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ED È SUBITO 1994: BERLUSCONI SI RIPRENDE LA SCENA POLITICA DEL CENTRO DESTRA

Pubblichiamo di seguito l’articolo di RINA GRASSO, originariamente caricato su Lalanternaweb.it e dedicato al ritorno di Silvio Berlusconi nella scena politica del centrodestra.

“In questi 28 anni abbiamo scritto la storia politica dell’Italia abbiamo reso possibile l’esistenza di un centrodestra di governo, un centrodestra che senza di noi non sarebbe mai esistito, non esisterebbe oggi e non potrebbe esistere neppure per il futuro. Siamo consapevoli che tutto questo è indispensabile e insostituibile per il futuro dell’Italia”. Così Silvio Berlusconi ha aperto il suo intervento alla “due giorni di lavori ed incontri” di Forza Italia, che si è tenuto in presenza dopo la pandemia con una risposta fortissima in termini di partecipazione.

Molti gli argomenti affrontati durante l’intervento del Presidente Berlusconi, dalla nascita del partito a quella del bipolarismo in Italia, ribadendo la centralità del nostro Paese nel mondo. Berlusconi ha rimarcato come la sua politica internazionale sia stata fondamentale “al noto accordo Nato-Russia, di  Pratica di Mare nel 2002”, che cercava di “includere anche la Russia in un nuovo progetto di sicurezza europea raccogliendo consensi anche dagli americani”.  Il Cavaliere si dice fortemente deluso dal comportamento dell’ormai ex amico Putin, confermando la sua posizione europeista e disapprovando l’invasione dell’Ucraina.

Il Grande leader italiano nei suoi quasi 60 minuti di intervento ha ribadito l’unità e la lealtà che lega gli azzurri agli alleati di centro destra rimarcando però una diversità infatti Berlusconi conferma che “Forza Italia è l’alternativa alla sinistra ma anche distinta dalla destra”.

Diversi sono stati gli ospiti, rappresentanti di varie categorie, che sono intervenuti con contributi molto seguiti, in particolare risonante la partecipazione di Bonomi, Presidente di Confindustria, che ha lanciato un appello poiché, dopo i governi Berlusconi, la politica non ha più parlato alle imprese.

E così Berlusconi ribadisce la centralità delle imprese nella visione politica di FI, promuove il Premier Draghi e mette in guardia l’esecutivo sulla questione casa, contestando la riforma del catasto e opponendosi alla prospettiva di nuove tasse ,ribadendo che gli azzurri non permetteranno “mai a nessun governo di mettere le mani nelle tasche degli italiani”.

Ancora una volta il Presidente Berlusconi ha indicato la linea che riporterà il centro destra al governo, e come disse una volta Giulio Andreotti: “So di essere di media statura, ma non vedo giganti intorno a me.”

Il centrodestra è vittima di se stesso, ma potrebbe evitare il naufragio



Il centrodestra attraversa il periodo più complesso dal momento della propria nascita, dato il clima di tensione interno che si registra da mesi e che, complice la disfatta politica nella partita del Quirinale, si è di fatto tramutato in una faida tra i rispettivi partiti e segretari della coalizione. Pertanto, è ad oggi quasi impossibile ipotizzare l’evoluzione dello schieramento in vista delle prossime elezioni politiche nazionali. Siamo consapevoli e certi che la necessità sarebbe quella di intraprendere un percorso unitario, che permetta di non dissolvere la potenziale maggioranza elettorale che sondaggi e clima popolare hanno testimoniato in questi anni.

