenza sessuale”, nell’universo femminile i pregiudizi viaggiano in un percorso diametralmente opposto. A fine maggio 2021 ho deciso di prendere tutti questi miei pensieri e riflessioni e metterli nero su bianco, ma non voglio farlo da sola, non voglio farlo solo per me, ma per tutte le persone che almeno una volta nella loro vita si sono fermate e si sono fatte le mie stesse domande… e anche per quelle che ancora non se le sono mai fatte.

In che modo lanciare e trattare determinati messaggi evitando la censura ed il moralismo di alcuni?

Io credo ci voglia sempre una giusta dose di ironia e serietà. Il sesso è un argomento che da sempre genera imbarazzo e l’imbarazzo spesso si tramuta in risata. Le persone quando sono a disagio, spesso, ridono. Allora ho pensato che trattare certi temi con ironia sarebbe potuta essere la chiave giusta per arrivare a più persone possibili.

Ritieni che le tematiche che tratti siano conosciute nel modo corretto dalla nostra società attuale?

Sicuramente c’è ancora parecchia disinformazione su tanti temi, ma non voglio erigermi al ruolo di qualcuno che fa “divulgazione sessuale”, non ho studiato per questo. Mi pongo sempre con molta umiltà e cerco il confronto con le altre persone. Non ho risposte, ma solo tante domande a cui trovare risposta tutti insieme.

Parlaci della tua rubrica su Radio Deejay, come è incentrata e strutturata?

La rubrica su Deejay nasce per caso e ha sicuramente una linea e un tono molto leggero, dato che è all’interno di un programma di puro intrattenimento. Di fatti, spesso, quando le persone iniziano a seguirmi dopo avermi ascoltata in radio si stupiscono del fatto che io tratto argomenti anche in modo molto più serio e approfondito.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Sono davvero tanti, ma non mi sento assolutamente pronta a condividerli al mondo. Per il momento, top secret!!

Intervista al Dr. Matteo Bassetti

MATTEO BASSETTI: “CAMPAGNA VACCINALE IMPORTANTE E NECESSARIA. TOGLIEREI TUTTE LE LIMITAZIONI ANCORA IN VIGORE”

Abbiamo intervistato il Dr. Matteo Bassetti, direttore della Clinica Malattie Infettive del Policlinico San Martino di Genova e virologo impegnato sin dal principio dell’emergenza nella lotta al Coronavirus. Ha pubblicato di recente il suo testo “Una lezione da non dimenticare” ed è spesso ospite nei talk show televisivi.

Dr. Bassetti, come valuta il lavoro svolto dalla classe giornalistica e da quella medica nel corso dell’emergenza pandemica?

Dipende dai momenti e dai periodi dell’emergenza. Ritengo ci sia stata una fase iniziale di incertezza, dove giornalisti e medici sono andati un po’ in confusione. Successivamente si è arrivati ad una maggiore conoscenza del Covid ed è lì che alcuni giornalisti hanno volutamente scelto di non informare correttamente e scientificamente. Ad esempio, in merito ai vaccini abbiamo assistito ad una chiara verifica di ciò che dico: il siero Astrazeneca è stato comunicativamente distrutto per prendere dei likes e vendere qualche copia in più. Infatti, si è scoperto presto che in nessun caso questo vaccino abbia contribuito a provocare decessi, come è stato invece raccontato per settimane. Inoltre, anche sulle cure domiciliari è stata creata incertezza da alcuni giornalisti. Tuttavia, non generalizzo ed ho personalmente constatato come in molti si siano correttamente informati ed abbiano intenzione di fare il proprio lavoro in maniera corretta.

In che modo prospetta il prossimo inverno sul piano sanitario nazionale?

Credo si siano fatti dei passi in avanti importanti, soprattutto sulla vaccinazione. Ad oggi, più dell’80% degli italiani hanno ricevuto almeno una dose e, contando coloro che hanno avuto il covid e sono poi guariti, raggiungiamo percentuali superiori al 90% di persone che abbiano delle difese contro il virus. Tuttavia, avremo certamente anche nel prossimo inverno dei casi di malati che finiranno in terapia intensiva, ma credo e mi auguro si resti in numerici sotto controllo. Dovremo avere pazienza in ambito sanitario per qualche altro mese, ma penso che dalla fine dell’anno potremo accantonare e cancellare ogni tipologia di stato d’emergenza e di limitazione sociale ed individuale, favorendo un totale ritorno alla normalità.

