– Francesco Subiaco
Troppo ricchi, troppo poco tassati, troppo egoisti. I proprietari per la stampa sono una creatura ibrida tra il conte Dracula e i nobili usurpatori dell’Ancient Regime. Individui che vivono in suntuosi castelli impermeabili ad ogni redistribuzione della ricchezza, privilegiati nella loro condizione di possesso di beni immobili che per il furore pauperista andrebbero espropriati come i terreni della chiesa ai tempi del Terrore. Ma è davvero così? La realtà è ben diversa, in questa epoca di woke capitalism il settore immobiliare è particolarmente vessato e ostaggio delle espansioni del governo, che preferisce concentrare la propria attenzione sui piccoli proprietari e locatori, piuttosto che spostare le proprie mire sul mondo finanziario, sulle grandi speculazioni, sui feudatari della pubblica amministrazione. Un esempio di tale impostazione è la proposta dell’introduzione della revisione degli estimi nella legge delega, che introdurrebbe di fatto una patrimoniale occulta che affossa ulteriormente il settore immobiliare, dando una eccessiva discrezionalità all’attività del governo. Per parlare di questi temi abbiamo deciso di sentire la voce dei padroni, anzi dei proprietari, il presidente di Confedilizia: Giorgio Spaziani Testa. Spaziani Testa non ha il profilo alla Mr. Burns che si assocerebbe al suo ruolo. Alto, colto, acuto, discorre con disinvoltura, concedendo momenti di tagliente ironia che si alternano ad una lucidità fredda, profonda, che non ama ornarsi di inutili fronzoli, dei bonari ed ipocriti giochi di perifrasi e non detti tipici degli uomini dell’establishment. È un liberale e non ha intenzione di nasconderlo poichè per lui la libertà non può separarsi dalla proprietà, dalla connessione con quell’Atlante, fatto di produttori e imprenditori, che randianamente reggono il cielo della società dei consumi. In opposizione con quei personaggi che si rivelano solo come dei borghesi con sensi di colpa, che consolano le masse affamandole con un sottofondo umanitario e civile, non ha mai risparmiato critiche, rettifiche, stroncature verso quei provvedimenti in antitesi con il culto della libertà, prima fra tutte la riforma del catasto
Perché Confedilizia ha manifestato perplessità sulla riforma del catasto?
Per due motivi sostanzialmente. Il primo, apparentemente formale, è poiché la maggioranza aveva deciso di non inserire la revisione del catasto all’interno della legge fiscale. Il secondo motivo, per entrare nel merito, è perché, come si può dedurre dal testo, essa introduce a lungo termine un aumento della patrimoniale sugli immobili, ovvero l’IMU, come del resto emerge da una relazione del Ministero dell’economia. Tale revisione è prevista per dare seguito alle richieste della Commissione Europea, che per diminuire la tassazione del mercato del lavoro vuole aumentare le tasse sugli immobili, attraverso l’aggiornamento del catasto. A queste motivazioni va aggiunto il fatto che nel testo di proposta di revisione del catasto, inserita nel disegno di legge delega, lascia troppi spazi di libertà e discrezionalità ai governi che successivamente dovrebbero applicarla. Mostrando una connotazione fortemente patrimoniale in contrasto con una idea di catasto reddituale come a nostro avviso dovrebbe essere.
Secondo lei che effetti potrà avere tale riforma sulla classe media?
A mio avviso ci sarà un aumento generalizzato del prelievo fiscale che potrà, forse, creare una redistribuzione della ricchezza, che però non giustifica un danno così ingente al settore immobiliare, ricordiamoci che dal 2012 in poi, data successiva all’introduzione dell’IMU, il prezzo degli immobili è caduto vertiginosamente. In questo momento sia all’interno dell’attuale ex centrodestra, sia nella maggioranza (Lega e Forza Italia) sia nell’opposizione (Fdi) si sono mobilitate per evitare tale stravolgimento, che di fatto calpesta le decisioni prese in passato dal Parlamento, cercando di soprassedere su di essa. Non so se accadrà…
“Non è il momento di cedere a questa voglia di libertà”. Può commentarci questo intervento, proveniente da un senatore della repubblica, su cui si è espresso nei giorni passati?