Qualche idea per un centrodestra in preda agli egoismi

Adesso dovrebbe concentrarsi sulle basi per la ricostruzione di un contesto politico che abbia senso di esistere. Idee e proposte concrete e condivise in campo economico, sociale e istituzionale darebbero una spinta di credibilità a cui è impossibile rinunciare, dato il clima di sfiducia verso la politica presente tra i cittadini italiani. Ad esempio, strutturare un programma condiviso sulla riforma del fisco, sulla necessità di riformare la giustizia e la magistratura in senso ampiamente garantista e sull’urgenza di proporre al popolo una modifica costituzionale di tipo presidenzialista potrebbero rivelarsi un punto di partenza utile. Aspettative che rischiano però nuovamente di essere disattese dalla mera lotta per la leadership di coalizione e per il punto percentuale da guadagnare nel sondaggio di turno, fonte di litigi che si ripercuoteranno anche in vista dei prossimi impegni politici, su tutti le amministrative primaverili e i 6 quesiti referendari sulla giustizia.

L’assenza di lungimiranza

E’ difficile infatti immaginare che la lungimiranza e la possibilità di rinunciare al guadagno odierno per il successo comune di domani sia ritenuta occasione da cogliere per molti esponenti del centrodestra. Egoismo spicciolo che funge da miglior alleato per la controparte di centrosinistra, che pur lacerata e divisa ha dimostrato di saper compattarsi nel momento di necessità politica. Negli scorsi mesi diversi autori e osservatori avevano previsto la possibile implosione della coalizione, proponendo delle alternative basate su idee e visioni politiche che potessero invertire la marcia. Ad esempio Daniele Capezzone nel suo Per una nuova destra. Tutti spunti checome tante altre osservazioni, rischiano di finire centrifugato dall’estenuante quanto inutile guerra dei sondaggi.

Tommaso Alessandro De Filippo

La partita degli imprevedibili: chi viene eletto al Colle spesso appare all’ultimo miglio

Ripreso da “Il Primato Nazionale”



La partita politica dell’elezione del capo dello Stato sta ormai occupando quasi totalmente lo spazio mediatico nazionale, insieme all’onnipresente emergenza pandemica. Retroscena, anticipazioni ed ipotesi non potranno che incrementarsi fino alla votazione decisiva, dati gli equilibri istituzionali e partitici in bilico, con in palio un peso politico da conquistare ben superiore alla scelta della mera figura che sarà eletta al Colle.

La partita degli imprevedibili per il Colle

Tuttavia, quel che in questa occasione appare tenuto meno in considerazione rispetto alle elezioni del presidente della Repubblica passate sembrerebbe essere il ruolo che l’imprevedibilità gioca nella partita. Infatti, storicamente l’inquilino del Quirinale che viene poi eletto difficilmente è considerato come accreditabile dalla maggioranza dell’opinione pubblica. Ultima dimostrazione cronologica di quanto affermato avvenne proprio con la salita al Colle di Sergio Mattarella: fino a pochi giorni prima del voto decisivo in pochi avevano previsto per lui la possibilità di spuntarla. Un’abitudine figlia della Prima Repubblica mantenutasi attuale nel nostro ambito istituzionale. Ragion per cui i tanto acclamati ed auspicati come futuri capi dello Stato finiscono quasi sempre per essere scaraventati in un vortice di incompatibilità con il “colpo di scena” richiesto.

Nomi bruciati, unica eccezione: Mario Draghi

Bluff, esposizioni pubbliche dettate dall’interesse dei “finti alleati” volti proprio a rendere non perseguibile la candidatura di una determinata figura sono quel che rischia di avvenire anche in questa occasione. Unica eccezione potrebbe rappresentarla Mario Draghi, volto di eccessivo peso istituzionale per essere bruciato da parlamentari che vedono nella tutela della sua credibilità la possibilità di allungare la propria permanenza alle Camere.

Il centrodestra ha il dovere di pesare nella scelta del capo dello Stato

Pertanto, appare doveroso osservare la tattica che il centrodestra sembrerebbe aver messo in campo. Puntare su Silvio Berlusconi, per preservare l’unità dell’alleanza, consapevole della quasi impossibilità di ottenerne l’elezione. Anche in ragione di ciò, dal quarto scrutinio potrebbe rivelarsi più chiaro il piano dei tre leader della coalizione, che hanno il dovere di esercitare un peso nella scelta del capo dello Stato, data la possibilità di giovarsi di numeri che sino ad oggi erano stati assenti in ogni elezione presidenziale. Difficile immaginare il nome dell’asso nella manica su cui il centrodestra potrebbe scommettere giunto alla resa dei conti.

