
Tommaso Alessandro De Filippo
13/11/2021 – Il Primato Nazionale
Roma, 13 nov — E’ tematica principale dell’agorà pubblica la possibile elezione di Mario Draghi come prossimo Presidente della Repubblica, su cui giornali, talk show e dibattiti partitici si concentrano da mesi. Sin dal principio di nascita dell’attuale esecutivo a molti parve scontato immaginare il premier sicuro successore di Sergio Mattarella al Colle, giunta la scadenza naturale del mandato. Eppure, nel corso delle settimane l’ipotesi è andata ponendosi in maggiore discussione, frutto degli equilibri interni alle dinamiche parlamentari. In primis, è da considerare l’evidente difficoltà che, con la salita di Draghi al Quirinale, vi sarebbe nel consegnare l’incarico di Presidente del Consiglio ad una nuova figura.
Con Draghi al Colle impossibile chiudere la legislatura nel 2023
Stando alle regole costituzionali sarebbe Renato Brunetta, il ministro più anziano, a dover ricevere il testimone di Draghi. Pertanto, appare chiaro che concludere la legislatura alla scadenza ufficiale del 2023 diventerebbe di fatto impossibile. Anche in ragione di ciò, complice l’arrivo della pensione parlamentare previsto per la fine del 2022, pare sempre più ampliarsi il fronte di coloro che ambiscano nella permanenza di Draghi a Palazzo Chigi.
I grillini tremano
Infatti, in particolare nel M5S, il numero di coloro che non sarebbero rieletti in nessuna delle due Camere risulterebbe parecchio elevato. Una difficoltosa prospettiva che nessuna figura parlamentare tende a voler accelerare con un prematuro scioglimento delle Camere. Tuttavia, l’attuale Presidente del Consiglio preferirebbe di gran lunga traslocare al Quirinale, residenza dove potrebbe osservare l’agorà politica con maggiore distacco e serenità.
Infatti, l’esperienza di Draghi e la sua conoscenza degli ambiti burocratici ed istituzionali europei lo rende pienamente consapevole delle imminenti problematiche da gestire. Con il ritorno del Patto di Stabilità che aleggia sulla fine del 2022 ed un Recovery Plan ancora tutto da attuare la crisi economica e sociale italiana non potrà che ampliarsi.
Strade senza uscita
Inoltre, Mister Bce non è certo un abitudinario delle divergenze tra i partiti che contraddistinguono le giornate interne ai palazzi del potere. Ulteriore motivazione per cui soffra e mal sopporti i continui litigi tra fazioni, verso cui non è interessato e che rappresentano esclusiva melma in cui evitare di impantanarsi. Tuttavia, è probabile che nei prossimi mesi queste sabbie mobili travolgano il premier e lo “condannino” ad osservare da spettatore l’elezione del Capo dello Stato. Una delle beffe a cui deve necessariamente abituarsi chi riveste pregevoli incarichi istituzionali, contornati da metaforiche stanze con ingressi dorati e splendenti ma prive della porta di uscita.
Tommaso Alessandro De Filippo