Totalitario, incomprensibile, statico, riduttivo, scientista. Hegel ilare pensatore calunniato dai filosofi, ha ricevuto tutti questi appellativi immeritati, dai suoi detrattori. Da Popper a Kierkegaard, da Marx a Vattimo, il sistema del pensatore tedesco ha subito la stessa sorte del dannunzianesimo nell’ambito letterario. Circondandosi di detrattori che incapaci di rappresentare una valida alternativa al suo sistema hanno bellamente cercato di demolirlo, sminuirlo. Fraintendendolo in buona e cattiva fede. Ma Hegel è molto di più dello stereotipo deformato che gira tra gli studenti di filosofa. È il pensatore monumentale di una delle ultime filosofie capaci di fondere l’individuo cn la totalità, la storia e lo spirito, il pensiero ed una sua rappresentazione onnicomprensiva. Rappresentazione che divenne la base della filosofia di Marx e Gentile, Croce e Gramsci. Creando un ponte tra finito e infinito, tra libertà e comunità. Per liberare l’autore della Fenomenologia dello spirito da questi equivoci abbiamo intervistato Mauro Cascio, curatore e autore della prefazione del saggio “Introduzione alla filosofia di Hegel” di A. Vera(Mimesis), con cui il pensatore, i cui interessi trasversali fondono filosofia, cultura, massoneria e politica, per far inernare il lettore nell’anima dell’opera hegeliana.
Potremmo definire Vera un esponente della destra dell’ortodossia hegeliana, rispetto a Spaventa e perché?
Se per essere di destra si intende essere un conservatore, Vera lo è stato, soprattutto rispetto ad altri hegeliani come Spaventa e soprattutto come Benedetto Croce o Giovanni Gentile che hanno addirittura inteso ‘riformarlo’. Vera invece ci dice: prima di riformare, prima di mettere mano, bisogna capire.
Cosa avrebbe pensato Vera delle riletture del pensiero hegeliano fatte dagli idealisti italiani come Gentile, Croce e Gramsci o Fusaro? E cosa ne pensa Mauro Cascio ?
Lo abbiamo già detto: Vera non vuole riformare. Vera vuole ‘interpretare’. Certo, ci possono essere sbavature qua e là, delle incertezze. Non è che i testi sacri siano rivelati ed intoccabili. Ma l’impianto complessivo è valido, è efficace ed è potente. È superiore alle scienze empiriche, pensa oggi come si sentirebbero quegli ‘scienziati’ empirici dall’ego smisurato che hanno studiato tutta la vita la zanzara e che si ritengono capaci di spiegare il senso del mondo a Massimo Cacciari. Ecco: ci vorrebbe Hegel (in realtà Emanuele Severino) per metterli al loro posto.
Trovi una antitesi tra la fine della storia secondo il pensatore di Stoccarda e Francis Fukuyama o in sostanza vedi una continuità ?
Io non credo che Hegel abbia teorizzato la fine della storia. Lo spirito ha delle tappe e in quelle tappe si autocomprende. Per chi si ricorda le musicassette: io ho l’ascolto del nastro che fino a quel momento si è avvolto. Il nastro potrebbe anche essere finito, in realtà ci potrebbe essere altro nastro (presente in eterno) che però mi si presenta nel presente al mio ascolto. Può, cioè, aspettarmi un futuro. La mia comprensione del nastro è legata al suo avvolgimento nella bobina. Ma io sono la testina di lettura e posso solo conoscere quanto sta scorrendo tra me e il tampone.
Mauro Cascio filosofo ed esponente del pri, che collegamento e/o vicinanza vedi tra Mazzini e Hegel? E tu come concili il tuo repubblicanesimo con la visione hegeliana? Trovi opportuna questa divisione o pensi siano ideologie e filosofie tra loro contigue?