Tremonti la figura più valida

Volendo provocare auspicheremmo la candidatura di Giulio Tremonti, probabilmente la figura maggiormente valida per ricoprire la più alta carica dello Stato. Personaggio di equilibrio e peso geopolitico individuale, con esperienza istituzionale e competenza innegabile. Anche se da ritenere quasi impossibile date le divergenze avute in passato con esponenti della coalizione e le apprensioni di Ue ed establishment europeista che proverebbero in ogni modo ad impedirne l’approdo al Quirinale.

Tommaso Alessandro De Filippo

FERRANTE DE BENEDICTIS ED IL PATRIOTTISMO CONSERVATORE


Abbiamo intervistato Ferrante De Benedictis, 41 anni Ingegnere e Dottore di Ricerca di Energetica, attualmente vicepresidente di Nazione Futura e membro del “Future Energy Leaders Community” del World Energy Council. È autore del libro “L’uomo custode della Natura” e di diverse pubblicazioni scientifiche per riviste e convegni internazionali sui temi energetici ed ambientali. Pertanto, l’ascolto delle sue analisi e prospettive è per noi fonte di preziosa formazione culturale e politica.

In che modo prospetta la partita politica del Quirinale?

Innanzitutto, grazie per l’intervista, oggi più che mai abbiamo bisogno di confronto e di unire le forze, in particolare quelle delle realtà come Generazione Liberale e Nazione Futura, entrambe animate dall’amore per l’Italia e per la cara vecchia Europa.

Le elezioni del capo dello Stato sono sempre state caratterizzate dalla complessità, questo anche quando il risultato appariva scontato, in quanto alle solite imprevedibili strategie parlamentari ed ai franchi tiratori si aggiungono i grandi elettori regionali che possono cambiare gli equilibri e riservare qualche sorpresa. Di certo si tratterà di un passaggio fondamentale per la sopravvivenza della nostra democrazia rappresentativa, questo perché mai come negli ultimi anni stiamo assistendo ad un Parlamento sempre più svuotato dei propri poteri, oserei dire delegittimato. È per questo che occorrerà scegliere una guida che ristabilisca le normali funzioni ed i giusti equilibri tra i poteri. Non mi azzardo di certo a fare pronostici, ma ho il sospetto che anche questa volta a spuntarla “quasi a sorpresa” possa essere un democristiano, nessuno può permettersi in una condizione di fragilità parlamentare come questa di avere un Presidente polarizzato, occorrerà eleggere una figura che navighi bene su entrambe le sponde, quella del centro-destra e quella del centro-sinistra.

 

Ritiene che una riforma costituzionale, incentrata sul presidenzialismo, potrebbe introdurre maggiore stabilità politica? Sarebbe favorevole ad una svolta simile?

Favorevolissimo, questo è da sempre un cavallo di battaglia del centro-destra, già Giorgio Almirante auspicava una svolta presidenziale, che appare sempre più urgente viste le sfide della modernità, le pandemie, le crisi economiche e sociali, la sfiducia nelle Istituzioni. Gli stessi sondaggi ci dicono che i cittadini vorrebbero eleggere direttamente il loro Presidente così come avviene in tantissimi Paesi occidentali. La svolta Presidenziale potrebbe rappresentare quella scintilla in grado di fare innamorare nuovamente i cittadini della politica, rappresentando l’opportunità di avviare quelle riforme costituzionali necessarie a cominciare dalla revisione del Titolo V.

Come valuta il lavoro comunicativo svolto dalla classe giornalistica nel corso della pandemia?