Qual è stato il momento più complesso dall’inizio dell’emergenza sanitaria ad oggi?

Sicuramente l’inizio. Febbraio, marzo ed un pezzo di aprile del 2020 sono stati realmente complicati per me e per il mio gruppo di lavoro. Si è trattato di uno tsunami sanitario, anche perché conoscevamo poco sul piano delle cure da somministrare ai malati ed avevamo i reparti pieni. Inoltre, c’era paura, caos e terrore tra i cittadini che non favorivano alcun ritrovo della serenità. Ho sempre cercato di rimanere calmo ma non è stato affatto facile.

Teme per la sua incolumità fisica, dati gli attacchi ricevuti nelle scorse settimane? Cosa risponde a chi l’accusa di aver promosso terrorismo psicologico?

Continuo a ricevere attacchi e certamente temo per la mia incolumità e quella della mia famiglia, non a caso Prefettura e Questura hanno scelto di pormi sotto tutela. Ritengo di non essermi meritato e di continuare a non meritare trattamenti simili. Non mi aspettavo ringraziamenti per il mio lavoro ma neanche minacce di morte. Un paese degno di questo nome non dovrebbe permettere che i propri medici vengano minacciati ed attaccati quotidianamente sui social e dal vivo. Inoltre, ritengo di non aver mai fatto del terrorismo psicologico, essendomi semplicemente limitato ad invitare i cittadini alla vaccinazione ed a raccontare la drammatica realtà che in molti casi ho avuto dinanzi. Non penso che ciò significhi fare del terrorismo mediatico o psicologico ai danni della popolazione.

In chiusura, quali sono i suoi prossimi progetti lavorativi e di vita?

Il mio principale progetto di vita è quello di continuare a fare il mio mestiere, augurandomi di non dover rincorrere nuove emergenze sanitarie. Sono tornato a Genova, la mia città, a novembre del 2019, dopo aver trascorso 9 anni ad Udine come Direttore di Malattie Infettive. Pertanto, appena tornato ho dovuto confrontarmi con questo disastro sanitario e sociale.

Intervista a Pietrangelo Buttafuoco

PIETRANGELO BUTTAFUOCO: “CON LA PANDEMIA NESSUNO SPIRITO CRITICO DA PARTE DELLA CLASSE GIORNALISTICA ITALIANA

Abbiamo intervistato Pietrangelo Buttafuoco, intellettuale e scrittore, punto di riferimento culturale per chiunque si riconosca nella difesa e nel racconto delle tradizioni territoriali e storiche italiane. Pertanto, le sue considerazioni rappresentano per noi una chiave di lettura formativa e di notevole importanza valoriale.

Prof. Buttafuoco, può esprimerci una sua considerazione sul lavoro svolto dalla classe giornalistica italiana nel corso dell’emergenza pandemica?

Più che una valutazione la mia è una vera e propria constatazione. Soprattutto nelle emergenze è necessario un minimo di spirito critico, che è stato con la pandemia completamente schiacciato ed ammorbato dalla classe giornalistica. L’emergenza viene affrontata solitamente con la logistica e non con la burocrazia. Tuttavia, l’informazione nostrana si è ampiamente adeguata all’incubo burocratico utilizzato in Italia.

Crede quindi che l’estensione del Green Pass e l’eventuale introduzione dell’obbligo vaccinale non potranno rivelarsi soluzioni efficaci, al fine di contrastare la pandemia?

Magari funzionasse il Green Pass. Esso dovrebbe essere il momento finale di una certificazione, ed è stato invece retrocesso al rango intermedio che deve necessariamente essere confermato di volta in volta. Sia attraverso un tampone o comunque autocertificazione.

Di che misure sociali ed economiche avrebbe bisogno l’Italia per ripartire?

Siamo nella fase finale dell’emergenza ma è ancora necessaria la logistica, quella con cui siamo riusciti in passato a superare tragedie naturali come alluvioni e sisma.

In che modo auspica il futuro dell’informazione nostrana?

