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ETTORE MARIA COLOMBO: “LA CONSULTA HA SBAGLIATO SU EUTANASIA E CANNABIS”

– Tommaso Alessandro De Filippo

Abbiamo intervistato Ettore Maria Colombo, storico ed esperto cronista parlamentare, al fine di comprendere le sue prospettive ed analisi sullo stato attuale delle istituzioni italiane e dei partiti politici che, con cura e dedizione, ogni giorno osserva ed ascolta. Ad oggi, è collaboratore del Quotidiano Nazionale e curatore di un interessante blog personale, intitolato “L’uovo di Colombo”.

Colombo, può esprimerci la sua opinione sulla decisione della Consulta di rifiutare i quesiti su Responsabilità civile dei Magistrati, Eutanasia e Cannabis legale?

Il presidente Amato aveva pubblicamente auspicato nella non ricerca del “pelo nell’uovo” per l’esame degli 8 quesiti referendari. Credo che questo scenario si sia purtroppo avverato. Con il rifiuto di Eutanasia e Cannabis soprattutto si è persa l’occasione di avvicinare i cittadini, in particolar modo i giovani, ad una importante occasione elettorale. Non comprendo le ragioni di tale avversione verso due legalizzazioni che in numerose nazioni europee e mondiali non sono da anni più un tabù. La speranza sarebbe quella di assistere ad un dibattito parlamentare incentrato su queste tematiche, che ritengo purtroppo difficile da ottenere a breve termine.

Ritiene che la maggioranza attuale abbia coesione ed equilibrio adatti per proseguire il proprio lavoro fino al termine della legislatura?

Fino a poco tempo fa le avrei risposto di si, ma adesso devo ricredermi. La plateale polemica messa in scena da Draghi in questa settimana, per delle ragioni politicamente ordinarie o quasi e non catastrofiche, che ha addirittura comportato la salita al Colle del premier denota l’assenza di serenità in maggioranza. Con un esecutivo composto da partiti divisi su temi complessi come il fisco si rischiano nelle prossime settimane nuovi incidenti più gravi di quello avvenuto recentemente. Eventualità che potrebbe comportare anche una crisi di governo vera e propria.

Crede che in vista delle prossime elezioni politiche sarà varata una nuova legge elettorale?

Abitudine politica italiana ben assodata è quella di varare le leggi elettorali sul finire della legislatura. Pertanto, è possibile che nei prossimi mesi si assista ad un dibattito politico in tal senso. Dipenderà però molto dal momento del ritorno alle urne, dato che in caso di elezioni anticipate non ci sarebbe il tempo tecnico per applicare una riforma simile. Con l’andata a scadenza naturale della legislatura si potrebbe arrivare ad una nuova legge elettorale, anche se nei mesi finali dell’anno c’è da varare la legge di bilancio che sottrae non poco tempo ai parlamentari. Inoltre, l’ipotesi di un ritorno al proporzionale vede l’opposizione netta di gran parte del centrodestra ed anche di una fetta dei centristi, che non desiderano assolutamente uno sbarramento alzato al 5%.

L’immagine di istituzioni, partiti e parlamento così divisi e distanti internamente, all’apparenza distanti dalle reali esigenze popolari, rischia di amplificare il malcontento dei cittadini che si tramuta poi in astensionismo elettorale?

Dipende. Io credo che una larga fetta di cittadini, in particolar modo i più giovani, sia oggi maggiormente attenta ai temi politici nazionali. Ad esempio, osserviamo spesso le nuove generazioni impegnate in manifestazioni, proposte ed iniziative che denotano interesse verso lo scenario istituzionale ed i temi che spetta alla politica affrontare. Certo, la problematica della distanza tra rappresentanti delle istituzioni e cittadini è una vecchia storia, ma io sono fiducioso per il futuro e ritengo che le prossime elezioni nazionali abbiano una grande importanza, che il popolo italiano saprà cogliere.