Posso essere diretto e non utilizzare mezzi termini? Pessimo, ma non solo sulla gestione delle informazioni riguardo la pandemia. In generale questo Paese paga oggi una classe giornalistica asservita al mainstream comunicativo e al “politically correct”, salvo rare e preziose eccezioni. Il giornalismo ha purtroppo perso il suo spirito critico.

 Ha spesso trattato e scritto del rapporto tra uomo e natura, incentrato anche sulla necessità di rilanciare un ambientalismo conservatore. Quanto è importante difendere l’ambiente, senza sfavorire imprenditori e lavoratori?

Quello dell’ambiente è un tema a me molto caro, tanto da aver voluto scrivere un libro dal titolo “L’uomo custode della Natura” edito da Giubilei Regnani. Lo scopo del libro è quello di mettere in guardia da un ambientalismo di facciata, infarcito di slogan e luoghi comuni, che vorrebbero nell’uomo il nemico dell’ambiente e più in generale del nostro pianeta. Secondo il mio punto di vista l’ambiente non si salva senza salvare l’uomo e senza recuperare quel sano rapporto tra uomo e natura. Pertanto, solo una visione conservatrice dell’ambiente potrà farsi portavoce di un messaggio davvero innovativo per la salvaguardia e la tutela del pianeta. Non è colpevolizzando l’uomo ma rendendolo responsabile o meglio custode del creato, attraverso un efficace recupero del rapporto con il suo territorio, la sua cultura millenaria e la sua storia, che si potranno ottenere i frutti sperati. Per farlo occorrerà riprendere quella sana cultura rurale, che per secoli ha saputo sapientemente creare le perfette condizioni di coesistenza tra uomo e natura, tra uomo e territorio, spesso reso ancor più bello ed accogliente. La nostra visione dell’ambiente è dunque una visione che si accompagna alla crescita sostenibile, senza preconcetti e/o pregiudizi verso gli imprenditori e verso la tecnica, quella tecnica che ci offre oggi opportunità concrete per uno sviluppo rispettoso e amico dell’ambiente.

 Sarà possibile creare un fronte conservatore compatto già in vista delle prossime elezioni politiche nazionali?

Me lo auguro, sarebbe un salto di qualità importante per il centro-destra italiano, che lo avvicinerebbe ai Paesi Europei. I tempi sono davvero maturi. Per questo consentitemi di fare un plauso ad un giovanissimo talento del mondo politico culturale italiano, Francesco Giubilei, che ha dimostrato come con le qualità, lo studio e la perseveranza si possa arrivare dove nessun altro aveva mai osato, creando un movimento conservatore di nome Nazione Futura, che oggi rappresenta un solido riferimento nel panorama politico italiano con ottimi collegamenti internazionali. Il tutto in un Paese dove fino a qualche anno fa era già solo impensabile definirsi conservatori senza ricevere le invettive del mondo politico e del giornalismo.

Che ruolo può e deve svolgere l’Italia in ambito geopolitico, dato il clima di tensione ed incertezza tra le maggiori potenze globali?

Quello che ci ha da sempre caratterizzati. Essere il centro del Mediterraneo, ponte tra oriente ed occidente. Per il primo occorre recuperare il ruolo del Mediterraneo nel dibattito Europeo, evitando di spostarne il baricentro sempre più verso i Paesi Nordici che per storia, tradizione e cultura non posso assurgere al ruolo di garanzia e di equilibrio che da secoli l’Italia ha rivestito, in particolare come ponte di dialogo con il mondo arabo e l’est Europeo. Dell’assenza dell’Italia nelle dinamiche geopolitiche ne possiamo cogliere oggi tutto l’impatto negativo con la crisi energetica, in particolare del gas. Mattei con la sua ENI non ha solo rappresentato un’azienda, ma l’Italia per il cui conto ha saputo tessere relazioni e rinsaldare amicizie, grazie alle quali abbiamo vissuto di rendita per interi decenni.

Quali sono i suoi progetti per il futuro?

Lavorare e contribuire a far crescere la casa comune dei conservatori italiani.