Sono abbastanza rassegnato alla situazione attuale della nostra informazione, pertanto non auspico nulla. Anche perché il giornalismo è parte integrante di un meccanismo che fa riferimento ad un tipo di sistema, ad uno status quo.

In chiusura, quali sono i suoi prossimi progetti lavorativi?

Non essendo più giornalista mi occupo solamente di quello che è il mio lavoro, che spazia dalla letteratura al mondo del teatro e su cui sono concentrato per il futuro.

Intervista a Marcello Sorgi

MARCELLO SORGI: “ATTUARE BENE IL PNRR È FONDAMENTALE. ALL’INFORMAZIONE ITALIANA SERVIRÀ UNA SVOLTA”

Marcello Sorgi è una delle firme pregevoli del giornalismo italiano, dotata di splendida e chiara capacità analitica, unita a competenza culturale. Abbiamo conversato con lui, al fine di scoprirne valutazioni e prospettive sul futuro dell’informazione italiana e della nostra società. Riteniamo doveroso consigliarne il testo “Presunto Colpevole” incentrato sulla figura di Bettino Craxi. Un viaggio nelle debolezze e nei trascorsi umani dell’ex premier, con particolare attenzione al suo ultimo periodo di vita. Opera letteraria che andrebbe letta ed apprezzata soprattutto da coloro che si riconoscano nei valori del garantismo.

Dott. Sorgi, può esprimerci una sua considerazione riguardante il lavoro svolto dalla classe giornalistica italiana durante l’emergenza pandemica?

Penso sia una domanda generica, dato che ritengo non esista una vera e propria classe giornalistica. Tuttavia, il lavoro dei giornalisti è valutabile attraverso molteplici sfaccettature: alcuni giornali, Tv e Radio hanno lavorato certamente bene durante l’emergenza, considerando che eravamo dinanzi ad un fenomeno totalmente imprevisto e in qualche modo ignoto. Inoltre, in molti sono stati accusati di aver creato dei “mostri” con l’accentramento mediatico di virologi e scienziati. Non si considera però che ogni giornalista, dinanzi ad una tematica sconosciuta o quasi, cerca di rivolgersi ad un esperto del settore, per ottenere chiarimento e approfondimenti..

Ritiene che l’estensione del Green Pass e l’eventuale introduzione dell’obbligo vaccinale potrebbero rivelarsi delle soluzioni efficaci al contrasto della pandemia?

Trovo l’introduzione dell’obbligo vaccinale complessa da ottenere, dato che l’esecutivo non possiede su tale tematica una sicura  maggioranza parlamentare. Tuttavia, il governo ha il problema di convincere una parte di coloro che non si sono vaccinati a farlo. È necessario dire che i non immunizzati non sono tutti no- vax. Alcuni di essi hanno rifiutato il siero per distrazione, dubbio o perché preferiscono attendere. Pertanto, il Green Pass rappresenta uno strumento di convincimento, dato che l’impedimento di vita sociale e lavorativa prima o poi  spingerà a sottoporsi alla vaccinazione.

Di che misure sociali ed economiche avrebbe bisogno l’Italia per ripartire?

L’Italia è già ripartita, dato che abbiamo una ripresa economica attorno al 6%. Tuttavia, è necessario ottenere una buona attuazione del Recovery Plan, attraverso i progetti di modernizzazione in esso contenuti. Infrastrutture, sistema sanitario, digitalizzazione e trasformazione ecologica ne sono certamente le priorità. Alla base di tutto ciò c’è però una problematica che non bisogna nascondere, quella della fine dell’epoca dei sussidi e dei soldi dati a fondo perduto. Bisogna tornare ad una politica economica allo stesso tempo rigorosa ed impegnata, pur consapevoli che questo comporterà delle resistenze, dato che la gente si era ormai abituata a ricevere aiuti a piè di lista.

Che tipo di futuro auspica per l’informazione italiana?

