Giorgio Spaziani Testa, Presidente di Confedilizia, è quotidianamente impegnato nella difesa degli interessi dei proprietari d’immobili e dei contribuenti italiani. In una nazione dove la proprietà privata è eccessivamente tassata, sotto la pressione di patrimoniali assurdamente concepibili per opinione pubblica e politica, lottare per difenderne centralità e stabilità è fondamentale. Pertanto, aver conversato con Spaziani Testa, al fine di ascoltarne prospettive ed analisi, è stata per noi opportunità di formazione e conoscenza.
Come Confedilizia avete espresso numerose preoccupazioni sulla Riforma del Catasto. Quali sono le motivazioni di tale apprensione?
La motivazione principale è stata scritta nero su bianco dallo stesso governo, dato che accompagna la parte della riforma fiscale dedicata al Catasto annunciando che la revisione sarà condotta “in coerenza con le richieste della Commissione Europea”. Essa chiedeva l’aggiornamento del Catasto, al fine di compensare con l’aumento della tassazione sull’immobile la diminuzione di altre tassazioni, in particolare quella relativa al lavoro. Pertanto, questa è evidente prova di come la riforma porterà ad un aumento di tassazione sugli immobili, nel giro di qualche anno. Questo non può che trovare contraria la proprietà immobiliaria, dato che la tassazione andrebbe ridotta e certamente non aumentata.
Ci sono forze parlamentari che stanno realmente tentando di scongiurare tali rischi? Se si, quali?
C’è un pò di movimento in Parlamento, purtroppo non sufficiente. In primis, ricordiamo che il 30 giugno scorso le Commissioni Finanze di Camera e Senato avevano deciso di non inserire il catasto nelle direttive date al governo, perchè tra le forze politiche non c’era alcun accordo. A chiedere ed ottenere tale esclusione furono due forze di maggioranza, Lega e Forza Italia, oltre a quella d’opposizione, Fratelli d’Italia. Inoltre, anche alcuni esponenti del Movimento 5 Stelle si schierarono su tale posizione. Tuttavia, ci aspetteremmo che quelle stesse forze politiche si battessero per chiedere lo stralcio della parte sul catasto della riforma fiscale. Ad oggi, qualche esponente del Carroccio lo sta facendo, a differenza di quelli di Forza Italia. Pertanto, osserveremo gli aggiornamenti della vicenda con preoccupazione, data l’urgenza dell’affronto di tale tematica.
Quali sono i principali progressi, sul piano dei diritti di proprietà, che l’Italia dovrebbe compiere?
Il diritto di proprietà è pieno se viene rispettato anche sul piano economico e fiscale. Anche in ragione di ciò, almeno la riduzione della tassazione di tipo patrimoniale sarebbe un primo passo. Tra pochi giorni è prevista la scandenza dell’IMU che pesa per 22 miliardi di Euro annuali. Inoltre, sul piano della tutela dei diritti ci sarebbero progressi da compiere in molteplici aspetti: ad esempio, dovrebbe migliorare la tutela in caso di conclusione di rapporto contrattuale di locazione, con l’immediato rientro in possesso dell’immobile. In tal caso, per via delle leggi ed anche di una mentalità diffusa capita di aspettare troppo tempo prima di rientrarne in possesso. Inoltre, c’è il tema delle occupazioni abusive che si commenta da solo, con veri e propri reati di occupazione che durano da più di 10 anni. Sarebbe fondamentale anche la liberalizzazione di alcuni comparti, come quello delle regole contrattuali degli affitti non abitativi (negozi, uffici ecc.) che risalgono al 1978 e sono obsolete e vincolistiche, bisognose di snellimento.
Per ottenere giovamento nel vostro settore, quali dovrebbero essere i punti cardine di una riforma fiscale?
Una vera riforma fiscale dovrebbe guardare agli immobili ed alla loro tassazione in relazione al reddito prodotto. Una misura da attuare con prevalente urgenza dovrebbe essere quella della riduzione delle tasse sugli affitti commerciali, al fine di consentire la ripresa del settore in seguito alla drammatica crisi presente da anni ed accentuatasi con la pandemia.
L’emergenza economica e pandemica ha falcidiato la vostra economia. In che tempistica ritenete di poter ottenere un vero rialzo del settore?
Il valore degli immobili e del risparmio degli italiani si è ridotto negli anni, anche prima della pandemia. Con l’emergenza sanitaria sono giunti provvedimenti restrittivi che hanno distrutto interi comparti commerciali e, di conseguenza, anche i proprietari di negozi e stabili che avevano messo a disposizione le proprietà. C’è stato un tentativo di aiutare il settore con gli incentivi edilizi ma anche da questo punto di vista si sta tornando indietro. Per arrivare a numeri accettabili nel nostro settore sono necessarie misure di defiscalizzazione e snellimento delle regole.
In chiusura, quali sono i progetti futuri di Confedilizia?
Avremmo tante proposte innovative, ma abbiamo difficoltà a realizzarle, dato che quotidianamente ci scontriamo con la necessità di dover difenderci. È ancora molto diffuso un pregiudizio, come quello che vede l’unica patrimoniale accettabile essere quella sugli immobili. Inoltre, ci sono difficoltà anche nel rapporto tra proprietario ed inquilino quando si parla di investimenti delle famiglie su immobili da dare in locazione. Pertanto, con le nostre associazioni territoriali vogliamo essere presenti, assistendo ed aiutando i proprietari di tutta Italia, sperando di superare le problematiche esistenti.