Un ambientalismo “visto da destra” per farla finita con la retorica

Ripreso da “Il Primato Nazionale”



Nel corso degli scorsi anni la sinistra ha sviluppato parte della propria proposta politica infarcendo di retorica i temi dell’ambientalismo. Dalla proposta della riconversione fino al sogno mai sopito della decrescita felice propagandata dal M5S. E proprio il neonato governo Draghi appare fondarsi nel solco di tali “valori”.

Feticci ideologici

Sulla scia dell’indirizzo di Bruxelles, che per elargire le risorse del Recovery Fund pretende (tra le altre cose) progetti “eco-friendly”, il dibattito politico si è diviso. L’istituzione del “Ministero per la Transizione Ecologica” è stata celebrata da molti come vittoria del buonsenso, capace di allineare l’Italia alle nazioni Ue. Non stupisce l’interesse dei globalisti per iniziative che andrebbero a produrre ulteriore burocrazia: il mondo “verde” ha sempre dimostrato di non interessarsi di imprenditori ed aziende, piuttosto esclusivamente dei propri feticci ideologici e politici.

Tuttavia, è probabile che lo Stato eserciterà pressioni in futuro sul tessuto industriale, al fine di promuovere un’economia verde da par suo insostenibile. Riconvertire le aziende necessita di spese elevate, oltre a violare la libertà d’impresa che non deve adeguarsi ad iniziative meramente ideologiche, non basate su effettiva utilità. Tuttavia, riteniamo doveroso sperare che la destra decida di non accodarsi al cordone dei fans di Greta: per evitare ciò si necessita di comprendere la differenza tra il riconoscere l’importanza dell’ambiente e l’esercitare un’agenda politica.

Un ambientalismo “di destra”: l’uomo e l’ambiente alleati

Nel corso dei decenni passati, contrariamente a quanto credano i più, la tematica dell’ambientalismo ha sempre trovato seguito nel pensiero di destra. Intellettuali e politici come Adriano Romualdi, Pino Rauti e Rutilio Sermonti hanno operato molto in funzione del rispetto reciproco tra uomo e natura. Essi ritenevano l’ambiente e l’uomo non nemici ma alleati, in virtù della necessità di sentire una forte vicinanza verso le proprie radici.

Aggiornando la nostra visione del passato in chiave moderna, potremmo operare in funzione di una vera battaglia ambientalista. Promuovendo un concetto culturale di ambiente, basato sul rispetto della natura quotidiano e non meramente propagandistico, che non leda il lavoro di aziende ed industrie. Sarebbe sbagliato regalare la partita dell’ambiente alla sinistra, finendo tacciati di insensibilità verso il tema e complici di azioni politiche notevolmente dannose per l’economia.

Tommaso Alessandro De Filippo

ON. SILVIA COVOLO: “PER LA PARTITA DEL QUIRINALE AUSPICO AMPIA CONVERGENZA TRA I PARTITI”

Abbiamo intervistato l’On. Silvia Covolo, membro parlamentare della Lega, impegnata in Commissione Finanze.
L’ascolto delle sue analisi e prospettive è stato prezioso e formativo, al fine di comprendere maggiormente le dinamiche istituzionali italiane.
Legge di bilancio, futuro del centrodestra e partita politica del Quirinale sono stati gli argomenti principali affrontati durante il dialogo.

Che conseguenze comporteranno le misure presenti nella Legge di Bilancio?

La manovra economica è espansiva, destina molte risorse al taglio delle tasse (8 miliardi), favorisce gli investimenti e contiene misure a sostegno della domanda, anche attraverso gli aiuti a famiglie e imprese contro i rincari del costo dell’energia. La legge di bilancio va letta in coordinamento con il piano di attuazione del PNRR e con il decreto fiscale, convertiti di recente dal Parlamento, che contengono anch’essi importanti interventi per la ripartenza di un paese provato dall’emergenza covid.

Quali sono le proposte della Lega per ottenere una piena ripartenza economica e sociale?