Questa è una dichiarazione, di un senatore in Parlamento detta per rispondere ad alcune affermazioni contro i provvedimenti degli ultimi giorni sulla sicurezza e le limitazioni della libertà. Una dichiarazione che sintomatica di un clima assurdo di limitazione eccessiva delle libertà dei cittadini, che non sono solo economicamente dannose, ma anche preoccupanti dal punto di vista etico valoriale. Preoccupazioni che vengono accompagnate da un clima di minimizzazione di ogni allarme che sottolinea ancor di più una deriva da non sottovalutare della nostra società.
Alla luce di queste considerazioni come giudica la gestione del sistema paese, da parte degli ultimi governi, sia dal punto di vista generale, sia da quello relativo all’immobiliare?
In generale c’è stato e c’è tuttora una eccessiva espansione dei perimetri dell’intervento statale nella vita dei cittadini, di cui francamente non si sentiva il bisogno, un pericolo che già alla vigilia del 2020, abbiamo sottolineato con un appello contro la “pandemia statalista”, ideato da persone come Carlo Lottieri e Corrado Sforza Fogliani. Un appello con cui si voleva rimarcare il pericolo con la motivazione (o scusa se vogliamo) della pandemia per attuare una ingerenza pervasiva per espandersi mentre si abbassavano le difese dei cittadini, colpiti dall’emergenza. Attenzione come Confedilizia non abbiamo negato a priori interventi o contromisure, che in alcuni campi abbiamo apprezzato ed anche richiesto, ma allo stesso tempo tali misure devono essere l’antidoto per l’eccezione temporanea non l’occasione per una regola permanente. Soprattutto molti dei successi di questi anni sarebbero stati mantenuti, se non migliorati, con una maggiore apertura verso lo snellimento della burocrazia e dell’economia. Mentre abbiamo notato un meccanismo marcatamente basato sui sussidi che nascondendosi dietro al Totem del PNRR, ad una vera e propria ricostruzione hanno preferito una poco efficace manutenzione.
La strada dell’inferno, come direbbe Marx, è lastricata di buone intenzioni?
Purtroppo, si. Soprattutto nel settore immobiliare.
Da sempre lei si batte per i valori liberali riformisti, in un paese da controriforma permanente. Quali cambiamenti e provvedimenti auspica per il nostro paese?
È necessario cambiare approccio sia dal punto fiscale sia sul piano normativo. Da una parte attraverso un intervento netto e coraggioso sulla tassazione e non micro-interventi irrilevanti. Dall’altra attraverso una vera deregolamentazione dei vincoli legislativi, in particolare nel settore immobiliare tramite misure forti come la flat tax degli affitti, o cedolare secca, da estendere ai locali non abitativi come i piccoli locali commerciali, attualmente in grave difficoltà. Soprattutto tramite una liberalizzazione dei legami contrattuali, che ancora si basa su leggi del 1978, incapaci di fronteggiare i cambiamenti del mercato, introducendo maggiore parità tra le parti per stimolare l’economia.
In questo c’è forse un substrato ideologico che ritiene responsabile?
Assolutamente sì. Molti considerano i proprietari il bersaglio prediletto per interventi come l’aumento della patrimoniale, nonostante tali slanci non avvengano per i detentori di grandi portafogli di titoli ad esempio. Attacchi di invidia sociale che provengono sia da chi ne possiede le motivazioni, sia da parte chi sfrutta questa situazione per i propri interessi. Per qualcuno la proprietà è ancora un furto. Basti pensare alla situazione drammatica del blocco degli sfratti, che sta trasformando in carta straccia molte sentenze.
Quali sono i riferimenti culturali di Giorgio Spaziani Testa?
Sicuramente gli autori del pensiero liberale, Von Mises e Von Hayek, ad esempio, che stiamo promuovendo con Carlo Lottieri e Sandro Scoppa attraverso la nascita di una collana dedicata alla proprietà per l’editore Rubettino. Se dovessi citare due titoli direi “La ribellione delle masse” di Ortega y Gasset e “Burocrazia”.