In chiusura, le chiedo di descrivermi le sue impressioni da giornalista e le difficoltà lavorative incontrate con l’avvento dell’emergenza pandemica..

Riguardo la tematica pandemica non ritengo di potermi esprimere, dato che non l’ho seguita ed analizzata lavorativamente. Credo che su alcune emittenti televisive si sia dato spazio ad esponenti e figure che metto al pari dei terrapiattisti, con convinzioni antiscientifiche e folkloristiche che non ho condiviso assolutamente. Quanto alle mie sensazioni professionali, devo dire che sofferto come tutti la situazione emergenziale, perchè svolgere il ruolo di cronista politico senza dialogare di persona con parlamentari e non vivendo i palazzi del potere dall’interno è piuttosto complesso. Mi auguro la pandemia possa volgere presto al termine e permetterci di tornare ad uno scenario di vita lavorativa normale.

E’ giusto che la Corte Costituzionale decida sulla fattibilità di ogni referendum?

Ripreso da “Il Primato Nazionale”




Al termine della verifica dei 15 giudici aventi diritto la Corte Costituzionale italiana si è espressa sulle 8 proposte di referendum incentrate su eutanasia legale, cannabis legale e giustizia, accettando 5 quesiti sulla riforma della magistratura e rifiutando i restanti. Non intendiamo sollevare un dibattito nel merito delle singole tematiche affrontate nelle proposte, su cui opinioni e punti di vista sono molteplici e spesso discordanti anche tra individui con sensibilità ed aree politiche di riferimento simili e compatibili. Tuttavia, intendiamo ragionare sull’effettivo iter che una proposta di referendum deve affrontare prima di essere sottoposta al giudizio popolare, percorso travagliato e facilmente utilizzabile dal sistema giuridico per provare ad impedirne il cammino.

Referendum, i numeri delle firme raccolte esprimono una volontà popolare ben delineata

In primis, è necessario evidenziare un dato fattuale: i numeri delle firme raccolte (digitali o in presenza) testimoniano un indirizzo ed una volontà popolare ben delineata. Una motivazione che dovrebbe far riflettere quando dibattiamo di rappresentanza popolare e rispetto delle istanze che giungono ai palazzi del potere dai cittadini. Tuttavia, con il vaglio della Consulta da superare, ogni referendum rischia di subire uno stop basato sulle decisioni di 15 esponenti che appartengono all’ambito della magistratura, contesto che da decenni a questa parte dimostra in molti casi la propria politicizzazione ed interpretazione ad hoc delle norme giuridiche.

Cosa dice la Costituzione in materia

Inoltre, proprio sul diritto ed il merito della Corte Costituzionale urge ricordare ciò che la Costituzione stessa sancisce quando si esprime in materia di referendum. All’interno dell’art. 75 è esplicitato che: “Sono escluse dal referendum abrogativo le leggi tributarie, di bilancio, di amnistia e di indulto, di autorizzazione a ratificare trattati internazionali. Non è possibile abrogare disposizioni di rango costituzionale, gerarchicamente sovraordinate alla legge ordinaria”. Quattro tematiche precise (su cui comunque si potrebbe dibattere a lungo) che escludono di fatto la totalità degli argomenti proposti in questa occasione.

Bisognerebbe privilegiare giudizio e volontà popolare

Anche in ragione di ciò, sarebbe utile ipotizzare di privilegiare giudizio e volontà popolare, modificando poi la Carta costituzionale in base alla volontà dei cittadini italiani. In tal caso potrebbero evitarsi interpretazioni ad hoc da parte dei magistrati e giochi di palazzo volti a favorire piuttosto che depotenziare delle possibili riforme. Inoltre, si dimostrerebbe il reale interesse di voler avvicinare i cittadini alla politica, nella speranza possa già accadere adesso con i 5 quesiti che saranno sottoposti al voto dei cittadini in primavera.