È anche grazie al lavoro del Gruppo Lega che gli 8 miliardi di taglio delle tasse sono stati destinati all’abolizione dell’irap e alla revisione delle aliquote iperf, ridotte da 5 a 4. Stiamo lavorando anche alla delega fiscale, che approderà alla Camera a metà gennaio. Insistiamo in particolare perché non vengano rivisti i valori catastali per aumentare l’imposizione fiscale sugli immobili. È anche grazie alla Lega che il superbonus 110% e il sismabonus sono stati prorogati senza limiti isee. Abbiamo insistito per la dilazione di 6 mesi del termine di pagamento delle cartelle esattoriali notificate nel primo trimestre 2022. Infine, tra le misure destinate al sociale, ricordo le risorse stanziate per l’autismo e i 5 miliardi di euro di indennizzi per i lavoratori fragili, rimasti in malattia perché non è stato concesso loro di lavorare in modalità smart working.

In che modo prospetta la partita politica del Quirinale?

Auspico semplicemente che ci sia la più ampia convergenza su un nome, già dalle prime votazioni. Eventuali spaccature in questa fase denoterebbero la mancanza di una maggioranza idonea a sostenere un Governo. Premesso che non si è mai parlato di nomi al nostro interno, apprezzo molto l’iniziativa di Matteo Salvini, che sta cercando di interloquire con tutti gli altri segretari di partito per individuare un candidato comune, possibilmente con l’appoggio di Fratelli d’Italia, ora all’opposizione. Se si dovesse proporre Mario Draghi, penso che i voti dovrebbero convergere su di lui dalla prima seduta, anche se io personalmente non ho colto la volontà di candidarsi per il Quirinale, nel suo discorso di fine anno del 22 dicembre scorso. Penso abbia voluto semplicemente dire che senza unità di intenti tra i partiti che sostengono il Governo non si va da nessuna parte.

Come valuta la possibilità di includere nuove restrizioni sociali, soprattutto per i cittadini non vaccinati?

Se proprio non fosse possibile introdurre un vero e proprio obbligo vaccinale, a mio avviso occorrerebbe introdurre misure più restrittive per i non vaccinati. È pur vero che – allo stato – esiste libertà vaccinale, ma è altrettanto vero che il vaccino previene forme gravi di malattia, tanto che le terapie intensive sono occupate da soggetti non immunizzati o da soggetti vaccinati fragili, che convivono con i non vaccinati. La sanità deve potersi occupare anche di altre patologie, non solo di covid…La variante omicron è molto contagiosa, soltanto 3 dosi di vaccino prevengono il rischio. La somministrazione è gratis e la campagna vaccinale ha visto migliorare la propria organizzazione nel corso degli ultimi mesi: si può richiedere la prima dose anche senza prenotazione, nella mia Ulss (la Ulss 7 Pedemontana) anche i bambini da 5 a 11 anni possono ricevere il siero semplicemente venendo accompagnati negli hub vaccinali. Penso che sia l’unica soluzione per non fermare l’economia e per evitare quarantene di lavoratori e di studenti.

Sarebbe favorevole ad una maggiore unità dei partiti del centrodestra, magari nell’ottica futura della creazione di un partito unico?

Vedo difficile formare un partito unico del centro destra, ma rimango dell’avviso che il dialogo costante tra Salvini, Berlusconi e la Meloni non possa che essere positivo e proficuo, anche se dovessimo tornare finalmente al Governo.

Quali sono i suoi progetti per il futuro?

Dato che manca poco più di un anno alla fine naturale della legislatura, sto cercando di chiudere tutte le partite che avevo in piedi: sono molto soddisfatta perché, con il Consiglio di Giurisdizione della Camera, di cui faccio parte, abbiamo dato una risposta agli oltre 1000 ex deputati che avevano presentato ricorso contro il taglio dei vitalizi, con una soluzione equilibriata e rispettosa delle varie istanze da considerare. Sto cercando di dare risposta ai vari solleciti che provengono dal mio territorio con interrogazioni, ordini del giorno, emendamenti. Non so cos’altro mi riserverà il futuro, intanto sono concentrata sul presente e sulla fine di questo mandato.