L’informazione nostrana soffre da anni della crisi della carta stampata, dei quotidiani e della televisione e della contrazione del numero dei lettori e spettatori e del mercato pubblicitario. Serve una svolta decisa, che favorisca un netto miglioramento della qualità dell’informazione stessa, soprattutto su internet, dove appunto gli utenti faticano ancora a distinguere tra l’informazione seria, professionale e le fake-news. Al momento una parte della gente non distingue abbastanza tra le due cose, ed  è un peccato perché c’è una grossa differenza tra una qualità che rispetti dei canoni di professionalità e la diffusione di notizie false. Quando parliamo dei no-vax, ad esempio, molti di loro sono vittime di campagne di disinformazione che creano pregiudizi e condizionano pezzi di opinione pubblica. Una  trasformazione del genere richiederà uno sforzo notevole, anni di lavoro ed impegno,  piani di ristrutturazione in cui non sarebbe sbagliato intervenisse lo Stato per favorire la trasformazione delle aziende editoriali.

In chiusura, quali sono i suoi futuri progetti lavorativi, in ambito giornalistico e letterario?

In ambito giornalistico continuerò a scrivere sul quotidiano La Stampa, oltre a collaborare con la Televisione pubblica e quella privata. Sul piano editoriale sto lavorando ad un nuovo libro, ma dato che non si tratta ancora di un progetto ben definito preferisco non aggiungere altri dettagli

Intervista al Prof. Angelo Panebianco

ANGELO PANEBIANCO: “IL RECOVERY FUND È OCCASIONE DI RIPRESA, SPERIAMO NON VENGA STRAVOLTO. STO LAVORANDO ALL’ULTIMO LIBRO DI UNA TRILOGIA SULLA TEORIA SOCIALE”

Abbiamo intervistato il Prof. Angelo Panebianco, esponente di spicco del panorama culturale italiano, attualmente firma del Corriere della Sera. Pertanto, le sue analisi e prospettive sul mondo giornalistico, culturale e sociale italiano sono per noi fonte di notevole spunto e formazione.

Prof. Panebianco, come valuta il lavoro informativo svolto dalla categoria giornalistica nel corso dell’emergenza pandemica?

Nella prima fase dell’emergenza tutto il mondo ha vissuto un momento di profonda confusione, dato che nessuno conosceva le modalità con cui affrontare la problematica sanitaria.                Con il passare dei mesi abbiamo fortunatamente ottenuto maggiore chiarezza, grazie a scienza e politica che hanno saputo collaborare. Tuttavia, i giornali si sono divisi secondo le linee tradizionali: quelli più sensazionalisti hanno continuato a praticare il sensazionalismo, gli altri hanno provato ad informare. L’informazione è spesso stata confusa per causa delle voci discordanti interne ad essa, la polemica sul Green Pass è esempio calzante.

Lei crede che l’estensione del Green Pass e l’eventuale introduzione dell’obbligo vaccinale potranno rivelarsi soluzioni efficaci al contrasto della pandemia?

Sono favorevole all’estensione massima del Green Pass, dato che la ritengo una spinta a fare il vaccino. Impedendo ai cittadini di recarsi in numerosi luoghi si farà in modo che essi siano portati a vaccinarsi. Sull’obbligo per legge tocca alle autorità decidere ed a riguardo non saprei esprimermi. Tuttavia, ritengo che non sarebbe una grave limitazione di libertà, dato che essere liberi non significa poter violare la salute altrui.

Di che misure sociali ed economiche avrebbe bisogno la nazione italiana per ripartire?

Sappiamo che ci vorrebbero determinate riforme in Italia, quella della giustizia e del fisco in particolare. Tuttavia, dobbiamo scindere tra quel che andrebbe fatto e quel che potrà farsi, dato che determinate “resistenze” della burocrazia in Italia sono ben risapute. Pertanto, spero che il Recovery Fund non venga stravolto e che non vada perduta una grande occasione di ripresa.

Come prospetta il futuro dell’informazione italiana?

Volendo esprimere la mia modesta impressione direi che nel lungo periodo credo si possa arrivare ad un’informazione generalizzata, basata principalmente su quella online, spesso poco attendibile e povera di contenuti. Tuttavia, penso sarà presente anche una piccola percentuale di informazione molto qualificata, sicuramente costosa, dove le testate ed il proprio marchio faranno la differenza. Tutto ciò significherà un pubblico ristretto, pagante, che potrà usufruire della massima qualità del prodotto d’informazione. Questa è almeno la prospettiva che ritengo possibile si verifichi a lungo termine.

In chiusura, quali sono i suoi progetti lavorativi futuri?

