Partiamo subito! Capo staff della comunicazione del Presidente Anna Maria Bernini, e dal 2020 Vice Coordinatore Forza Italia per l’Emilia Romagna, quale dei due ruoli lo trova più appassionante?
La politica in ogni sua declinazione è passione. Lo era anche quando, da giovane studente di Scienze Politiche a Bologna, venivo coperto di insulti (e non solo) durante i volantinaggi. Inutile negare che l’esperienza con il Presidente Bernini mi stia arricchendo sotto tanti punti di vista e mi sta permettendo di imparare cose che i libri non avrebbero mai potuto insegnarmi. Le devo molto.
Molto del suo tempo è speso nelle sale del Senato, davvero è quell’ apparato statale lento, macchinoso, improduttivo e costoso, come spesso viene definito (così come la camera dei deputati)?
Assolutamente no anzi. Le istituzioni hanno però certamente tempi e meccanismi delicati quanto importanti. In Senato ho la fortuna di interfacciarmi con funzionari di Stato di altissimo livello. Donne e uomini con cultura ed esperienze invidiabili.
Pausa dalla politica, in cosa era impegnato Aldo Marchese prima della “chiamata in politica”?
La malattia per la politica ahimè ce l’ho sin dalla culla, quindi non esiste un “prima”. Dopo aver conseguito un Dottorato di ricerca e girato un po’ l’Europa per motivi di studio, ho lavorato, per diversi anni, come direttore marketing di un’azienda medicale del bolognese. Nel tempo libero, essendo scarsissimo con i piedi, ho fatto l’arbitro di calcio riuscendo a fare una discreta carriera nazionale.
Torniamo a noi, capo della comunicazione. Oggi Forza Italia ha un calo di consensi, e nonostante sia stato, grazie al Presidente Berlusconi, il partito che ha inventato una nuova comunicazione, oggi è indietro rispetto ai suoi alleati. Come è cosa deve cambiare?
A Forza Italia va il grande merito di aver completamente rivoluzionato, nel 1994, la comunicazione politica in Italia. Oggi Forza Italia soffre della stessa crisi di tutti i grandi partiti moderati e conservatori delle democrazie occidentali. I social network hanno stravolto il modo di fare comunicazione politica in pochissimi anni e personalmente ritengo non in meglio. I contenuti, spesso anche di bassa qualità, che invadono i social, producono meccanismi distorti nella comunicazione: riescono nell’intento temporaneo di intercettare masse di voti che, però, risultano molto ‘fluidi’, spostandosi facilmente verso quei partiti che sanno, in quel momento, meglio interpretare il sentimento di protesta e il “malpancismo”. Ma non credo che questo sia un vero consenso. La coerenza dei partiti moderati paga sul lungo termine, quando scompare l’illusione del finto cambiamento e le persone si rendono conto che governare è una cosa seria. La tragedia della pandemia, nonostante tutto, credo abbia saputo risvegliare le coscienze delle persone dalla pericolosa fascinazione del populismo/qualunquismo. Uno non vale uno e le soluzioni alle enormi sfide della contemporaneità non possono essere contenute in un tweet o in una grafica su Facebook. C’è un disperato bisogno di esperienza e competenza. In questo senso Forza Italia, con la sua classe dirigente, può, anzi deve tornare assoluta protagonista.
Domanda scomoda, ma necessaria. DDL Zan. Affossato proprio in Senato, più per demeriti della sinistra che per meriti del CDX (parere personale); come mai un tema così importante, la coalizione di cui fa parte FI o la stessa FI, fatica a fare proprio ?
L’Italia ha estrema urgenza di dotarsi di una normativa che punisca i reati a sfondo omotransfobico: siamo, infatti, l’ultima grande democrazia occidentale ad essere scoperta in tal senso. Il suo significato simbolico, più che operativo, sarebbe molto importante per tutta la nostra società. Poi è chiaro a tutti che non si può impedire alle persone di odiare con una legge, magari fosse così semplice. Il Partito Democratico è il vero mandante dell’affossamento del DDL Zan. Lo dicono i numeri del voto e lo dice l’atteggiamento “dispotico” con cui hanno provato ad imporre un testo così mal scritto all’Aula del Senato. Tutti gli addetti ai lavori sapevano che i numeri non c’erano ma forse era proprio questo l’obiettivo di Letta. Posso testimoniare l’impegno che il Presidente Bernini ha messo nel cercare di trovare una sintesi e portare a casa un risultato coerente. Forza Italia, nella sua componente più autenticamente liberale, era pronta a fare la sua parte, bastava davvero poco e le espressioni del volto di Bernini e di molti altri Senatori di Forza Italia impietriti al momento della comunicazione del voto parlano da sole. I giallorossi hanno preferito la conta e hanno perso. Una parte del Centrodestra ne è uscita malissimo, quell’esultanza è stata davvero una brutta, bruttissima scena. Capisco l’enfasi politica data la tensione creata ma non c’era da festeggiare; quando in Parlamento accadono queste cose è sempre una sconfitta. Tuttavia credo sia sbagliato pensare che i diritti civili siano una esclusiva delle sinistre. Nel resto del mondo i grandi partiti liberal-conservatori sono protagonisti su questi temi. I matrimoni per le persone dello stesso sesso, per esempio, sono stati istituiti dai Conservatori in Inghilterra o grazie ai voti determinati di CDU/CSU in Germania. Stesso copione in Belgio, Paesi Bassi, Svezia, Norvegia etc. Anche in Italia il centrodestra deve cominciare seriamente a occuparsi di questi temi: penso sia un errore lasciare il campo solo alle sinistre.
Rilassiamoci… progetti per il 2022 ?
Rilassarmi è spesso difficile, ma ho scelto la vita che faccio (anche se non è sempre facile). Il 2022 sarà un anno pieno di nuovi progetti con il Presidente Bernini, con Forza Italia e soprattutto con la mia Bologna! Dobbiamo assolutamente lavorare sulla formazione delle nuove generazioni di politici di ispirazione liberale. Mi prenoto per un po’ di relax nel 2023… Ah no si andrà al voto, niente.
Grazie del suo tempo, e prima di chiudere, fa un saluto a Generazione Liberale ?
Assolutamente si auspicando che la nostra generazione riesca nell’impresa di rendere l’Italia una democrazia sempre più autenticamente liberale.