SEN. FIAMMETTA MODENA: “CENTRODESTRA VINCENTE SOLO SE UNITO. SUL QUIRINALE POSSIAMO INCIDERE”

Abbiamo intervistato la Sen. Fiammetta Modena, storico membro di Forza Italia, da decenni impegnata nella formazione delle classi giovanili. Pertanto, l’ascolto delle sue analisi e prospettive politiche rappresenta per noi fonte di valore. La partita del Quirinale, il futuro del centrodestra e la necessità di tagliare le tasse sono state le principali tematiche affrontate durante il nostro dialogo con lei.

Ritiene che il prolungamento dello stato d’emergenza fino al 31 marzo sia uno strumento utile per contrastare la problematica sanitaria?

Sì perché allo Stato di emergenza si sono collegate una serie di strutture e procedure, a cominciare da quelle del Commissario Figliuolo. Con le varianti imprevedibili e la necessità dei richiami delle vaccinazioni il prolungamento dello stato di emergenza è inevitabile.

In che modo prospetta la partita politica dell’elezione del Capo dello Stato?

Un banco di prova per le forze politiche, ad iniziare dal Centro destra che ha grandi possibilità di incidere, come mai avvenuto in passato, se rimane unito.

Di che misure economiche e sociali avrebbe bisogno l’Italia, al fine di ottenere una piena ripartenza?

Le misure sono in atto: la manovra economica è espansiva, rivede le aliquote, elimina l’Irap. Grazie al Pnrr abbiamo una serie di Fondi che vanno dal sostegno sociale alla innovazione. Non servono “nuove” misure. Bisogna far funzionare tutto ciò che è già in campo.

Sarebbe favorevole ad una maggiore unità delle tre forze di centrodestra, nell’ottica della creazione futura di un partito unico?

Teoricamente questo è il nostro obiettivo. La stagione passata è stata complessa, sia per il Governo Giallo Verde che per la formazione del Governo Draghi. Il dato di fatto è che il Centro destra vince solo se unito, le elezioni regionali più recenti lo insegnano. Ciò non toglie che sia una coalizione ove il ruolo dell’area moderata, rappresentata da Forza Italia, deve essere centrale e determinate a partire dai contenuti.

In che modo sarebbe per lei possibile avvicinare le nuove generazioni alla politica?

Chi dice che sono distanti? Hanno modelli di partecipazione diversi, non comprensibili per motivi generazionali. Sono attenti, elaborano e costruiscono un futuro. Quindi si occupano di politica.

Quali sono i suoi progetti per il futuro?

Nessuno. Vivo questa esperienza parlamentare intensamente, giorno per giorno.

LIBERA EDITORIA E CONSERVATORISMO DEL FUTURO: DIALOGO CON DANIELE DELL’ORCO

Daniele Dell’Orco è un volto importante dell’ambito culturale e conservatore italiano. Fondatore ed editore della casa editrice Idrovolante, oltre che giornalista e direttore della rivista cartacea di Nazione Futura. Ha sviluppato la propria carriera all’insegna della libertà di pensiero, convinto che etichette e giudizi provenienti dall’esterno di qualsiasi contesto non debbano condizionare l’operato di chi ne sia parte integrante. Pertanto, grazie al suo impegno anche diverse tematiche storiche sono state pubblicate e pubblicizzate, risultando gradite ai lettori. Abbiamo dialogato con lui, al fine di scoprirne analisi e prospettive personali, oltre ai progetti futuri dei contesti di cui fa parte.

Cosa ti ha spinto, ormai più di 6 anni fa, ad intraprendere la carriera di editore?