Sto lavorando alla stesura del terzo volume di una trilogia di teoria sociale. Impiego parecchi anni a scrivere libri, dato che il primo dei tre è stato pubblicato nel 2009. Il secondo è uscito nel 2018 ed è un’applicazione della teoria sociale alle relazioni internazionali. Pertanto, il terzo sarà applicazione della teoria ad alcune forme di governo che si sono negli anni succedute. Credo che ci vorranno però altri due o tre anni per riuscire a terminarlo

INTERVISTA CAMILLA SCARPA

L’editoria italiana in questi anni sta vivendo la rinascita di una prospettiva controcorrente, lontana dai dogmi del politicamente corretto, che lotta per sottrarre alle mani avide della cancel culture, autori straordinari e immensi, colpevoli di aver scelto posizioni controverse, idee spregevoli. Ma nemmeno l’onta delle scelte sbagliate può impedire a questi autori di essere riconosciuti come maestri, come capolavori. Da Drieu la Rochelle a Carli, da Dugin a Orwell. Proponendo una editoria non ideologica, che rinuncia al culto dei santini della parte sbagliata e sfida le convenienze politiche per portare avanti il vessillo di una letteratura aristocratica, estetizzante. Tra queste figure spicca l’editrice Camilla Scarpa, intellettuale e traduttrice veneziana che ha proposto, tramite la sua Aspis,opere di spessore. Dal D’Annunzio intimo di Marinetti alla Quarta teoria politica di Dugin. Proponendo una letteratura non di parte, ma una parte della letteratura che non si può ignorare. Attraverso traduzioni raffinate e acconce(come direbbe Gadda) . Abbiamo incontrato l’editrice Scarpa mentre nel suo ufficio traduceva una delle nuove opere del suo catalogo.

Che opera sta traducendo?

Sto traducendo il romanzo allegorico di uno psichiatra, amico di Jung, “Come il giorno e la notte” un romazo inedito degli anni trenta, che in questo libro del 1934 ricostruisce e dà vita attraverso l’allegoria di una città utopica divisa in due parti che rispecchiano le parti dell’animo umano, di giorno e di notte, in cui il protagonista viene condotto in un viaggio virgiliano all’interno dell’inconscio umano, delle parti di Individua e Collettivopoli che rappresentano la parte più individualista e collettivista dell’animo umano. Una romanzesca divina commedia all’interno dell’inconscio umano tra archetipi e suggestioni.

Come è nata l’idea di fondare la casa editrice Aspis? Quale è il significato del suo nome?

Successivamente ai miei studi universitari mi sono unita d un gruppo di studiosi e ricercatori che hanno dato vita alla casa editrice Novaeuropa. Dopo quattro anni, vedendo che avevamo obiettivi e progetti diversi, ho deciso di seguire un mio indirizzo, per affiancare ad una parte storica-filosofica una dimensione più narrativa, attraverso pubblicazioni di romanzi, come i testi di Drieu La Rochelle, che ho proposto tramite Aspis. Ispirandomi poi ai progetti editoriali dell’Adelphi,riproponendo molti classici della letteratura francese segreta, grazie anche alla collaborazione con Marco Settimini. Il nome Aspis nasce dall’aspide, il serpente che ha morso Cleopatra, e dalla pianta dell’aspidistra. Una pianta che è centrale nell’opera di due grandi autori a cui sono legata. All’Orwell di  Fiorirà l’aspidistra e poiché è una ad una delle piante della tradizione esoterica di Evola

Cosa legge, quali sono i riferimenti culturali?

I miei riferimenti nella saggistica sono soprattutto Carl Schmitt e le sue opere, nella narrativa invece preferisco le opere di Drieu La Rochelle e Mishima, nonostante io provenga da una area politica di sinistra, che non impedisce che io abbia una propensione estetica verso Mishima, Oscar Wilde, Cacciari.

La sua casa editrice ha autori controcorrente ed interessanti, quale è la sua idea dell’editoria?

Io ho una idea di editoria adelphiana, attraverso l’uso di eleganza, imperdonabilità, una visione di editoria aristocratica, quasi iniziatica. Che però non deve scadere nell’imitazione. Infatti la mia Aspis anche graficamente è molto diversa soprattutto perché le mie copertine si ispirano al futurismo russo, ad una visione grafica di avanguardia, un po’ elegante un po’ punk

Quali saranno le prossime uscite? Ce ne può parlare?