Quando Mazzini riesce a farsi recapitare una traduzione di Hegel (probabilmente i lineamenti della filosofia del diritto), commenta: «Già sapete che appartengo alla stessa serie di idee». Perché entrambi vedono la libertà nel dovere e nella legge. Che non vuol dire essere soggetti supinamente a ogni legge. La legge sono fatte per normare e preservare le libertà di tutti. Il tessuto normativo è ricamato di libertà. Come una cerniera che salendo porta a sistema i diritti. Solo nel dovere io riesco a preservarmi per esempio dall’arbitrio. Io non ho una libertà dalla legge, come nel pensiero liberale, ma una libertà nella legge. Lo Stato è fatto di questa materia, di questa sostanza. È fatto della libertà e della partecipazione di tutti i suoi cittadini. Non di una parte, fosse anche la più amplia delle maggioranze, contro una parte. Lo Stato è una armonia. Non una contrapposizione in bellicosa tensione.
Scienza e Storia sono due concetti fondamentali in Hegel . Come valuti da hegeliano il rapporto con la morte e con la tecnica della contemporaneità? E la visione scientista?
La Storia è (l’unico) palcoscenico dello Spirito. Logica e Natura non sono che momenti astratti, perché entrano in gioco, funzionano per così dire, solamente nello Spirito. La morte esiste per la coscienza, non per lo Spirito (né per il Sé). Il pensiero speculativo è una violenza rispetto al pensiero raziocinante. Le scienze empiriche appartengono a quest’ultimo dominio. All’aut aut, appunto, non all’et-et. Solo la Scienza (da non confondersi con le scienze empiriche) ha questo grande compito uditivo.
Valuti il politically correct come una negazione della funzione dialettica della filosofia e della cultura o come tappa fondamentale della sintesi di una nuova cultura e società ?
È semplicemente una sciocchezza. Un passatempo. Quando non c’è più cultura di qualcosa bisogna pur parlare, no?
Come valuti la riforma della dialettica hegeliana fatta da gentile? Per te l’attualismo sta alla “scolastica” hegeliana, come la filosofia di Aristotele al razionalismo greco?
Non credo che la dialettica andasse ‘riformata’. Era sufficiente una sistematica qua e là. Per questo nei prossimi mesi mi vorrei dedicare ad una ‘controriforma della dialettica hegeliana’. Tenendo conto degli appunti di Croce e Gentile. Aristotele non fu un riformatore di Platone, fu una ‘interpretazione’ differente di uno spirito che si stava definendo e messo a fuoco. Non so un nuovo Platone. Hegel è stato un nuovo Eraclito. Non so Socrate, ma Severino è stato Parmenide.
Quale è lo stereotipo peggiore diffuso su Hegel secondo te? E perché è falso ?
Non finiremmo più. Una delle letture più note è quella di Popper sull’Hegel totalitario. Non si è appreso a fondo il concetto di libertà nella legge. Ma qui l’ha pagata soprattutto Gentile. Anche la Filosofia della Natura, che sicuramente è superata, è stata troppo trascurata. Normalmente è la cosa di Hegel che si considera di meno.
Quanto pensi che la filosofia ebraica, penso soprattutto a Spinoza abbia influito tanto negli hegeliano quanto negli antihegeliani come Giuseppe Rensi?
L’ebraismo è stata una tappa importante dell’evoluzione dello Spirito. Senza non ci sarebbero stati gli sviluppi successivi. Questo termine dobbiamo sempre provare a tenere a mente quando parliamo di Hegel: Sviluppo. Una cosa non è. Una cosa diventa quello che deve essere. Questo vale per tutto. Anche per la storia del pensiero. Nasce un pensiero in germe. E poi si sviluppa nella storia, matura, cresce. E diventa quello che era previsto che fosse. In botanica questo concetto lo si chiama ‘Fenomenologia’. Giuseppe Rensi è rimasto legato a Kant sostanzialmente. Non entri nel merito del Logos ma lo tieni lì come principio regolativo. Come ‘Grande Architetto dell’Universo’. Non a caso Rensi, oltre che repubblicano, fu anche massone.