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Scontri No Green Pass a Bruxelles, Davide Quadri (Lega Giovani-Esteri): “Antagonisti, Anarchici e Antifa hanno creato tensione”


 
Davide Quadri, segretario internazionale Lega Giovani, che vive e lavora a Bruxelles, chiarisce la natura degli scontri che hanno infiammato la manifestazione No Green Pass di domenica.
 
<<Vivendo a Bruxelles per lavoro, posso dire con certezza che la manifestazione di domenica era assolutamente pacifica; ben lontana dal racconto che i media italiani stanno facendo in queste ore>>.
 
Quadri punta il dito sui gruppi antagonisti dell’estrema sinistra: <<Ero presente alla manifestazione con alcuni amici dell’area nazionalista Fiamminga e abbiamo potuto vedere coi nostri occhi che la quasi totalità dei partecipanti era lì in modo pacifico. Ad un certo punto però abbiamo notato che si erano infiltrati nel corteo alcuni personaggi a volto coperto che non erano presenti alla stazione (da dove è partito il corteo) con abbigliamento e comportamenti provocatori e con atteggiamenti da agitatori organizzati. Finché non sono saltate fuori le bandiere degli Antifa e degli Anarchici provocando gli scontri. Come fanno abitualmente d’altronde>>.
 
Il Segretario Internazionale Lega Giovani continua: <<Non mi interessa entrare nella polemica Green Pass sì, Green Pass no; quello che si percepisce in questi ultimi tempi però, da parte della maggior parte dei media è una volontà di polarizzare la situazione dividendo i cittadini in “buoni e cattivi” e generalizzare le azioni violente di gruppi organizzati e singoli che scendono in piazza con lo scopo di creare problemi>>.
 
E conclude con una battuta: <<Non so cosa ci sia di violento in una persona con un cartello per liberare i Pangolini>>.

Sull’elezione del capo dello Stato pesa il parere dell’Unione europea

Ripreso da “Il Primato Nazionale”



Siamo in prossimità dell’elezione del nuovo capo dello Stato, dato che tra poche settimane le Camere saranno chiamate a eleggere il nuovo inquilino del Quirinale. Partita politica che ha di fatto marginalizzato qualsiasi altro dibattito partitico e istituzionale, richiamando su di essa la quasi totalità dell’attenzione mediatica. Pur non ritenendoci soddisfatti dell’indifferenza che si osserva verso le altre innumerevoli problematiche popolari, comprendiamo che l’evento abbia esponenziale importanza per forze politiche e figure papabili per la scalata al Colle. Tuttavia, quel che appare meno valutato da osservatori e analisti è il peso ricoperto dall’Unione europea all’interno dell’appuntamento istituzionale.

Nuovo capo dello Stato, occhio ai “suggerimenti” dell’Unione europea

Infatti, le considerazioni e gli auspici della Ue potrebbero rivelarsi decisivi per delineare la figura del nuovo capo dello Stato. Abbiamo assistito nel corso dell’ultimo decennio a dei “favoritismi” provenienti dal Quirinale nei riguardi di Bruxelles, superiori alle mielose dichiarazioni ascoltate durante le interviste. Ad esempio, è risaputo dell’importante ruolo ricoperto da Giorgio Napolitano nella crisi dell’ultimo governo guidato da Silvio Berlusconi, un sopruso a firma Ue avallato dal presidente della Repubblica. Senza dubbio anche Sergio Mattarella ha dimostrato particolare sensibilità verso le pretese di alcune cancellerie europee, in particolar modo in occasione del rifiuto della nomina di Paolo Savona al dicastero dell’Economia.

Eventi passati che non vanno però cancellati dalla nostra memoria, piuttosto da ricordare quando osserviamo l’attuale dibattito politico. Il parere della Ue sulle figure incaricate per importanti ruoli istituzionali italiani, rappresenta insomma un vero e proprio giudizio. Pertanto, ignorarne le considerazioni appare essere sempre più complesso, dati i vincoli su Mes e Recovery Plan in cui con eccessiva leggerezza l’Italia continua ad inserirsi. Ulteriore motivazione per cui attendersi stravolgimenti e colpi di scena nelle prossime settimane, quando da Bruxelles giungeranno richieste di garanzie e “suggerimenti” sul nome da partorire nelle nostre aule parlamentari.

Lo scontro tra Polonia e Unione Europea è l’inizio della fine per Bruxelles?


Tommaso Alessandro De Filippo
31/10/2021 – Il Primato Nazionale


Roma, 31 ott – Assistiamo all’ennesimo scontro politico ed istituzionale in atto tra la Polonia e l’Unione Europea, che questa volta appare più grave rispetto alle occasioni precedenti. Sino ad ora le crisi si erano presto risolte con accordi ed annunci rasserenanti da ambo le parti, senza sfociare in sanzioni economiche e politiche degne di nota. Ad oggi, il clima riscontrato pare essere quello precedente alla resa dei conti, con l’Ue arrivata a minacciare l’esclusione di Varsavia dalla ripartizione dei fondi del Recovery Fund. Eventualità che, stando alla replica delle istituzioni polacche, comporterebbe l’avvento della “terza guerra mondiale”.

Probabilmente tale scenario resterà nelle fantasie degli osservatori, ma c’è da aspettarsi che lo scontro comporti delle conseguenze di complessa gestione. La sovranità monetaria della Polonia non consente all’Unione Europea di esercitare le pressioni ed i ricatti utilizzati solitamente con le altre nazioni del consesso. Motivazione per cui Varsavia può usufruire di maggiore forza politica per contrastare gli abusi istituzionali di Bruxelles.

Polonia vs. Unione Europea: è il principio di morte della seconda?

Oggetto della discussione attuale è, come noto, la nuova riforma della giustizia polacca che stabilirebbe una maggior “dipendenza” del potere giudiziario al governo. Situazione che sta destando notevole scalpore ma che assomiglia agli assetti di nazioni come Francia e Germania. L’accusa unilaterale di Bruxelles pecca della consueta mancanza di credibilità: una problematica che a lungo termine si finisce per pagare.

Anche in ragione di ciò, è necessario immaginare lo scenario che nascerebbe nei prossimi mesi dalla rottura dei rapporti tra Polonia ed Unione Europea e Polonia. Eventualità che potrebbe rappresentare il principio di morte della seconda. Anche altre nazioni come Ungheria e Svezia non appaiono infatti intenzionate a sottostare ai ricatti su giustizia, fisco e Stato di diritto. Le divergenze potrebbero pertanto provocare una frattura insanabile, che aprirebbe la strada allo sfaldamento dell’attuale organizzazione continentale. Se non addirittura ad una nuova crisi crisi della moneta unica. Ipotesi non ancora reali ma certamente verosimili, che nell’epoca post-pandemica si rivelerebbero letali per quel che si dimostra nuovamente un gigante dai piedi d’argilla.

Tommaso Alessandro De Filippo