Intermazzo romano è già in stampa e l’anno prossimo porterò il terzo inedito di Drieu La Rochelle, che secondo me è anche il più bello ed intenso, una favola byroniana tra esotismo ed estetismo di cui non riveleremo il nome ancora. Ciò soprattutto perchè preferisco il Drieu più dandy che politico, più narratore che saggista. Del periodo dell’Uomo a cavallo e dei Cani di paglia, Fuoco fatuo, amo molto il Drieu sucida ed infatti porteremo anche alle stampe un opera di Rigaut

Pil in aumento, debito in calo: l’Italia torna a correre?

A FIRMA DI GIACOMO BONINI

Il debito pubblico inverte la rotta, nel 2020 schizzava a 155,8% e le stime del Def di aprile parlavano di leggero aumento per il 2021, per il governo il debito avrebbe raggiunto quota 159,8%. La Nadef (nota di aggiornamento al Def) segna invece 154%. Non solo quindi il deficit non è aumentato come previsto, ma non cresce più, si riduce. Nel frattempo il Pil continua a registrare numeri positivi, +6% (contro un obiettivo del 4,5%) e conferma quanto di buono a livello economico sia stato fatto dall’Italia sotto la guida di Mario Draghi.

È vero quindi che si è fatto meglio di quanto fosse prevedibile, che la politica economica portara avanti dal ministro dell’Economia Franco (indipendente), dal ministro dello Sviluppo economico Giorgetti (Lega) e dal ministro della Pubblica amministrazione Brunetta (Forza Italia) sta portando i suoi frutti. Ma quanto durerà e come dobbiamo prendere questi dati? Ma soprattutto, l’Italia sta davvero tornando a correre?

I numeri sono corretti, ma non dicono tutto. Non dicono, ad esempio, che per il miglioramento del debito sul Pil ha giocato un ruolo importante la ripresa dell’inflazione (per ora moderata) che la Nadef traduce in una crescita dei prezzi del 1,5%. I dati non raccontano che, pur essendo molto positivo e sopra le aspettative il confronto con i numeri dello scorso anno, il paragone non dispone di un lasso temporale sufficiente per cantare vittoria. L’alta instabilità dovuta dalla pandemia rende questi numeri suscettibili a rapidi cambiamenti. Ad oggi la reputazione del governo, la credibilità internazionale e i bassi tassi d’interesse giocano a nostro favore, ma le ipotesi avanzate dalla Nadef sono particolarmente rosee, non irrealistiche, ma estremamente ottimiste. Chi scrive coltiva la speranza di vedere le misure di contenimento del Covid-19 farsi sempre meno stringenti e sempre più efficaci, ma non esclude a priori un possibile peggioramento. Il suggerimento è quindi quello di non gonfiare eccessivamente il petto per i buoni risultati finora ottenuti e di continuare a lavorare per rendere la reputazione dell’Italia ancora più credibile nel medio-lungo termine. Un motivo di fiducia è sicuramente rappresentato dalle intenzioni circa la prossima Legge di Bilancio (2022-2024). Si legge infatti nella bozza della Nadef che “sarà rafforzato il sistema sanitario nazionale, al fine di migliorare l’accesso alle cure e incoraggiare la prevenzione” e che “risorse aggiuntive saranno destinate ai rinnovi dei contratti pubblici e al rifinanziamento delle politiche invariate non coperte dalla legislazione vigente, tra cui missioni di pace e fondi di investimento”.

Questo secondo me è un buon punto di partenza per tornare a correre: responsabilità e pianificazione per non sprecare quanto fatto, per dimostrare che davvero si è invertita la rotta e che non si è trattato di un miraggio. Fondamentale è quindi non perdere la fiducia, continuare a guardare con ottimismo all’evoluzione del mercato, ma allo stesso tempo analizzare i dati in maniera oggettiva, lontana dalle fanfare che accompagnano spesso le mosse governative da parte della stampa e con un occhio di riguardo alla riforma fiscale, vero banco di prova della politica economica dell’esecutivo targato Draghi.