BERTOT: “SERVE ASSOLUTAMENTE UN’EUROPA CONFEDERALE. NOI IN UE RADICATI NELLA GRANDE FAMIGLIA POLITICA DEI CONSERVATORI INGLESI”
Abbiamo intervistato l’On. Fabrizio Bertot, già Eurodeputato e sindaco di Rivarolo Canavese, per scoprire la sua analisi e le sue prospettive riguardo l’attuale panorama politico nazionale.
Ad oggi, Bertot è esponente di Fratelli D’Italia per la Regione Piemonte, Segretario Provinciale di Torino per il partito e Responsabile regionale dell’associazione culturale “CulturaIdentità”.
On.Bertot, come valuta la battaglia politica per i referendum sulla giustizia? Ha già firmato?
Non ho ancora firmato. Tuttavia, la battaglia è pienamente combattuta anche da noi di Fratelli D’Italia, che stiamo raccogliendo le firme per 4 dei 6 referendum proposti dalla Lega e dal Partito Radicale.
Come si può far comprendere ai cittadini che una battaglia simile è da combattere al di là degli steccati ideologici e delle singole provenienze politiche e partitiche?
Penso che i cittadini siano già molto sensibilizzati, lo dimostra soprattutto l’ampia affluenza che si registra per la raccolta firme. Anzi, devo ammettere di essere sorpreso. Ho sempre interpretato la giustizia quale argomento importante all’interno della politica, ma poco interessante per i comuni cittadini ed elettori. Eppure, ho notato che negli ultimi anni l’interesse degli italiani per la tematica è stato ed è oggi parecchio notevole.
Come valuta lo strumento del Green Pass e la sua introduzione obbligatoria nella vita dei cittadini italiani? Pensa che possa ledere al nostro Stato di Diritto?
In primis dobbiamo ricordare che si tratta di un decreto legge, quindi al momento del passaggio parlamentare potrà essere oggetto di modifiche e discussioni in entrambe le Camere. Inoltre, penso sia l’ennesimo strumento da cavalcare mediaticamente dalla politica, volta a sensibilizzare l’agorà popolare e mediatica su tematiche non urgenti. Credo che il provvedimento sarà nel caso utilizzato in maniera marginale e per un periodo limitato di tempo. Mi ricorda il dibattito che si creò sull’App Immuni, poi naufragato in fretta. Sono comunque contrario al Green Pass per la quotidianità, accettandolo invece per i grandi eventi che possono produrre grandi assembramenti.
In che modo prospetta il futuro del centrodestra? Sia sul piano nazionale che territoriale.
Sul piano territoriale sono molto fiducioso e positivo. Mi esprimo ovviamente per la provincia di Torino (dove sono Segretario Provinciale di Fdi) e la regione Piemonte. In tutti i comuni regionali sopra i 15mila abitanti saremo uniti come coalizione, in molti casi anche allargati a liste civiche. Sul piano nazionale capisco imbarazzo e difficoltà di Lega e Forza Italia a dover fronteggiare problematiche derivanti da una maggioranza di governo così variegata e composta principalmente da PD e 5stelle. Per esigenza di fedeltà all’esecutivo si stanno ritrovando ad accettare provvedimenti errati, incomprensibili e distanti soprattutto da quelle che sono anche le loro posizioni. Tuttavia, la prospettiva di correre insieme e governare insieme alle prossime elezioni nazionali è forte, al netto delle diversità interne alla coalizione che ci differenziano.
Quanto sarà importante ripartire dai territori per rilanciare il nostro tessuto sociale ed economico nel post pandemia?
Sarà fondamentale l’apporto dei territori per la ripartenza. Essi sono la base dove costruire proposte politiche solide e radicare le proprie proposte tra i cittadini. Infatti, i partiti che non riescono ad insediarsi e costruire basi solide nei territori (come il M5S) finiscono poi per subire contraccolpi importanti anche sul piano nazionale, non disponendo della dovuta base.
Da politico con un passato al Parlamento Europeo, come valuta l’attuale struttura della UE? È necessario un profondo cambiamento di essa?
Assolutamente si. La UE deve trasformarsi in una confederazione di stati che delegano una struttura sovranazionale esclusivamente su determinate materie di interesse comune. È utile che ci sia una casa comune delle diverse famiglie europee, con una struttura però completamente differente rispetto a quella attuale, che nel passato ha dimostrato il proprio fallimento. Noi siamo orgogliosi della nostra collocazione nell’Unione, che ci vede a capo dell’ECR con la presidente Giorgia Meloni e dunque ancorati alla grande famiglia politica fondata dai conservatori inglesi.