Intervista al Dr. Matteo Bassetti

MATTEO BASSETTI: “CAMPAGNA VACCINALE IMPORTANTE E NECESSARIA. TOGLIEREI TUTTE LE LIMITAZIONI ANCORA IN VIGORE”

Abbiamo intervistato il Dr. Matteo Bassetti, direttore della Clinica Malattie Infettive del Policlinico San Martino di Genova e virologo impegnato sin dal principio dell’emergenza nella lotta al Coronavirus. Ha pubblicato di recente il suo testo “Una lezione da non dimenticare” ed è spesso ospite nei talk show televisivi.

Dr. Bassetti, come valuta il lavoro svolto dalla classe giornalistica e da quella medica nel corso dell’emergenza pandemica?

Dipende dai momenti e dai periodi dell’emergenza. Ritengo ci sia stata una fase iniziale di incertezza, dove giornalisti e medici sono andati un po’ in confusione. Successivamente si è arrivati ad una maggiore conoscenza del Covid ed è lì che alcuni giornalisti hanno volutamente scelto di non informare correttamente e scientificamente. Ad esempio, in merito ai vaccini abbiamo assistito ad una chiara verifica di ciò che dico: il siero Astrazeneca è stato comunicativamente distrutto per prendere dei likes e vendere qualche copia in più. Infatti, si è scoperto presto che in nessun caso questo vaccino abbia contribuito a provocare decessi, come è stato invece raccontato per settimane. Inoltre, anche sulle cure domiciliari è stata creata incertezza da alcuni giornalisti. Tuttavia, non generalizzo ed ho personalmente constatato come in molti si siano correttamente informati ed abbiano intenzione di fare il proprio lavoro in maniera corretta.

In che modo prospetta il prossimo inverno sul piano sanitario nazionale?

Credo si siano fatti dei passi in avanti importanti, soprattutto sulla vaccinazione. Ad oggi, più dell’80% degli italiani hanno ricevuto almeno una dose e, contando coloro che hanno avuto il covid e sono poi guariti, raggiungiamo percentuali superiori al 90% di persone che abbiano delle difese contro il virus. Tuttavia, avremo certamente anche nel prossimo inverno dei casi di malati che finiranno in terapia intensiva, ma credo e mi auguro si resti in numerici sotto controllo. Dovremo avere pazienza in ambito sanitario per qualche altro mese, ma penso che dalla fine dell’anno potremo accantonare e cancellare ogni tipologia di stato d’emergenza e di limitazione sociale ed individuale, favorendo un totale ritorno alla normalità.

Qual è stato il momento più complesso dall’inizio dell’emergenza sanitaria ad oggi?

Sicuramente l’inizio. Febbraio, marzo ed un pezzo di aprile del 2020 sono stati realmente complicati per me e per il mio gruppo di lavoro. Si è trattato di uno tsunami sanitario, anche perché conoscevamo poco sul piano delle cure da somministrare ai malati ed avevamo i reparti pieni. Inoltre, c’era paura, caos e terrore tra i cittadini che non favorivano alcun ritrovo della serenità. Ho sempre cercato di rimanere calmo ma non è stato affatto facile.

Teme per la sua incolumità fisica, dati gli attacchi ricevuti nelle scorse settimane? Cosa risponde a chi l’accusa di aver promosso terrorismo psicologico?

Continuo a ricevere attacchi e certamente temo per la mia incolumità e quella della mia famiglia, non a caso Prefettura e Questura hanno scelto di pormi sotto tutela. Ritengo di non essermi meritato e di continuare a non meritare trattamenti simili. Non mi aspettavo ringraziamenti per il mio lavoro ma neanche minacce di morte. Un paese degno di questo nome non dovrebbe permettere che i propri medici vengano minacciati ed attaccati quotidianamente sui social e dal vivo. Inoltre, ritengo di non aver mai fatto del terrorismo psicologico, essendomi semplicemente limitato ad invitare i cittadini alla vaccinazione ed a raccontare la drammatica realtà che in molti casi ho avuto dinanzi. Non penso che ciò significhi fare del terrorismo mediatico o psicologico ai danni della popolazione.

In chiusura, quali sono i suoi prossimi progetti lavorativi e di vita?

Il mio principale progetto di vita è quello di continuare a fare il mio mestiere, augurandomi di non dover rincorrere nuove emergenze sanitarie. Sono tornato a Genova, la mia città, a novembre del 2019, dopo aver trascorso 9 anni ad Udine come Direttore di Malattie Infettive. Pertanto, appena tornato ho dovuto confrontarmi con questo disastro sanitario e sociale.

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