Davvero serviva una guerra per capire l’impossibilità dell’ambientalismo liberal?

Ripreso da “Il Primato Nazionale”



Lo scoppio del conflitto in Ucraina ha in breve tempo modificato anche la retorica di certo ambientalismo che aveva oppresso il dibattito mediatico e politico nazionale. Infatti, negli scorsi anni abbiamo assistito all’incrementarsi delle difficoltà e degli attacchi pubblici riversati su chiunque provasse a mettere in dubbio le istanze ecoliberal, denunciando le drammatiche ripercussioni che ci sarebbero state per imprese e lavoratori.

Altro che ambientalismo ecoliberal

Con l’arrivo della guerra si è immediatamente scoperta l’importanza dell’autonomia nazionale nel settore energetico, condizione necessaria per accrescere il proprio peso geopolitico, che passa anche per l’abbattimento dell’ideologismo malsano che ha impedito di attingere alla risorse utili per raggiungere il nostro fabbisogno. Esser passati in poche settimane dalla riconversione verde (che avrebbe lacerato industrie e posti di lavoro) all’intenzione di riaprire le fabbriche che utilizzano il carbone è un cambio di passo, ma allo stesso tempo indice dei danni compiuti in passato. Da decenni la sinistra italiana ostacola le iniziative che sarebbero fondamentali per arrivare all’indipendenza energetica, soprattutto le trivellazioni in mare adriatico e mediterraneo che avrebbero permesso l’estrazione del gas, evitando di doverlo importare da Paesi terzi.

Ragionando su tale aspetto si ottiene la beffa oltre al danno: nazioni più scaltre e meno obnubilate di noi come Croazia e Francia hanno sfruttato la nostra assenza in quei mari per estrarre gas e minerali utili al proprio rifornimento. Inoltre, la stessa Francia ha storicamente puntato anche sulle centrali nucleari per rifornirsi energeticamente, altro settore che noi abbiamo escluso per colpa dell’ideologismo. Pertanto, siamo dinanzi a un crocevia storico decisivo per i cittadini italiani: puntare su ogni fonte di energia possibile, oppure restare inermi dinanzi alla necessità di evitare un futuro dove l’ambientalismo gretino segnerà la miseria e il fallimento di interi comparti produttivi e lavorativi.

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