Si è trattato di un percorso naturale, scaturito dagli studi in comunicazione e dall’esperienza accumulata in anni di collaborazione con altre realtà editoriali. Pertanto, nel 2015 ho ritenuto che fosse arrivato il momento giusto per far nascere un marchio editoriale indipendente, Idrovolante Edizioni.

Su cosa si basa l’idea di nascita e quali sono i principi della casa editrice?

È nata dalla necessità di reperire e valorizzare dei libri, in particolare quelli dei primi anni del ‘900, che erano ormai difficili da rintracciare, perchè usciti fuori catalogo o mai più ristampati dall’epoca. Rieditare in chiave moderna ed attuale questi testi è stata la principale ragione che mi ha convinto ad iniziare tale percorso. Tuttavia, non mancano in catalogo anche dei saggi strettamente contemporanei, riguardanti l’ambito filosofico o quello della narrativa.

Quanto è complesso superare gli ostacoli ideologici di una società come la nostra, spesso avversata da pensiero unico e politicamente corretto?

Credo che ci sia un equivoco di fondo: pensare che la cultura ed i concetti ad essa collegati debbano necessariamente essere di carattere limitante. Ritengo che i progetti culturali possano rivolgersi ad un target principale di lettori, senza però connotare per forza politicamente un progetto. Pertanto, la “scorretezza” viene spesso affiliata dall’esterno, dato che si tende a voler collocare anche i progetti culturali all’interno di un universo. Ritengo che tale premessa a cui siamo abituati sia completamente sbagliata, dato che un editore è di base un impreditore, oltre che un operatore culturale. Anche in ragione di ciò, in caso di fuoriuscita di idee che possano coinvolgere un margine di lettori più ampio è un dovere provare a pubblicarle.

Svolgi un ruolo importante all’interno di Nazione Futura, essendo direttore della rivista cartacea. Quali sono i vostri riferimenti ideologici e le proposte per l’attualità culturale e politica italiana?

I punti di riferimento potrei definirli infiniti, dato che Nazione Futura è un movimento di idee che nasce nel 2017 per essere mezzo di confronto e mediazione tra il mondo culturale e quello politico. All’interno dell’associazione sono presenti molteplici anime ideologiche differenti, che spaziano dai sentimenti conservatori e liberali a quelli della destra sociale. Tali visioni cercano di convivere e condividere un percorso comune, attraverso una mentalità che si rispecchia nel confronto e nella riscoperta della diversità.

Nazione Futura ha recentemente lanciato “L’agenda verde per il centrodestra” volta a sensibilizzare la creazione di un ambientalismo conservatore, che rispetti la natura ma non sfavorisca imprenditori e lavoratori. Quali sono le vostre proposte nel merito?

Il rispetto di imprenditori e lavoratori è la base delle nostre proposte, riteniamo lo sarebbe sempre dovuta essere per chiunque. Il tema dell’ecologismo è diventato molto popolare negli ultimi anni, anche se pure in ambito conservatore è sempre esistito. Tuttavia, si rischia di incappare in una deriva di carattere ideologico, quasi il tema fosse da anteporre agli altri campi di applicazione della vita societaria. Pertanto, l’ecologismo è un singolo campo di essa, da collegare e far coesistere con gli altri, senza però sfavorirne alcuno.

Sarà possibile ampliare e costruire, in accordo con il centrodestra, un fronte conservatore già in vista delle prossime elezioni politiche?

È ciò di cui si sta discutendo attualmente. Tuttavia, conteranno alla fine sentimento popolare e progetti effettivi dei partiti a lungo termine, da osservare anche a seconda delle discussioni interne ad essi. Anche la geopolitica svolgerà un ruolo fondamentale, con movimenti in ambito conservatore che stanno avvenendo in altre nazioni europee, che potrebbero generare ripercussioni in chiave elettorale alle prossime elezioni. Pertanto, sarà fondamentale da quì al voto costruire un fronte compatto e convincente per gli italiani, che superi le divisioni e le distanze presenti anche con il governo attuale tra i partiti del centrodestra.